Il lungo post con cui Pio e Amedeo non chiedono scusa

di Giorgio Saracino

Pubblicato il 2021-05-04

“Le parole hanno la loro importanza! Eccome se ce l’hanno…ma non sono nulla in confronto all’intenzione! È logica: “le parole non valgono quanto l’intenzione!”

article-post

“Siamo alla folliaaa!”, è il titolo del lungo e nuovo post di Pio e Amedeo. Che – tutto sommato – è uno dei pochi concetti che mette d’accordo sia chi sta con loro, che chi gli dà contro. Perché il duo comico foggiano oggi ha voluto tornare sul famoso discorso dell’ultima puntata di Felicissima sera, il programma con cui la coppia ha debuttato in prima serata negli studi Mediaset. In buona sostanza, in quel monologo si diceva che le parole non sono importanti. O meglio: dicevano che le parole offensive, non sono tanto offensive se pronunciate con buone intenzioni. Che, attenzione, sono quelle che – secondo loro – danno importanza a ciò che si dice. E quindi, secondo Pio e Amedeo, se chiamo qualcuno “fro**o” o “ricchi**e” ma in buona fede, non faccio nulla di grave; se invece lo dico per insultare, allora ecco che quelle due parole diventano offensive. E – dicono loro – per rispondere alle offese, l’offeso deve utilizzare l’ironia. Insomma, qualche concetto buttato qui e là, che (ovviamente) ha scatenato il putiferio. Perché in molti di quanti appartengono a queste categorie (se così possono essere definite), giustamente si son sentiti offesi: ma che ne sanno Pio e Amedeo?

Non lo sanno, e questo perché lo sfottò, il cat calling, l’esasperazione dell’idiozia sono stati sempre il loro core business. Dire a loro che il mondo è cambiato e che (per fortuna) la loro ironia fa ridere a metà, sarebbe come dire a un macellaio che l’intero pianeta sia diventato vegetariano. Che farebbe lui? Tenterebbe a tutti i costi di far cambiare idea alla popolazione. Ecco, cambiare idea. Nessuno mette in dubbio che i due possano strappare un sorriso, che possano risultare simpatici ai più o a molti (e questo lo dimostrano i dati degli ascolti dei loro programmi). Ma, c’è un grosso, grossissimo ma. Prendiamo un esempio, il cat calling appunto: è quel fenomeno per cui un uomo fischia, suona il clacson, urla “complimenti” volgari alle ragazze che passeggiano per caso davanti a loro (si ricordi l’affaire Ramazzotti-Er Faina). Ecco: Pio e Amedeo hanno fatturato migliaia di euro grazie al cat calling, o almeno grazie al fatto di averlo scimmiottato e portato in tv. Siamo esagerati? No. Basti guardare una replica di una delle puntate delle tre stagioni di Emigratis. Loro scherzano, ovvio. Mettono in scena quella parte (teatrale). Ma quello che loro non sanno è che poi molte ragazze si son sentite chiamare così al bar, al mare o in discoteca: “Amore mioooo”. Così come loro hanno fatto spesso in trasmissione, così spesso da farlo diventare un intercalare (insieme anche a tante altre espressioni molto più volgari, se vogliamo).

E quindi se a qualcuno strappano un sorriso, ad altri suscitano solo indignazione. Quella che molti personaggi e persone gli hanno dimostrato in questi giorni (da venerdì sera). E, casualmente, è successo tutto nelle ore in cui sull’altra rete, quella pubblica, Fedez è salito sul palco del Primo maggio per alzare la voce a favore del Ddl Zan e urlare contro l’omofobia e la violenza. Non è forse violenza chiamare fro**o qualcuno se questi si sente offeso? Per loro no, tanto che oggi al posto di chiedere scusa, hanno rincarato la dose. Hanno scritto: “Qualcuno forse da questo post si aspetta delle scuse e lo avvisiamo subito che rimarrà deluso”.

