ILVA, il parere dell’Avvocatura ora è un segreto di Stato?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-08-23

Il ministero di Di Maio non pubblica il documento che doveva analizzare la gara di Calenda. Quello che trapela è che non ci sono i presupposti giuridici per l’annullamento. E intanto il tempo passa e il 15 settembre si avvicina

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Il livello di sceneggiata di Luigi Di Maio sull’ILVA raggiunge il top. Ieri il ministro e vicepresidente del Consiglio ha finalmente parlato del parere dell’Avvocatura dello Stato sulla gara condotta dal suo predecessore Carlo Calenda, ma, in omaggio alla trasparenza, ha deciso di non renderlo pubblico.

ILVA, il parere dell’Avvocatura ora è un segreto di Stato?

In compenso Di Maio ha ritenuto di dover illustrare lui il contenuto del documento. Tra le criticità segnalate, Di Maio sottolinea «l’eccesso di potere, e cioè il cattivo esercizio dello stesso, non essendo stato tutelato il bene comune e il pubblico interesse a causa della negata possibilità di effettuare rilanci per migliorare l’offerta». Tra le altre cose, l’Avvocatura evidenzia una possibile lesione del principio di concorrenza: «lo spostamento del termine al 2023 per l’ultimazione degli interventi ambientali – spiega il ministro – avrebbe dovuto suggerire una proroga del termine per la presentazione delle offerte». Di Maio ritiene inoltre che si richiedano «ulteriori approfondimenti in relazione alle tutele ambientali», presumibilmente a questo punto coinvolgendo il dicastero competente.

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ILVA, la gara contestata (La Stampa 12 luglio 2018)

Quello che Di Maio non ha detto invece trapela dai retroscena dei giornali: dal documento non sarebbe emersa un’indicazione netta sull’annullamento o meno dell’asta, valutazione e decisione che a questo punto toccheranno a Di Maio. Ed è proprio tutto qui il punto. Perché, spiega MF, “l’ Avvocatura ha elencato i principi giuridici applicabili alla materia, ma rimette al governo la decisione di annullare o meno la gara, così come di valutare se esista un interesse pubblico attuale e concreto all’annullamento, oppure se alla fine le conseguenze sono tali da far considerare non conveniente rimettere tutto in discussione. In sintesi: qualche vizio procedurale c’è, ma non è tale da far annullare automaticamente la gara. Anche perché i vincitori, in ogni caso, hanno agito in buona fede”.

Il dilemma del prigioniero Di Maio

Di Maio quindi dovrà assumersi l’onere di una eventuale decisione politica che rimane in carico al suo ministero (e alla sua persona) in caso dovesse davvero cercare di annullare la gara che Arcelor-Mittal si è aggiudicata. Intanto  il segretario della Fim, Marco Bentivogli ha polemizzato ieri via twitter con il Mise:« a richiesta di avere testo del parere – ha scritto – il ministero ha detto che l’Avvocatura ha preteso che non venisse divulgato». E in effetti la situazione pare essere davvero disperata ma non seria: fino a ieri i grillini si lamentavano del fatto che ci fosse il segreto di Stato sulle concessioni autostradali, oggi lo mettono sul parere dell’Avvocatura riguardo l’ILVA.

ilva avvocatura

Ma a parte queste sottigliezze che non interessano l’opinione pubblica di Neanderthal, il contratto di cessione firmato dai commissari straordinari con l’aggiudicatario scadeva a luglio, ed è stato prorogato fino a metà settembre. In tale data finirà anche l’ossigeno nella cassa Ilva e sarà inoltre impossibile pagare gli stipendi dei 14 mila dipendenti. Il 15 settembre scadrà la proroga dell’amministrazione straordinaria di Ilva, bruciando gli ultimi 24 milioni ancora nelle casse dei commissari per mandare avanti la fabbrica; quel giorno, in assenza di interventi dell’esecutivo, l’acquirente ArcelorMittal potrà prendere possesso dell’azienda in base al contratto firmato con il precedente governo; in assenza di un accordo fin qui inutilmente cercato, i sindacati vedranno materializzarsi lo spettro di quasi 4mila esuberi. Per Di Maio il tempo è scaduto. Giocare a nascondino con Calenda non servirà a fermarlo.

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