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L’inchiesta nelle RSA in Lombardia e gli infermieri mandati a lavorare con la febbre
neXtQuotidiano 12/04/2020
Oltre al Pio Albergo Trivulzio, nel mirino dei pm ci sono anche Sacra Famiglia, Don Gnocchi e Mediglia. E intanto spuntano messaggi audio in cui gli infermieri si lamentano di essere stati mandati a lavorare con la febbre e della sparizione delle TAC dei pazienti
L’inchiesta sulle case di riposo in Lombardia e il Coronavirus si allarga: oltre al Pio Albergo Trivulzio, nel mirino dei pm ci sono anche Sacra Famiglia, Don Gnocchi e Mediglia. E intanto spuntano messaggi audio in cui gli infermieri si lamentano di essere stati mandati a lavorare con la febbre e della sparizione delle TAC dei pazienti.
L’inchiesta nelle RSA in Lombardia e gli infermieri mandati a lavorare con la febbre
Il Corriere della Sera fa sapere che e i pm Mauro Clerici e Francesco De Tommasi, che fanno parte del sesto dipartimento diretto dall’aggiunto Tiziana Siciliano, hanno indagato per epidemia colposa e omicidio colposo plurimo il direttore generale del Pio Albergo Trivulzio Giuseppe Calicchio. Ma non solo:
La Procura, infatti, ha aperto una dozzina di fascicoli su iniziativa dei pm o a seguito di denuncie presentata dai lavoratori delle Rsa e dai parenti delle vittime. A quello sul Don Gnocchi-Palazzolo, dove sono morti 40 ospiti su 112, lavorano i pm Letizia Mocciaro e Michela Bordieri. Vede indagati il presidente della cooperativa sociale Ampast che opera nella struttura, Waly Ndiaye Papa, Dennis Troisi, dg organizzativo, Federica Tartarone, direttore sanitario, e Fabrizio Giunco, direttore dei servizi medici. «Non c’è stata nessuna negligenza», afferma in una nota la Fondazione che ha consegnato ai magistrati una corposa memoria in cui si parla di «infondatezza» delle accuse e si assicura ai magistrati «piena disponibilità».
Un’altra indagine si occupa dell’istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone, in cui il pm Mauro Clerici ha indagato il presidente Don Marco Bove e il dg Paolo Pigni. Anche sulla tragicamente nota casa di riposo di Mediglia era stato avviato un fascicolo, ma è stato trasmesso a Lodi per competenza territoriale.
Al Trivulzio sono morte in un mese e mezzo, dall’inizio della pandemia, circa 150 persone. Molte testimonianze di famigliari raccontano di ospiti, ma anche di operatori sanitari, non sufficientemente protetti contro il virus. Sessanta i morti alla Rsa di Mediglia, la prima in cui è stato segnalato un aumento impressionante di decessi tra gli anziani.
L’audio degli infermieri al lavoro con la febbre
E poi ci sono gli infermieri che si ritrovano a lavorare con la febbre ma hanno paura di comunicarlo, un’altra di loro che racconta la manomissione di una cartella clinica di un paziente perché «qui — rivela — nascondono le cose». Sfoghi tra colleghi in libertà, in una stanza di pertinenza del Pio Albergo Trivulzio, raccontati da Repubblica oggi:
Repubblica è entrata in possesso di un audio che dura 12 minuti, registrato lo scorso 30 marzo dentro la Baggina, nel bel mezzo dell’emergenza coronavirus che è costata decine di morti e centinaia di ammalati nella residenza. Rappresenta uno spaccato di ciò che avviene nella struttura, ma narrato senza filtri, senza il normale timore di parlare davanti ai superiori e senza la diffidenza verso un cronista. «Qui se fanno i tamponi siamo tutti positivi e devono chiudere, hai capito?», dice un operatore sanitario.
«Di là in reparto ne stanno morendo quattro, isolati, però questi bastardi mica lo dichiarano, dicono che sono tre…», racconta un’altra che si sta preparando ad entrare in servizio, si capisce perché il collega la sta aiutando a mettersi bene la mascherina. Il giorno prima — continua — una infermiera «ha lavorato con la febbre, tossiva di brutto, le mancava il respiro, stava malissimo, non l’hanno mandata a casa perché dicevano che doveva avere almeno 37,5. Poi ha chiamato la guardia medica, che si è incazzata con lei perché non doveva lavorare così, oggi è a casa e le hanno detto che forse domani la ricoverano perché è grave». Replica una terza persona: «Questa è una roba da denuncia!».
E poi ci sono le frasi sulle cartelle cliniche nascoste: «Sono nascosti i fogli, hanno nascosto i fogli da dentro agli archivi, dentro i cosi della radiografia che c’è di là dove stiamo noi, e nelle cartelle li hanno nascosti questi fogli, non vedrai né la tac né le radiografie che ne ha fatte tre consecutivamente». Allora si intromette un terzo, si chiede «quando censiranno i decessi di questi mesi come faranno?». Nessuno in realtà sembra stupito, viene data come una semplice informazione.