Il piano verde dell’UE per azzerare le emissioni entro il 2050

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-12-10

Gli obiettivi della Commissione per ridurre l’inquinamento e favorire la transizione energetica. Ma i sovranisti dell’Est difendono il carbone

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C’è un piano verde dell’Unione Europea per azzerare le emissioni di gas serra entro il 2050. E prevede, racconta oggi Marco Bresolin sulla Stampa, di dimezzare in 10 anni l’uso dei pesticidi chimici in agricoltura e incentivi agli investimenti pubblici green, ma «preservando la sostenibilità del debito pubblico» oltre a norme più soft sugli aiuti di Stato nei settori eco-sostenibili e un fondo da 35 miliardi (che potrebbe mobilitarne fino a 100) per favorire la transizione energetica dell’industria europea, mitigando così i costi sociali della decarbonizzazione. Il Green Deal europeo che Ursula Von der Leyen presenterà domani a Bruxelles:

Per convincere questi Paesi ad accettare la sfida, Ursula von der Leyen metterà sul piatto il «Just Transition Mechanism», un fondo da 35 miliardi di euro per favorire la riconversione energetica dell’industria europea e mitigare così i costi sociali della trasformazione produttiva. Uno strumento che potrebbe arrivare a mobilitare fino a 100 miliardi grazie a ulteriori risorse: tra queste, il documento cita i «green bond», i prestiti della Banca europea per gli investimenti e il piano di investimenti Ue. Il fondo per la transizione verrà presentato nel dettaglio soltanto l’8 gennaio, visto che sono ancora in corso i negoziati per definire i criteri di eleggibilità, che serviranno a stabilire quali regioni e quali imprese potranno accedervi.

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Il piano verde dell’UE (La Stampa, 10 dicembre 2019)

Il tema più sensibile è quello dello scorporo degli investimenti «green» dal calcolo del deficit, una questione estremamente cara all’Italia. Recentemente von der Leyen ha rilasciato dichiarazioni piuttosto scettiche. Nella bozza del Green Deal c’è scritto che, in vista della revisione delle regole sui conti pubblici, la Commissione dovrà valutare se inserire «incentivi agli investimenti pubblici verdi». Ma, attenzione, «preservando al contempo adeguate garanzie contro i rischi per la sostenibilità del debito». Tradotto: niente liberi tutti.

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