Il direttore del Pio Albergo Trivulzio indagato per omicidio colposo

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-04-11

Alla Baggina i pazienti positivi in arrivo dagli ospedali sono stati sistemati nel cosiddetto Pringe, l’ex reparto Bezzi 1B/bis. Separato solo da una porta attraverso la quale gli operatori sanitari vanno e vengono. Senza protezioni adeguate, denuncia chi lavora: «Abbiamo dovuto combattere per indossare le mascherine e il gel igienizzante all’ingresso dei reparti è stato annacquato per farlo durare di più»

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Il direttore del Pio Albergo Trivulzio Giuseppe Calicchio è stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Milano nell’inchiesta sulle infezioni da Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 e sulle morti tra gli anziani ricoverati al PAT. L’ipotesi di reato, scrivono Giuseppe Guastella e Gianni Santucci sul Corriere della Sera oggi, è omicidio colposo. Ieri l’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera ha sostenuto che nessuno è stato contagiato dal Coronavirus nelle RSA lombarde a causa la delibera della Regione che mandava i malati di COVID in via di guarigione in convalescenza nelle case di riposo.

Il direttore del Pio Albergo Trivulzio indagato per omicidio colposo

A indagare sono i sostituti procuratori Mauro Clerici e Francesco De Tommasi, che fanno parte del pool diretto dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, che si occupa dei reati legati alle colpe mediche e ai soggetti deboli. Ieri Calicchio aveva partecipato a una videoconferenza con gli ispettori dell’Istituto Superiore di Sanità che hanno avviato un’indagine sui morti nelle RSA in Lombardia. La cosa curiosa è che Calicchio si è presentato con il suo avvocato:

L’incontro tra la dirigenza del Trivulzio e gli ispettori è cominciato in un clima molto teso, perché il dg era accompagnato dal suo legale. Il dialogo che ne è seguito può essere ricostruito così: «Dottor Calicchio, perché si presenta in questa occasione con il suo avvocato? Guardi che non è un processo». È il legale a rispondere: «Posso allontanarmi, se ritenete». Gli ispettori  si sono limitati a specificare che poteva assistere, ma senza intervenire. Gli incaricati del ministero hanno chiesto alla dirigenza del Pat una mole di documenti, ben più corposa rispetto alle prime relazioni.

Le nomine della sanità in Regione Lombardia
Le nomine della sanità in Regione Lombardia (Corriere della Sera, 18 dicembre 2018)

I Nas dei carabinieri sarebbero già al lavoro da un paio di giorni. All’incontro con gli ispettori ha partecipato anche il professor Luigi Bergamaschini, geriatra dell’università Statale di Milano che collabora con il Trivulzio e che, come anticipato dal Corriere della Sera, è stato allontanato(e poi reintegrato) proprio perché chiedeva, come cautela, l’uso delle mascherine per cercare di arginare il contagio tra gli anziani. La direzione sanitaria del Pat è di nomina regionale, il Consiglio di amministrazione con poteri di controllo è «governato» invece dal Comune di Milano.

E mentre torna immediatamente in mente che la Lega, con un emendamento a prima firma del senatore Matteo Salvini, voleva “salvare” i dirigenti della sanità lombarda dai rischi di azioni penali e civili durante l’emergenza Coronavirus (e l’infografica del Corriere della Sera ricordava il colore politico delle nomine in Regione Lombardia), il Corriere spiega che fino a ieri pomeriggio si sono susseguite incessantemente le riunioni operative tra i magistrati della task force istituita dal Procuratore capo Francesco Greco per indagare su tutto ciò che sta accadendo di penalmente rilevante intorno alla pandemia.

I risultati di queste riunioni, tutte in videoconferenza, si concretizzeranno nei prossimi giorni, probabilmente subito dopo le festività pasquali, nell’esame degli atti. L’iscrizione di Calicchio rappresenta un passaggio tecnico, un atto dovuto che,spiega chi lavora alle indagini, è indispensabile per eseguirei primi atti nella fase iniziale. Le inchieste sono però molte e si muovono tutte in un quadro più generale, anche se il Trivulzio ha un valore «politico» di maggior peso per l’opinione pubblica, perché sono molte le Rsa milanesi nelle quali il virus si è insinuato e gli anziani sono stati decimati.

Il Pio Albergo Trivulzio e i malati di COVID-19

Intanto il Messaggero racconta oggi che il PAT si occupava anche di smistare nelle altre Rsa del territorio i malati di Covid-19 dimessi dagli ospedali. Nelle ultime 24 ore all’interno della struttura sono morti altri sei pazienti. Il totale di decessi  ha le proporzioni di una strage: 126 vittime. Quando il sistema sanitario lombardo era al collasso l’ente annunciava con orgoglio sui social: «In prima linea nella gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. Con il decreto regionale XI/2906 dell’8marzo2020 la direzione generale Welfare di Palazzo Lombardia ha infatti chiesto al Trivulzio di costituirsi quale Centrale unica regionale di missione post ospedaliera».

Significa che deve gestire i pazienti positivi che, usciti dalla terapia intensiva e subintensiva, devono affrontare la quarantena. Ricoveri a pagamento, naturalmente: «È demandato a successivi provvedimenti la formalizzazione delle modalità di riconoscimento economico e di incremento di budget per gli enti erogatori coinvolti nel processo», si legge nella delibera della Regione. Il compito di selezionare le Rsa adatte viene quindi assegnato al Pio Albergo, il quale si è rivelato del tutto inadeguato a gestire la bufera.

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La delibera della Regione Lombardia

Alla Baggina i pazienti positivi in arrivo dagli ospedali sono stati sistemati nel cosiddetto Pringe, l’ex reparto Bezzi 1B/bis. Che è attaccato al Bezzi 1B, padiglione no Covid separato solo da una porta attraverso la quale gli operatori sanitari vanno e vengono. Senza protezioni adeguate, denuncia chi lavora: «Abbiamo dovuto combattere per indossare le mascherine e il gel igienizzante all’ingresso dei reparti è stato annacquato per farlo durare di più».

I morti totali nelle sole RSA lombarde, ha detto ieri Silvio Brusaferro dell’ISS, sono 1822.  Anche se la cifra esatta non si conoscerà mai, poiché il campione di tamponi eseguito è irrisorio. In un questionario distribuito dall’Iss e compilato da 577 strutture di tutta Italia, su 3.859 deceduti nelle Rsa solo 133 sono risultati positivi ai test effettuati. Ma tanto il tenero Gallera ha detto che nessuno è stato contagiato dal Coronavirus nelle case di riposo lombarde a causa della delibera della Regione. Gallera, ovvero quello che solo qualche giorno fa ha improvvisamente scoperto che, al contrario di quello che sostenevano da tempo lui e Fontana, la Regione Lombardia, così come il governo, poteva istituire la zona rossa nel Bergamasco sua sponte. Il tutto era scritto nel testo che regola i rapporti tra gli assessorati regionali alla salute e l’esecutivo, ma evidentemente l’assessore al Welfare della Lombardia non l’aveva ancora letto. Nessuno, ti giuro, nessuno.

Leggi anche: Il tenero Gallera giura che nessuno è stato contagiato dal Coronavirus nelle RSA lombarde per la delibera della Regione

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