L’indice di contagio a 0,9 in Lombardia, Lazio e Puglia

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-06-13

In testa con zero contagi resta la Basilicata mentre in coda c’è la Puglia con un Rt a 0,94 contro lo 0,78 della settimana precedente, seguita dal Lazio a 0,93 contro lo 0,75 della scorsa settimana e la Lombardia con lo 0,9 (0,91). I casi dei nuovi focolai e il rischio di ulteriori provvedimenti

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L’indice di contagio nelle regioni italiane vede tre situazioni preoccupanti: Lombardia, Lazio e Puglia. Le tre regioni sono vicine alla soglia di rischio che equivale a 1 e quindi rischiano di trovarsi in una situazione difficile e di tornare alle prime fasi dell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19.

L’indice di contagio a 0,9 in Lombardia, Lazio e Puglia

Il periodo di riferimento riguarda i casi con data prelievo/diagnosi settimana dell’1-7 giugno (aggiornati al 9 giugno) confrontati con la settimana del 25-31 maggio. In testa con zero contagi resta la Basilicata mentre in coda c’è la Puglia con un Rt a 0,94 contro lo 0,78 della settimana precedente, seguita dal Lazio a 0,93 contro lo 0,75 della scorsa settimana e la Lombardia con lo 0,9 (0,91). Con pochi contagi anche la Calabria a 0,09. Questo è l’indice di contagio nelle regioni italiane raffrontato a quello della settimana precedente come comunicato dall’Istituto Superiore di Sanità:

SETTIMANA 25-31/05 SETTIMANA 1-7/06 Abruzzo, 0,76 0,7 Basilicata 0 0 Calabria 0,37 0.09 Campania 0,58 0,28 Emilia Romagna 0,58 0,75 Friuli Venezia Giulia 0,76 0,67 Lazio 0,75 0,93 Liguria 0,48 0,53 Lombardia 0,91 0,9 Marche 0,86 0,76 Molise 0,59 0,48 Provincia Autonoma di Bolzano 0,86 0,84 Provincia autonoma di Trento 0,86 0,65 Piemonte 0,58 0,54 Puglia 0,78 0,94 Sardegna 0,14 0,1 Sicilia 0,55 0,59 Toscana 0,72 0,68 Umbria 0,65 0,3 Valle d’Aosta 0,47 0,49 Veneto 0,61. 0,59

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L’indice di contagio nelle regioni italiane (Corriere della Sera, 13 giugno 2020)

«Persistono in alcune realtà regionali numeri di nuovi casi segnalati elevati seppur in diminuzione», è scritto nella relazione. In particolare l’indice Rt, che misura il tasso di contagiosità dopo l’applicazione delle misure di prevenzione, sfiora in tre regioni quota 1, considerata la soglia di rischio dagli epidemiologi: in Lombardia, che continua ad avere il numero più alto di casi, è a 0,9, nel Lazio a 0,93, mentre in Puglia è addirittura a 0,94, ma su un numero di casi molto basso e quindi non desta allarme. «In quasi tutta la penisola», continua il report, «sono stati segnalati nuovi casi di infezione», anche se «tale riscontro in gran parte è dovuto alla intensa attività di screening» ed «è essenziale mantenere elevata l’attenzione e continuare a rafforzare le attività di testing-tracking in modo da identificare precocemente tutti i potenziali focolai». Anche il dato giornaliero dei contagi da Covid continua a salire, con un incremento di 393 casi rispetto a ieri, quando si era registrata una crescita di 379. Il dato più corposo resta in Lombardia, dove i nuovi contagiati sono 272 in più, pari al 69,2% per cento dell’aumento giornaliero in Italia. Il numero dei casi totali è arrivato a 236.305. Numeri a cui si aggiungono quelli più drammatici sui decessi, arrivati 34.223: 56 vittime nelle ultime 24 ore, di cui 31 in Lombardia. Il governo intanto si prepara a combattere il Covid in tutta Italia potenziando i mezzi già messi in campo. Oltre alla app Immuni – disponibile da lunedì in tutta Italia e che oggi, per la prima volta, ha fatto partire l’alert da tre positivi in Liguria – nei prossimi mesi potrebbe abbassarsi ulteriormente il costo di ‘mascherine di Stato’, attualmente al prezzo calmierato di 50 centesimi.

