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Cosa ha detto Er Faina ad Aurora Ramazzotti e quello che ci tocca sentire | VIDEO
Giorgio Saracino 31/03/2021
L’illuminate discorso: “”Se qualcuno vieni lì e ti scassa er ca**o sono d’accordo con te, ma se uno ti fischia e dice “ah bella”…Dije grazie!””
Per chi non lo conoscesse (fortuna sua): è romano, si chiama Damiano Coccia, classe 1988. Sul suo profilo facebook si definisce un comico. Ma non fa ridere. In verità è un operatore ecologico dell’Ama (la municipalizzata che si occupa dei rifiuti a Roma), che ha avuto fortuna grazie ai suoi video, che possono strappare un sorriso all’inizio. Ma poi no, son solo volgari. E però: la casa editrice Mondadori gli ha dato la dignità di firmare e pubblicare un libro (un libro, avete letto bene!) dal titolo: “A regà Bongiorno”, che è la frase con cui iniziava (e forse lo fa ancora ora) i video che pubblicava prima su YouTube, poi su Facebook e Instagram.
Se Mondadori gli ha conferito la dignità di diventare scrittore (anche se alcuni direbbero che non sa neanche parlare, figuriamoci scrivere), a dargli quella di essere personaggio televisivo è stata Mediaset (chi altro!): prima partecipando ad “Avanti un altro”, il programma di Paolo Bonolis in cui intervengono anche soggetti borderline, che sono lì proprio perché imbarazzanti e creano quel sorriso pirandelliano, che però – ahinoi – non sfocia mai nel compatimento, ma bensì nell’idolatria. Poi come se Bonolis non bastasse è finito a Temptation Island Vip. Vip: proprio così. Perché con questi video grezzi (nel senso di casalinghi), è diventato un vip, prima sui social, poi nell’editoria e poi in tivù. Tanto che lo seguono in centinaia di migliaia (su Instagram e Facebook ha più di un milione di follower). A cui appare spesso in video con messaggi e immagini così e così. A volte è anche simpatico, ma non quando deve parlare di argomenti non alla sua portata (senza essere snob, ma non ne ha proprio le competenze). Come è successo in questo caso, in cui ha deciso di rispondere ai video di Aurora Ramazzotti, figlia di Eros e Michelle Hunziker. Che ieri ha raccontato di essere stata vittima di cat calling, che significa (definizione dell’Accademia della Crusca – chissà se Er Faina sa cosa sia): “Molestia sessuale, prevalentemente verbale, che avviene in strada”. Che è quello che è successo ad Aurora mentre faceva jogging al parco: “Mi fate schifo!”, ha detto giustamente.
La replica illuminante di Damiano Er Faina
Ecco, questo è uno di quei casi in cui contare fino a cento prima di pigiare su “registra”, non avrebbe fatto male a Er Faina. Perché, in sostanza, ha detto: che sarà mai, un fischio, un “Ah bella”, se ti molesta fisicamente lo posso anche capire, ma così no e anzi: lei avrebbe dovuto anche ringraziare. Esattamente. Ha detto proprio questo, mentre ci sono ragazze che dicono che quando è successo a loro sono rimaste terrorizzate da questi richiami barbari. Lui invece dice di no: che loro dovrebbero ringraziare questi uomini. Ecco cosa ha detto, trascritto parola per parola (anche laddove è stato difficile per questioni linguistiche):
Posso capire se uno vieni lì e ti rompe proprio il ca**o, lo posso capire: ma che c’è un manuale di rimorchio?! Ma uno passa e vede due belle gambe, e, almeno quando ero piccolo io (fischia): “Ah fantastica! E mica ti ho detto brutto cesso. Io veramente… il catcalling per due fischi per due fischi il catcalling. Io non lo so dove andremo a finire. Io ti ripeto: “Se qualcuno vieni lì e ti scassa er ca**o sono d’accordo con te, ma se uno ti fischia e dice “ah bella”…Dije grazie!”
“Er Faina”:
Per aver pubblicato queste storie su Instagrampic.twitter.com/AwzPoKHksp— Perché è in tendenza? (@perchetendenza) March 31, 2021
Ora: son cose che pensa lui, e va bene, è giusto che le dica. Quello che deve preoccupare è che – come detto – è seguito sui social da centinaia di migliaia di giovani. Milioni. Ecco, allora diventa un problema di tutti. Diventa un serissimo problema se lui – a ragazze e ragazzi che lo seguono con spensieratezza – suggerisce e insegna cose del genere. Se per loro diventa un modello da imitare. Poveri noi.