Economia
IMU-TASI, la fusione e il rischio rincari
neXtQuotidiano 26/11/2018
Un emendamento propone l’unificazione dei due tributi, ma c’è un rischio rincari abbastanza evidente
Un emendamento al disegno di legge di bilancio prevede l’unificazione di IMU e TASI, con la costruzione di un’imposta unica. La misura avrebbe anche un intento di per sé non criticabile: eliminare il caos delle aliquote uniformando il prelievo in tutta Italia, magari anche con l’introduzione di modelli F24 precompilati per ciascun contribuente. Allo stesso modo, si prevede la predisposizione di griglie per distinguere tra immobili liberi, affittati o concessi in comodato gratuito. Alle aziende sarebbero riservate aliquote differenti a seconda della destinazione d’uso. L’emendamento, racconta oggi il Giornale, porta la firma del vicepresidente leghista della commissione Finanze della Camera, Alberto Gusmeroli. Il limite delle aliquote Imu-Tasi è attualmente fissato dal ministero dell’Economia al 10,6 per mille anche se ogni singolo Comune ha ampi margini di manovra e circa uno su 7 ha la possibilità di aumentare l’Imu di uno 0,4 per mille come retaggio di precedenti concessioni in vigore fino al 2014 e successivamente confermate. Il consueto emendamento «sponsorizzato» dall’Anci prevede, infatti, l’imposta unica con soglia massima fino all’11 per mille in modo da salvaguardare le città con le aliquote maggiorate, tra le quali Roma. Un’analoga proposta di modifica del piddino Fragomeli, invece, fermava la soglia al 10,6 per mille con possibilità di aumento di uno 0,4 per i Comuni con il «vizio»delle tasse.
Ma qui c’è il problema. La particolarità dell’emendamento Gusmeroli è la soglia dell’11,4 per mille, più elevata di quelle in corso e soprattutto senza clausole di salvaguardia. Una circostanza che consentirebbe a ogni sindaco di aumentare deliberatamente il prelievo.