I focolai nel Lazio

Nel Lazio nella sola giornata di ieri sono stati dichiarati altri 27 casi, di cui 22 riferibili al focolaio nell’istituto di riabilitazione e cura San Raffaele alla Pisana, a Roma. Ma non solo, spiega oggi il Corriere della Sera:

Le autorità sanitarie regionali stanno cercando di ricostruire la catena del contagio e temono che la casa di cura possa aver innescato una sorta di detonatore. Sempre nella Capitale preoccupano 11 casi (più uno in corso di verifica) in un palazzo occupato alla Garbatella. Diminuisce invece a livello nazionale il numero delle persone attualmente positive: 28.997 (1.640 in meno rispetto al precedente), mentre in terapia intensiva ieri risultavano 227 pazienti (giovedì erano 9 in più).

Purtroppo si allunga l ’elenco dei morti: ieri i decessi sono stati 56 (giovedì erano stati 53) per un totale di 34.223 vittime. Le persone infettate dall’inizio dell’epidemia sono 236.305 (compresi i morti, ma anche i 173.085 pazienti dimessi).

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Coronavirus: i numeri del Lazio (Il Messaggero, 13 giugno 2020)

Il Messaggero spiega oggi che il rischio di un nuovo focolaio è forte e riguarda lo stabile della Asl ora occupato in piazza Attilio Pecile alla Garbatella dove trovano riparo a centinaia senzatetto, stranieri, immigrati.

Ebbene una famiglia di origine peruviana è risultata positiva al covid. Il piccolo della famiglia, di appena 7 mesi è stato ricoverato al centro covid Palidoro dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù. Positivi anche il padre, la madre e la sorella di 12anni. A preoccupare sono le condizioni dello stabile e la situazione igienico- sanitaria in cui vivono molti degli inquilini. Il palazzo è isolato e circondato dagli agenti del commissariato Colombo. La Asl Roma 2 fa sapere «che sono già stati eseguiti i tamponi e i test sierologici a tutti i presenti nella struttura e che la situazione è sotto controllo, monitorata anche grazie alla presenza delle forze dell’ordine».

Per il momento, altre 8 persone sono state trovate positive, ma l’indagine epidemiologica va avanti. In tutto, però, nella struttura ci sono un centinaio di persone, una quarantina di famiglie in tutto. Circoscrivere il fenomeno non sarà così semplice: molti degli “ospiti” non sono tornati nello stabile, altri si sono resi irreperibili. Una vicenda che, una volta di più, riaccende il tema dei palazzi occupati, che possono  trasformarsi in una “bomba” epidemiologica.

In Europa intanto la pandemia di Covid-19 ha superato il picco, ma la discesa della curva epidemica non si annuncia veloce: “non sarà uno sprint, ma una maratona”, avvertono i Centri europei per il controllo delle malattie (Ecdc). Se nei Paesi europei il rischio legato alla circolazione del virus SarsCov2 è moderato e in alcuni casi basso, non è così dall’altra parte dell’Atlantico, dove soprattutto in America Latina la prima ondata della pandemia sta raggiungendo numeri altissimi in termini di casi e decessi. Ovunque si spera nel vaccino, ma per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) adesso è importante “imparare a convivere col virus”. Questo perché, osserva il capo delle Emergenze dell’Oms Mike Ryan, “speriamo di trovare un vaccino efficace, ma non è garantito che questo accada”. Di conseguenza “i governi di tutto il mondo devono trovare un equilibrio tra il controllo del virus e le conseguenze sociali ed economiche delle misure”.

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