Economia
I segnali del rischio recessione in Italia
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2018-11-26
Secondo gli esperti, il prossimo anno la crescita sarà più debole del previsto: il Pil scenderà allo 0,7%. Ma il ciclo economico è in forte peggioramento e la situazione potrebbe deteriorarsi
Da novembre i segnali di un rischio recessione in Italia si sono moltiplicati: ci sono una serie di indicatori che ci dicono che il Paese sta rallentando in modo significativo per colpa della congiuntura internazionale, a sua volta in frenata, della restrizione del credito prodotta dal caro spread (che secondo Banca d’Italia rischia di produrre un aumento significativo del costo dei prestiti alle imprese ed alle famiglie), e dall’incertezza politica oltre che dal crollo dei consumi. La Stampa ricorda oggi che l’ultima «Congiuntura flash» elaborata dal Centro studi di Confindustria segnala proprio l’assottigliamento della nostra crescita. Dopo la stagnazione del Pil nel terzo trimestre, nel quarto è attesa una crescita debole al punto che in prospettiva anziché lo 0,9 nel 2019 già ora potremmo scendere allo 0,7%. Gli indicatori, infatti, non mostrano un’inversione di tendenza. La produzione industriale recupera appena (+0,1% in ottobre secondo le stime del Csc, -0,1% nel 3° trimestre), e la fiducia delle imprese peggiora, specie nel manifatturiero, con il calo degli ordini interni.
Un sondaggio realizzato da Swg per Confesercenti segnalava che anche il venerdì dei supersaldi da noi ha perso molto del suo appeal facendo segnare un calo del 13% sul 2017. Un negozio su due (48%), secondo le prime stime, avrebbe registrato vendite in rialzo rispetto al 2017, mentre solo il 27% parla di peggioramento. Per il 67% dei negozianti tutto questo però non è stato sufficiente a invertire il trend negativo delle vendite che si è manifestato quest’anno. Tra gennaio e settembre, infatti, i negozi italiani hanno registrato quasi 900 milioni di euro di vendite in meno rispetto al 2017, la flessione peggiore da cinque anni a questa parte. La flessione registrata dai negozi nei primi tre trimestri dell’anno (-2% dei prodotti non alimentari) è infatti la più forte dal -2,9% del 2013, all’apice della recessione dei consumi che ha colpito l’Italia.
Poi ci sono i prestiti. Come segnala Unindustria negli ultimi 12 mesi i prestiti alle aziende sono calati di ben 36 miliardi di euro (-4,89%): 18 miliardi in meno sui finanziamenti a breve e 20 in meno quelli di lungo periodo. Solo quelli alle famiglie sono saliti di 1,3 miliardi, spinti dal credito al consumo (+6,9 miliardi) e dai mutui (+4,9), mentre i prestiti personali sono calati di 10,3 miliardi.