Il triste spettacolo delle ultime ore di vita di Alfie Evans

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-04-23

Oggi è prevista l’interruzione del trattamento per Alfie Evans, il bambino affetto da una sconosciuta malattia neurodegenerativa per il quale si sono mobilitati il Papa, il Bambin Gesù e molti politici italiani. Cosa sta succedendo in queste ore a Liverpool e quali sono le reazioni in Italia dove il Governo ha concesso la cittadinanza ad Alfie

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Sono ore di tensione quelle che si stanno vivendo all’Alder Hey Children’s Hospital di Liverpool. Fuori dalla struttura dove è ricoverato Alfie Evans manifestanti stanno protestando per la sospensione del trattamento al bambino affetto da una grave (e sconosciuta) malattia neuro-degenerativa associata ad una grave forma di epilessia. Dopo che la Corte Suprema ha rigettato l’istanza dei genitori di Alfie Evans che nei giorni scorsi hanno chiesto di poter trasferire il figlio in Italia (o in alternativa in Germania).  ministri degli Esteri Angelino Alfano e dell’Interno Marco Minniti hanno concesso la cittadinanza al piccolo Alfie.

I tafferugli fuori e dentro l’ospedale dove è ricoverato Alfie Evans

Il padre di Alfie, Thomas Evans ha pubblicato su Facebook il cosiddetto “Piano per la sospensione del trattamento” dove è scritto che le operazioni per staccare il bambino dai macchinari sarebbero iniziati alle ore 13.00 orario inglese (le 14 in Italia). Dopo il no della Suprema Corte britannica, la coppia non si è arresa e si è rivolta alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, che però – contrariamente a quanto accadde per Charlie Gard – non ha accolto la richiesta di intervenire.

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Fuori dalla struttura ospedaliera si è radunata una piccola folla di un centinaio di persone che fanno parte del “Alfie’s Army”, il gruppo di genitori che sostiene la battaglia dei coniugi Evans per vedersi riconosciuta la possibilità di portare Alfie in un altro ospedale, a Roma (al Bambin Gesù) o a Monaco di Baviera.

Una parte dei manifestanti ha tentato di fare irruzione nell’ospedale ma è stata bloccata dalla polizia schierata all’ingresso dell’edificio. Su Facebook altri sostenitori della causa di Alfie stanno invece facendo circolare il nome degli “assassini” ovvero i dirigenti dell’ospedale “colpevoli” di voler “uccidere” il bambino.

La richiesta di sospensione della procedura

Anche all’interno dell’Alder Hey nel frattempo la polizia è dovuta intervenire per calmare alcuni parenti di Alfie che si opponevano alla decisione dei medici e dei tribunali di staccare le macchine per il supporto vitale ad Alfie. Secondo l’equipe medica che ha in cura il bambino dal dicembre 2016 infatti qualsiasi tentativo di cura non farebbe altro che prolungare le sofferenze di Alfie, che è soggetto a frequenti crisi epilettiche che hanno causato un esteso danno cerebrale. Oggi all’Alder Hey era presente anche Mariella Enoc, presidente dell’ospedale Bambin Gesù invitata ieri dal padre del piccolo Alfie Evans (che nei giorni scorsi aveva incontrato il Pontefice). La Enoc è volata a Liverpool per esprimere la vicinanza e la solidarietà di Papa Francesco. Nei mesi scorsi la famiglia di Alfie aveva contattato i medici del Bambin Gesù che si erano anche recati a visitare il bambino a Liverpool.

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Nel documento postato da Thomas Evans è descritta la procedura di rimozione del sostegno vitale e di sedazione palliativa

Tutti i medici che hanno visitato Alfie concordano che la sua situazione sia irreversibile. L’ospedale pediatrico del Vaticano (e in queste ore il Gaslini di Genova) si sono offerti di ricoverare Alfie ma il problema principale consiste nel fatto che il paziente è molto difficile da trasportare. Nella sentenza dell’Alta Corte è messo nero su bianco che il Bambin Gesù ha detto che il viaggio da Liverpool a Londra potrebbe ulteriormente danneggiare il cervello di Alfie che sarebbe quasi certamente soggetto a numerose crisi epilettiche durante il trasporto. Nel gruppo Facebook dedicato ad Alfie c’è chi riferisce che i genitori avrebbero intenzione di sfruttare la mezz’ora in più rispetto all’orario previsto come un cavillo burocratico per chiedere un nuovo pronunciamento del tribunale e quindi un nuovo “termine” con un nuovo orario preciso.

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In un altro post un utente riporta un virgolettato nel quale viene menzionato il fatto che l’esecuzione del piano di sospensione delle terapie sia stato temporaneamente sospeso a causa (pare) della concessione di mezz’ora in più da parte dei medici che costituirebbe una violazione dell’ordine del tribunale.

Perché i medici vogliono sospendere le cure ad Alfie

Tutti i medici, compresi quelli che da Roma sono andati a visitare Alfie nel settembre 2017, concordano che non ci sia alcuna possibilità di migliorare le condizioni cliniche del bambino. Inoltre i medici del Bambin Gesù hanno proposto procedure mediche invasive come la tracheotomia e la PEG (su un bambino di 23 mesi) che oltre a sottoporre il paziente ad un ulteriore rischio non sarebbero in grado di alleviare la sua condizione. In nessun momento né i medici dell’Alder Hey né i giudici hanno detto che la vita di Alfie è inutile. È stato invece ricordata più volte l’inutilità dell’accanimento terapeutico, che è cosa ben diversa. Dal momento che però i genitori non concordano con le scelte proposte dall’equipe medica il caso è finito davanti ai giudici in una maniera non dissimile da quanto succede anche in Italia quando le convinzioni dei genitori (si veda ad esempio il rifiuto dei Testimoni di Geova per trasfusioni) sono in contrasto con il miglior interesse di un paziente minorenne.

