Il video-gogna dei cognomi stranieri nelle case popolari di Fratelli d’Italia a Bologna

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-11-08

Il parlamentare Galeazzo Bignami e il consigliere in Comune Marco Lisei, nei giorni scorsi sono andati a inquadrare i campanelli con i nomi degli inquilini delle case Acer a Bologna nel cuore della Bolognina per dimostrare che sono tutti stranieri

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I candidati alla Regione Emilia Romagna di Fratelli d’Italia, il parlamentare Galeazzo Bignami e il consigliere in Comune Marco Lisei, nei giorni scorsi sono andati a inquadrare i campanelli con i nomi degli inquilini delle case Acer a Bologna nel cuore della Bolognina per dimostrare che sono tutti stranieri.

Il video gogna dei cognomi stranieri nelle case popolari di Fratelli d’Italia a Bologna

Tutto nasce da un filmato pubblicato su Facebook in cui Bignami e Lisei, entrambi avvocati, criticano i criteri di assegnazione degli alloggi Erp di via Albani. «Il 59% delle assegnazioni delle case popolari vanno a cittadini stranieri» è il leitmotiv del filmato, in cui si parla di «discriminazione» ed «epurazione» degli italiani, che sarebbero «penalizzati dai criteri di assegnazione». I due ne discutono passeggiando tra i caseggiati da poco ristrutturati da Palazzo d’Accursio e inquadrando nomi e cognomi degli assegnatari degli alloggi — in gran parte non italiani — sui campanelli delle case.

Bignami, che è avvocato, li legge a voce alta quasi tutti, lasciando indietro solo quelli italiani, e ammette: «Ci diranno che stiamo violando la privacy, ma non ce ne frega assolutamente nulla, perché se stai in un alloggio popolare e c’è il tuo nome sul campanello bisogna che ti metta nell’ottica che poi qualcuno può andare a vedere», visto che quegli edifici «sono stati costruiti dai nostri padri e dai nostri nonni». E la storia va a incrociarsi con un’altra vicenda che riguarda il consigliere comunale leghista Umberto Bosco, il quale nel tentativo di denunciare la proliferazione di micro campi nomadi, inquadra pure la proprietà privata di un cittadino per un’area destinata ai nomadi di via Erbosa fatta da un drone che sorvola col suo occhio elettronico l’intera zona.

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