Il piano del governo per ILVA

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-12-06

Il progetto prevede due altiforni e un forno elettrico che produca con minerali “preridotti” Obiettivo 8 milioni di tonnellate e solo mille esuberi. Si tratta con Mittal

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Un progetto industriale del governo alternativo a quello di ArcelorMittal è in rampa di lancio per ILVA. Prevede un iniziale ritorno all’amministrazione straordinaria e il coinvolgimento di società pubbliche come Invitalia e Snam nella transizione tecnologica verso due altiforni e un forno elettrico che produca con minerali “preridotti”. L’obiettivo di produzione è di 8 milioni di tonnellate con solo mille esuberi.

Il piano del governo per ILVA

A parlare del piano è oggi Marco Patucchi su Repubblica, che spiega come questa sia la controproposta del ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli agli indiani: il commissario unico sarebbe Francesco Caio, attuale consulente dell’esecutivo nella trattativa:

Il cuore del progetto è, appunto, la riconversione dell’impianto pugliese ad un mix di produzione sostenibile: mantenimento dell’altoforno 4, riattivazione del 5 e sostituzione del 2 (quello sotto i fari della magistratura, ma ormai anche al termine della sua “vita fisiologica”) con un forno elettrico. Dunque una produzione “ibrida” che garantirebbe, da un lato, un minor impatto ambientale e, dall’altro, di non rinunciare all’acciaio di qualità garantito esclusivamente dal ciclo integrale. In questo senso, nel piano c’è l’utilizzo del “preridotto” (minerale trattato con l’idrogeno) per alimentare il forno elettrico, così da alzare il livello qualitativo anche di quell’acciaio, altrimenti impossibile con il classico impiego del rottame.

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Il piano del governo per ILVA (La Repubblica, 6 dicembre 2019)

In più il mix consentirebbe risparmi di costi produttivi e energetici, perché il preridotto è utilizzabile pure nell’altoforno (fino a quasi il 20%), e viceversa la ghisa dell’altoforno in quello elettrico (fino al 25%). E perché quest’ultimo, a differenza del ciclo integrale, in caso di crisi della domanda di acciaio può essere spento, vendendo magari il preridotto in eccedenza ad altre aziende siderurgiche italiane. Da questa impostazione tecnologica derivano poi i numeri del piano governativo: un obiettivo di circa 8 tonnellate di acciaio annue (2,2 dall’Afo4, 4 dall’Afo5 e fino a 2 dal forno elettrico), e il mantenimento dell’attuale forza lavoro, o un massimo di 1.000 esuberi complessivi fra Taranto (dove resterebbero 7.000-8.000 addetti) e gli altri siti del gruppo dove lavorano complessivamente circa 2.500 persone.

C’è da segnalare che anche il piano aggiornato di ArcelorMittal gira intorno al mix tra due altiforni e un forno elettrico: ma in questo caso il ciclo integrale sarebbe garantito dall’Afo1 e dall’Afo4, rinunciando definitivamente al 2 e al 5: da questa scelta, e anche da quella di fermare alcuni impianti a valle dei forni, derivano l’obiettivo di 6 milioni di tonnellate annue e una forza lavoro di circa 6.000 unità nel 2023 per un totale, dunque, di 4700 esuberi prevalentemente a Taranto.

Le indagini dei giudici su ILVA

Intanto il custode giudiziario dell’area a caldo della ex Ilva, ora ArcelorMittal, Barbara Valenzano ha depositato questa sera la relazione all’autorità giudiziaria circa la proroga chiesta da Ilva in amministrazione straordinaria per i lavori di ulteriore messa a norma da farsi sull’altoforno 2. Da quanto si apprende, il custode ha attestato che le prescrizioni relative all’analisi di rischio sono state fatte da Ilva in as anche se mancano ancora – si osserva – alcuni aspetti. Quello che invece manca, ma era gia’ rilevabile dal verbale redatto venerdi’ scorso dalla stessa Valenzano, è il fatto che Ilva in as non ha adottato e attuato le procedure operative che discendono dall’analisi di rischio. Perché, si evidenzia, se si effettua un’analisi di rischio e questo viene valutato, si devono poi adottare comportamenti gestionali coerenti che tendono a ridurre il rischio. Perche’ l’abbattimento notevole del rischio individuato, si sottolinea nella relazione depositata stasera, lo si ha solo con l’automazione.

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I numeri dell’acciaio (La Repubblica, 18 novembre 2019)

La relazione del custode è il primo step della vicenda altoforno 2. Ora, sulla richiesta di proroga fatta da Ilva ai fini dei lavori da farsi sull’altoforno, si attende il parere del pm competente, Antonella De Luca, previsto per il 9 dicembre, mentre tra il 10 e 11 dicembre arrivera’ il responso del giudice del dibattimento, Francesco Maccagnano. Tocca a quest’ultimo infatti accordare o meno a Ilva in as, proprietaria degli impianti siderurgici, una proroga per effettuare i necessari lavori all’altoforno 2 superando cosi’ la scadenza temporale iniziale del 13 dicembre prossimo. Se la proroga non fosse accordata dal giudice Maccagnano, Ilva in as, per non far scattare di nuovo il sequestro senza facolta’ d’uso dell’altoforno 2, ricorrerebbe al Tribunale del Riesame.

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