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In queste settimane i genitori hanno postato foto e video con l’intento di dimostrare due cose: la prima è che il bambino non è “curato bene” la seconda è per dimostrare che Alfie non solo non sta morendo ma è addirittura cosciente. Riguardo al primo aspetto non si può far altro che rilevare che in altre foto e video postate per impietosire il pubblico il bambino sembra curato in maniera adeguata e che mai da nessuna parte la questione è stata portata davanti ai giudici che hanno riconosciuto che Alfie è curato e seguito secondo i corretti standard qualitativi. Se è vero che non si sa quale sia la malattia da cui è affetto Alfie è vero anche che in questi due anni il team dell’ospedale che lo ha in cura ha seguito tutto il decorso della malattia e che quindi è perfettamente in grado di valutare l’aggravarsi e l’irreversibilità della sua condizione.

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Fonte

Inoltre durante la degenza di Alfie sono stati eseguiti numerosi esami (EEG, MRI, etc) che hanno dimostrato che il bambino è cieco, sordo, non risponde agli stimoli esterni e che quelli che sembrano sorrisi sono purtroppo riflessi involontari. Non è vero quindi che Alfie “non è stato curato” come sostengono quelli che ritengono che solo a Roma o a Genova esistano ospedali pediatrici di questo nome.

Quelli che parlano di “esecuzione” e omicidio di Stato

Come è comprensibile la situazione non è facile, un conto è se un adulto chiede di poter essere lasciato morire ben diverso è se in quella terribile posizione c’è un bambino di pochi mesi. I genitori hanno fatto tutto quello che potevano per salvarlo, portandolo prima in un centro d’eccellenza e poi tentando di trasferirlo in altre strutture dove non veniva promessa la guarigione ma un’altra cosa: la speranza. La speranza di vedere il proprio bambino un altro giorno, e poi un altro ancora. Thomas Evans ha espresso chiaramente la volontà di spostarlo anche dal Bambin Gesù qualora le cose non migliorassero.

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Alfie quindi dovrebbe – nelle intenzioni dei genitori – essere nuovamente spostato (in un ospedale a Monaco, in Germania). Se nemmeno lì la situazione non dovesse migliorare allora il desiderio del padre e della madre è quello di riportarlo a casa dove potrà morire “naturalmente” quando lo vorrà. È evidente che i genitori non sono in questo momento (e non è certo uno scandalo) in grado di decidere cosa sia meglio per il bambino. Siccome anche un bambino di pochi mesi ha dei diritti è dovuto intervenire il tribunale (anzi i tribunali) per ribadire quali siano.

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Nonostante i tentativi di certi politici e di certa stampa di raccontare la sospensione delle cure come se fosse un “esecuzione” addirittura paragonando un atto medico a quello dei terroristi dello Stato Islamico non è stato lo Stato a decidere di “uccidere” Alfie. Dopo mesi di esami ed indagini diagnostiche è stato stabilito che accanirsi sul corpo di Alfie è disumano, è una tortura (quella si degna dei tagliagole dell’ISIS). Per Alfie non esiste la “morte naturale” perché tutti quelli che chiedono che Alfie possa morire “quando vuole” secondo natura omettono di dire due cose: Alfie non ha una volontà (a causa della malattia) e attaccarlo ad una macchina per “lasciarlo morire” (come vorrebbero fare quelli che lo vogliono portare a Roma) è un ossimoro. Attaccato ad una macchina Alfie potrebbe vivere ancora per un po’, con il corpo squassato da nuove crisi epilettiche, con il cervello sempre più devastato in attesa magari che un’infezione batterica gli riempia i polmoni di liquido o che una setticemia lo faccia morire “naturalmente”.

Il teatrino della politica che specula sulla morte di un bambino

Ci si deve quindi arrendere all’idea che la scienza medica non è onnipotente e che per Alfie non ci sia più nulla da fare. A differenza di Charlie Gard per Alfie non esiste nemmeno una terapia sperimentale. La politica però, soprattutto quella italiana, non è in grado di comprendere queste questioni. È molto più comodo (e utile) prendersela con l’Europa come fa Giorgia Meloni oppure con il pensiero unico della morte citato nei giorni scorsi da Matteo Salvini.

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C’è chi vorrebbe intervenire nelle questioni di diritto di uno stato sovrano. Sono i senatori e i deputati leghisti, con in testa Simone Pillon, che chiedono un’interrogazione urgente per scongiurare la sospensione della ventilazione. Ed è davvero impressionante vedere i leghisti chiedere all’Europa di intervenire. Tanto quanto lo è la richiesta della Meloni di concedere il visto diplomatico per consentire ai coniugi Evans di infrangere la legge britannica. Ma nessuna paura, l’attivismo della Lega è sterile, se ne parlerà eventualmente durante la prossima seduta di Camera e Senato che è fissata per lunedì 7 maggio. L’AGI rende noto che i ministri degli Esteri, Angelino Alfano, e dell’Interno, Marco Minniti, hanno concesso la cittadinanza italiana al piccolo Alfie. Lo riferisce una nota della Farnesina. “In tale modo prosegue la nota – il governo italiano auspica che l’essere cittadino italiano permetta, al bambino, l’immediato trasferimento in Italia. Ma la cittadinanza non risolve il problema (Alfie è già cittadino comunitario quindi la cittadinanza non cambia molto le cose): non c’è modo di trasferire Alfie in Italia in assoluta sicurezza. Ed è chiaro quindi che gli “sforzi” dei pro-life italiani hanno un solo obiettivo: i voti dei devoti cattolici. Fino a quando la cultura della sofferenza avrà la meglio sulla dignità della vita?

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