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«Il segretario del PD? Dovrebbe essere uno psichiatra»
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2018-09-18
Dopo la cena saltata l’ex ministro dello Sviluppo all’attacco di Renzi: «Non vuole caminetti ma con Boschi e Lotti aveva un caminettino. Non si capisce cosa voglia fare, va avanti per conto suo»
Ieri sera Carlo Calenda ha mandato a monte la cena delle beffe che voleva orgonizzare con Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Marco Minniti in una sorta di autoconvocazione d’élite, con tanto di sfottò di Nicola Zingaretti che invece aveva annunciato una cena con operai e piccoli imprenditori. Oggi l’ex ministro dello Sviluppo beffato da Di Maio su ILVA si sfoga in un’intervista rilasciata a Radio Capital andando all’attacco di Renzi e degli altri dirigenti del Partito Democratico.
«Il segretario del PD? Dovrebbe essere uno psichiatra»
Ai dirigenti del Pd “non importerà” di perdere le prossime elezioni europee e regionali, dice Calenda a Massimo Giannini: “Quello che importa a loro è il congresso. Sta diventando un posto in cui l’unico segretario che si dovrebbe candidare è il presidente dell’associazione di psichiatria“. Un partito che, per Calenda, “merita l’estinzione”: “Sono convinto che alle prossime europee il PD non ci debba essere. Serve un fronte repubblicano, progressista, che recuperi la parte di parte di classe dirigente locale e nazionale capace ma che spazzi via un partito che ha come unico obiettivo quello di spartirsi una torta sempre più piccola tra dirigenti che sono usurati, che pensano solo a questo dalla mattina alla sera“.
Calenda, dopo aver incassato il no di Renzi alla cena che ha fatto saltare l’evento, è andato all’attacco dell’ex segretario: “Con Gentiloni e Minniti parlo continuamente. Nel Pd c’è un’entità, che si chiama Renzi, che non si capisce cosa voglia fare e che va avanti per conto suo. È una roba un po’ singolare. È stato un presidente del Consiglio che all’inizio aveva veramente voglia di cambiare l’Italia e che ha fatto cose buone. È un grosso peccato”. “L’unica cosa che vuole fare il Pd in questo momento – analizza l’ex ministro – è una resa dei conti fra renziani e antirenziani in vista di un congresso che doveva esserci, per me, settimane fa, e tutto sarà paralizzato in questa cosa di cui al paese non frega nulla. Nel frattempo, l’opposizione si fa in ordine sparso”. Nessun pentimento, però, sull’aver preso la tessera del Pd: “È l’unico modo, finché non ci sarà qualcos’altro, per dare un contributo. Mi sono iscritto, ho fatto proposte, e non è servito a nulla. Non sento il segretario del Pd da due mesi, quando è andato a Taranto non ha fatto neanche un colpo di telefono”.
Piange il telefono di Carlo Calenda
“In tutta la storia politica ci si incontra, nei partiti, fra persone che la pensano allo stesso modo – incalza Calenda – Renzi per anni ha detto di essere contro ai caminetti, ma con lui c’era un caminettino: lui, Lotti e la Boschi. Uno degli invitati alla cena, Gentiloni, appoggia Zingaretti. Quindi non era una cena contro Zingaretti. Il focus della cena era come fare opposizione, non un congresso”. “Il quadro – per l’ex ministro – è drammatico, ed è drammatico perché nessuno parla con nessuno, non ci si fida di nessuno, qualunque iniziativa viene presa come un’aggressione contro altri. Basti pensare che Gentiloni e Renzi non si parlano dal 4 marzo. Ma se rispetto alla situazione generale la reazione del partito di opposizione è questa – si chiede Calenda – come facciamo a stupirci che stiamo al 16%?”.