Attualità
Incendio di Rovezzano: l’ipotesi vendetta dietro il caos treni tra Roma e Firenze
Alessandro D'Amato 23/07/2019
Pacchi bomba, sabotaggi alle infrastrutture e attentati con doppio esplosivo (il primo come esca, il secondo per colpire le forze dell’ordine) sono gli strumenti della Fai, fondata a Torino all’inizio degli anni Duemila
C’è l’ipotesi di una vendetta dietro l’incendio a Rovezzano che ha causato il caos treni tra Roma e Firenze che ieri ha paralizzato i trasporti ferroviari per ore. «Non riusciamo a trattenere la nostra emozione nel constatare come questo gigante chiamato Potere abbia sempre e comunque i piedi di argilla —si legge sul sito Internet Finimondo.org, che fa riferimento ad anarchici di antica militanza—. Come sia sufficiente accendersi una sigaretta all’aria aperta in campagna e sotto la luna per mandarlo in tilt. Come tutta la sua esaltata magnificenza, tutta la sua tracotante invincibilità, dipendano da fragili cavi disseminati un po’ dovunque».
L’ipotesi vendetta dietro il caos treni tra Roma e Firenze
Secondo gli investigatori però la rivendicazione non è stata apposta da chi ha materialmente operato il sabotaggio, ma da fiancheggiatori. C’è chi sottolinea la coincidenza con anniversari e date importanti: gli anniversari recenti delle morti di Maria Soledad Rosas e di Carlo Giuliani, ma soprattutto la contemporaneità con la sentenza del processo a ventotto imputati della galassia anarchica,proprio a Firenze, arrivata ieri sera; ricorrenze puntualmente citate dagli anonimi decantatori di «un gesto d’amore e di rabbia», come l’attacco alla centralina. Inserito nella cosiddetta «strategia della lumaca», per richiamare il mollusco che il 30 maggio scorso avrebbe causato la paralisi delle linee di una compagnia ferroviaria in Giappone.
La sentenza citata nel messaggio per la bomba del Capodanno del 2017 alla libreria “Il Bargello”, considerata vicina a Casapound, è arrivata alle 19,19, quando la circolazione dei treni era ancora sotto stress: tre condanne gravi, 25 per reati minori. Ed è quindi nell’area anarco-insurrezionalista fiorentina (antimilitarista, no Tav e no Tap) nei suoi frequenti contatti con ambienti pisani, torinesi e trentini, che gli investigatori sperano di trovare il filo che porta all’attentato di Rovezzano.
Una talpa o un basista?
C’è poi l’ipotesi di una talpa o di una basista che ha consentito o facilitato l’attacco delle 4,50 del mattino alla centralina e ai due pozzetti in cemento dentro cui passano i cavi del sistema elettrico dell’Alta velocità e della linea lenta, che sono stati dati alle fiamme. Scrive Repubblica:
Sul posto rimangono tracce di liquido incendiario, forse benzina, ma non frammenti di bottiglie o di ordigni. Chi ha agito (quasi certamente più di una persona) sapeva dove colpire e come. Le indagini della procura di Firenze, che procede per il reato di “attentato alla sicurezza dei trasporti e danneggiamenti” ma non esclude di contestare l’accusa di terrorismo, dovranno stabilire anche se gli autori siano stati aiutati da una talpa, magari un tecnico dei sistemi ferroviari che possa aver indicato proprio quella centralina e i due pozzetti. Non risultano telecamere in zona che hanno ripreso la scena.
Le indagini si concentrano sul Fronte Anarchico Informale e citano l’allarme dell’intelligence:
Tra le righe dell’ultima relazione della Presidenza del Consiglio «sulla politica dell’informazione per la sicurezza» traspare l’apprensione degli apparati di intelligence soprattutto per i seguaci della Federazione anarchica informale, «principali assertori dell’azione diretta distruttiva». Pacchi bomba, sabotaggi alle infrastrutture e attentati con doppio esplosivo (il primo come esca, il secondo per colpire le forze dell’ordine) sono gli strumenti della Fai, fondata a Torino all’inizio degli anni Duemila.
«Le informative — si legge nella relazione — evidenziano la tendenza crescente alla radicalizzazione della propaganda, con la diffusione di documentazione riportante dati circostanziati sugli obiettivi da colpire». Dal 2010 la Fai ha assunto il nome Fai-Fri (Fronte rivoluzionario internazionale), risponde alle chiamate degli anarchici greci, come nella campagna “Per un dicembre nero”, che portò all’attentato alla sede della polizia di Brescia, rivendicato dalla sedicente “Cellula Acca”.
Oltre alla Fai, c’è ancora l’ala “classica”, che si rifà alle tesi di Alfredo Maria Bonanno, l’ex cassiere di banca catanese diventato negli anni Settanta l’ideologo dell’anarchismo insurrezionale. E, infine, l’ala “movimentista”, che partecipa alle battaglie No Tav e No Tap.
Leggi anche: Bibbiano, Claudio Foti indagato per maltrattamenti in famiglia