L’indagine sull’Istituto Palazzolo/Don Gnocchi per la strage degli anziani nelle RSA in Lombardia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-21

Oggi la perquisizione della GdF. I lavoratori hanno contestato ai vertici della struttura di avere tenuto “nascosti moltissimi casi di lavoratori contagiati da Covid 19, benché ne fossero a conoscenza almeno dal 10 marzo” e di avere “impedito ai lavoratori l’uso delle mascherine per non spaventare l’utenza”. Il Don Gnocchi ha fatto scattare l’azione disciplinare

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Un gigante che conta 27 centri residenziali e 28 ambulatori : la fondazione Don Gnocchi è presente in nove regioni italiane e conta seimila operatori. Proprio da una di queste, l’istituto Palazzolo, che si trova a Milano in zona QT8, è partito lo scandalo sul contagio da Coronavirus SARS-COV-2 e da COVID-19 nelle RSA, dopo una denuncia firmata da 18 operatori sanitari dipendenti della cooperativa Ampast.

L’indagine sull’Istituto Palazzolo/Don Gnocchi per la strage degli anziani nelle RSA in Lombardia

Oggi la Guardia di Finanza si è presentata nella sede per una perquisizione nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Milano per le morti di centinaia di anziani nelle residenze, tra cui il Pio Albergo Trivulzio. Per la Don Gnocchi sono indagati per epidemia e omicidio colposi il direttore generale Antonio Dennis Troisi, il direttore sanitario Federica Tartarone e Fabrizio Giunco, direttore dei servizi medici socio-sanitari. Indagato anche Papa Wall Ndiaye, presidente della Ampast, cooperativa di cui fanno parte i lavoratori della struttura. La Fondazione ha sempre ribadito che “sin dal 24 febbraio e per tutta l’evoluzione dell’emergenza” è stata adottata “la massima cautela possibile, attuando le procedure e le misure precauzionali definite da Iss e Oms, anche quelle riguardanti” i dispositivi di protezione. Non sono della stessa opinione i lavoratori assistiti dal legale Romolo Reboa, che hanno contestato ai vertici della struttura di avere tenuto “nascosti moltissimi casi di lavoratori contagiati da Covid 19, benché ne fossero a conoscenza almeno dal 10 marzo” e di avere “impedito ai lavoratori l’uso delle mascherine per non spaventare l’utenza“. A inizio aprile il Don Gnocchi contava un numero di ospiti deceduti da marzo simile a quello del Trivulzio, ossia circa 140 morti. Nel fascicolo sono confluite anche le denunce di familiari.

istituto palazzolo don gnocchi

Le indagini della Procura puntano anche ad accertare eventuali irregolarità nell’operato di Regione Lombardia e dell’Agenzia di tutela della salute, sia in relazione alla delibera dell’8 marzo sul trasferimento di pazienti Covid nelle case di riposo che sulle indicazioni fornite alle strutture sui rischi dell’epidemia. I finanzieri hanno cercato registri, fascicoli personali, cartelle cliniche dei pazienti malati o deceduti, oltre a bozze, agende, carte di lavoro per un periodo che va da gennaio in poi. E poi ancora le carte sulla distribuzione dei dispositivi di protezione come le mascherine e l’elenco dei tamponi effettuati su ospiti e personale. “Mi auguro che la Guardia di Finanza rinvenga le prove di quelli che erano i protocolli operativi in seno all’Istituto dall’inizio dell’anno, il numero dei deceduti e le copie degli avvisi di morte inviati ai comuni di residenza, dato che ai nostri assistiti o non sono stati inviati o sono stati trasmessi incompleti, cioè omettendo le pagine ove sono le cause della morte, viceversa fondamentali in una inchiesta ove, a causa dell’emergenza COVID-19, la procura della Repubblica non ha potuto disporre l’autopsia sulle salme dei tanti deceduti”, ha detto l’avvocato Reboa.

La Don Gnocchi e l’accusa di aver impedito agli operatori l’uso delle mascherine

“Nelle denunce presentate dai parenti dei pazienti abbiamo chiesto di accertare se sia stata corretta la scelta” da parte dell’Istituto Palazzolo-Don Gnocchi “di aprire il reparto Covid-19, rispondendo alla richiesta di aiuto della delibera regionale dell’8 marzo e se nel farlo siano state adottate tutte le cautele previste da tale delibera”. In particolare, continua il legale, “abbiamo chiesto di accertare se non sarebbe stato meglio aprire il reparto Covid in una terza palazzina isolata già esistente, piuttosto che al piano terra della Palazzina Montini“. Intanto, la cooperativa Ampast ha inviato una contestazione disciplinare con sospensione ai lavoratori che hanno denunciato il Don Gnocchi. La fondazione precisa “di aver legittimamente esercitato il proprio diritto contrattuale di ‘non gradimento’ nei confronti della cooperativa Ampast” perché quei lavoratori “a mezzo stampa e televisione, avevano espresso giudizi gravi e calunniosi”.

istituto palazzolo don gnocchi

Riguardo le azioni disciplinari adottate nei confronti dei lavoratori, l’avvocato Reboa ha dichiarato: “Quello di procedere ad azione disciplinare nei confronti dei lavoratori che hanno denunciato fatti che ritengono abbiano un nesso causale con i contagi propri e di molti colleghi, oltre che la morte di centinaia di anziani, mi sembra corrisponda ad un modus operandi comune a molte RSA, dato che così ha proceduto il 13 marzo anche la cooperativa che gestisce la RSA Virginio Ferrari, ove il mio studio difende altri lavoratori, per una segnalazione fatta al sindaco di Milano. Queste azioni, che a mio avviso saranno sanzionate dalla magistratura anche con riferimento alla recente normativa in tema di whistleblowing di cui alla L. 179/2017, hanno peò un effetto deterrente sugli altri lavoratori, che al rischio di perdere lo stipendio preferiscono rischiare la salute o, persino, la vita”, ha concluso il penalista. Intanto Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato lo stato di agitazione: “La proclamazione dello stato di agitazione – spiegano i sindacati in un comunicato – è stata inviata, per competenza al Prefetto, alla Cooperativa Ampast e alla Presidenza dell’istituto Don Gnocchi; la stessa è stata inviata a Monsignor Delpini, Arcivescovo di Milano, auspicando un suo intervento verso questo Istituto religioso che non rispetta i diritti dei lavoratori”. Nel testo in cui sottolineano che “decine di pazienti sono morti e molti di loro soffrono colpiti dall’infezione da coronavirus” e che “molti inservienti e operatori sanitari si sono ammalati prestando le loro cure alle persone fragili ricoverate” Cgil, Cisl e Uil chiedono ” alla Direzione dell’Istituto Don Gnocchi di ritirare la propria dichiarazione di non gradimento e alla Cooperativa Ampast di revocare le sospensioni cautelari oltre che i procedimenti disciplinari avviati” .

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