Il lunghissimo post con cui Pio e Amedeo non chiedono scusa

Pensiamo che moltissime persone che hanno attaccato il nostro monologo non l’abbiano nemmeno visto per intero e che tanti lo abbiano guardato già prevenuti. Bene, ci rivolgiamo a loro, a “voi”.
Non fate finta di non capire quello che abbiamo detto perché “vi” fa comodo trasformarlo nella solita querelle politica da quattro soldi. La politica non ci appartiene. La politica ci omaggia di spunti e personaggi senza distinzioni di partiti per fare quello che vogliamo fare, satira, come abbiamo sempre fatto. Mentre alcuni di “voi” erano impegnati a mettere l’arcobaleno nella foto profilo sui social, i sottoscritti qualche anno fa, sono andati in Russia a respirare la puzza dell’omofobia. Ci siamo messi in prima linea in uno Stato dove non badano troppo ai modi, perché insieme a Vladimir Luxuria eravamo lì per far sentire la voce per il diritto di uguaglianza, e di buona risposta siamo stati spinti in una macchina con violenza da energumeni e siamo stati buttati fuori fisicamente a calci da quel paese dove gruppi di imbecilli adescano ragazzi gay su internet per incontrarli, pestarli e fare un video per postarlo con fierezza sui social… il tutto senza gridare nessuna parola “politicamente scorretta”, incredibile!
Le persone cattive purtroppo possono fare anche a meno dei “vostri” divieti linguistici.
Le parole hanno la loro importanza! Eccome se ce l’hanno…ma non sono nulla in confronto all’intenzione!
È logica: “le parole non valgono quanto l’intenzione!”
Questo abbiamo detto! Non ci provate.
Si può fare così schifo anche usando solo termini “politicamente corretti”.
Passiamo al nostro suggerimento di usare l’ironia: l’utilizzo dell’ironia laddove si può, è chiaro, è solo quello di tentare di disinnescare l’offesa.
Nessuno ha detto che l’ironia disinnesca la violenza!
La risata è solo un palliativo all’ignoranza, perché se l’ignoranza è come il covid, il sorriderci su e non dare troppa importanza ai vocaboli è il vaccino. E il vaccino non è la cura! Sorriderci su è solo l’ombrello sotto l’acquazzone.
La cura all’ignoranza è l’educazione civica, che prescinde dalla lingua.
Non ci provate “voi” a metterci in bocca concetti non nostri perché cascate male!
La più grande sciocchezza che abbiamo sentito volete sapere quale pensiamo sia?
Che bisogna appartenere ad una comunità per capirne le debolezze, che bisogna aver sofferto per capire.
Ma noi stiamo parlando di affrontare un problema che non riguarda la “comunità”, bensì chi la denigra, la offende e la osteggia.
Sono i cretini il problema, non la comunità…per risolvere il problema non bisogna essere della “comunità” ma conoscerne gli “aguzzini”, gli ignoranti intorno.
Esistono le persone, non le categorie, le persone!
Esistono i cattivi, i vili, gli schifosi… quelli che adottano la violenza, è contro di loro che ci dobbiamo concentrare.
Perché ognuno è libero di fare ciò che vuole, sempre ma nel rispetto del vivere civile! Questa è Democrazia.
Non fermiamoci alla grammatica delle parole, Oggi purtroppo non basta…Educhiamo anche la testa e non solo il linguaggio!
Quando diciamo “voi” ci rivolgiamo a quelli che non hanno capito il nostro messaggio.
Perché fortunatamente, di gay, neri ed ebrei che hanno capito il senso di quello che abbiamo detto ce ne sono tanti, tantissimi, e sono quelli, come noi, a cui basterebbe raggiungere la vera uguaglianza.
Per chiudere sappiate che noi abbiamo appena cominciato la nostra battaglia ai luoghi comuni e all’ipocrisia.
Il nostro obiettivo è sempre e sempre sarà quello di scardinare questa opinione unica che vogliono imporci!
Stay Tuned

Potrebbe interessarti anche