Fact checking
Il grosso guaio M5S a Corleone
Alessandro D'Amato 24/11/2018
Il candidato che si fa la foto con i parenti di Provenzano viene privato del simbolo alla vigilia delle elezioni. Ma lui dice che la mossa dello scatto era concordato con il deputato M5S di zona. Mentre viene licenziato da collaboratore parlamentare del senatore Giarrusso. Il quale aveva attaccato la stampa per aver pubblicato la foto
La foto di Maurizio Pascucci, candidato del MoVimento 5 Stelle a sindaco di Corleone, con i parenti di Binnu Provenzano gestori di un bar nel paese ha causato un grosso guaio ai grillini siciliani. Perché i dettagli che emergono dalla vicenda fanno comprendere che l’abiura di Di Maio ieri o era affrettata o era ridotta.
Il grosso guaio M5S a Corleone
Perché nelle more degli scatti con i parenti (incensurati) dei mafiosi c’è tutta la raffinatissima strategia tattica del MoVimento 5 Stelle per vincere le elezioni, a Corleone come nel resto d’Italia: il gesto della foto era stato concordato da Pascucci con il deputato M5S di zona che segue la sua campagna elettorale Giuseppe Chiazzese: «Ho concordato tutto con lui». Sembra quasi una chiamata di correo. «Noi vogliamo essere inclusivi nei confronti di chi prende le distanze da storie familiari tragiche», aveva provato a spiegare il deputato. E il neo-onorevole corleonese (il padre è in lista con Pascucci) non solo aveva condiviso la foto dell’aspirante sindaco con il nipote del boss, ma allo stesso congiunto aveva mandato via Facebook un saluto particolare: «Un abbraccio a Salvatore Provenzano».
E non finisce mica qui. Perché un altro dettaglio divertente della vicenda lo racconta Repubblica Palermo e riguarda il senatore audiofilo Michele Mario Giarrusso, che aveva assunto Pascucci come collaboratore parlamentare, ha cambiato idea: «Non posso che licenziarlo». Eppure lo stesso Giarrusso, alle 16,23 — poco prima che Di Maio si pronunciasse — aveva chiuso il telefono in faccia al cronista di Repubblica che gli chiedeva conto delle dichiarazioni del candidato pentastellato a Corleone: «Non commento l’azione di giornalisti sciacalli».
Di Maio, i probiviri e il candidato Pascucci
Maurizio Pascucci da Cecina, curriculum di tutto rispetto imperniato sull’attività per la fondazione Caponnetto, ha provato ieri a spiegare che quello scatto serviva a mandare un segnale di distensione Il leader del Movimento, che doveva chiudere la campagna elettorale, non ha avuto neanche bisogno di consultare i suoi fedelissimi, una volta sbarcato nel primo pomeriggio a Palermo. Dopo aver letto una dichiarazione critica del presidente della commissione regionale Antimafia Claudio Fava, ha deciso di annullare il comizio serale a Corleone. E di scaricare clamorosamente Pascucci con un video girato direttamente in auto: «Sono sicuro che quelle frasi, quella foto, siano state fatte in buona fede, ma il concetto — dice Di Maio — è pericolosissimo e non può passare: magari stai comunicando qualcosa, anche involontariamente, a quel mondo lì. A parte che noi quei voti lì non li vogliamo, ci fanno schifo, ma soprattutto non posso correre il rischio che stasera un ministro della Repubblica, lo Stato, vada sul palco dopo tutto questo».
Un colpo di scena del tutto atteso e che segue la segnalazione ai probiviri e il ritiro del simbolo a Pascucci, che oggi quindi se dovesse essere eletto si troverebbe nella stessa situazione di Rosa Capuozzo a Quarto. E che la strategia fosse frutto di un accordo interno al M5S non importa a nessuno. Per ora.