Il governo vuole la fiducia sulla prescrizione (e Renzi minaccia di farlo cadere)

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-02-08

Decisamente a rischio l’aula del Senato dove la maggioranza, senza Italia Viva che conta 17 senatori, arriverebbe a 158 voti, mentre ne servono 161. Renzi dice di essere pronto a rimanere in aula e a votare contro, ma c’è chi dice che nel caso la delegazione di IV uscirà

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Il governo Conte pensa di mettere la fiducia sulla mediazione raggiunta tra Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Liberi e Uguali sulla prescrizione. Questo significa che se i senatori di Italia Viva non la voteranno l’esecutivo cadrà. Fragorosamente.

Il governo vuole la fiducia sulla prescrizione (e Renzi minaccia di farlo cadere)

L’obiettivo di Conte è di evitare un decreto ad hoc e di inserire la «nuova» prescrizione nel Milleproroghe, per farla passare a colpi di fiducia. Ma c’è un piano B, che invece prevede una “sospensione tecnica” della legge entrata in vigore il primo gennaio, sempre da inserire nel decreto Milleproroghe. Entrambe le strade sono irte di ostacoli perché la materia è estranea a quel decreto ma è chiaro che nell’uno o nell’altro caso le cose cambiano moltissimo: se si recepisce l’accordo si mettono i renziani con le spalle al muro e li si costringe a tener fede ai loro impegni di far cadere l’esecutivo (ribaditi in più occasioni da Renzi); se si recepisce il rinvio si prende tempo ma più o meno si fa quel che avevano chiesto da Italia Viva con il cosiddetto Lodo Annibali.

prescrizione matteo renzi 1
L’accordo nella maggioranza (senza IV) sulla prescrizione (Corriere della Sera, 8 febbraio 2020)

Intanto Renzi in un’intervista rilasciata a Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera dice che non ha intenzione di cambiare idea:

Ma quindi che farete in Consiglio dei ministri se il compromesso dem-5S diventerà un decreto?
«Evidentemente hanno fatto due conti e sono sicuri di avere i numeri. Come ha detto il presidente degli Avvocati penalisti Caiazza questo testo provoca comunque “danni devastanti”. Noi non lo voteremo».

E se dovesse arrivare nell’aula del Senato dove i vostri voti sono determinanti? È vero che uscirete dall’aula?
«Cercheremo di modificarlo cong li emendamenti. Nel caso in cui non riuscissimo voteremmo contro».

Renzi smentisce quindi l’idea circolata nella maggioranza in serata, quando si diceva che Italia Viva avrebbe potuto uscire da Palazzo Madama lasciando così passare la norma sulla prescrizione e tenendo comunque in piedi il governo. In attesa di sapere cosa succede, Renzi però esclude anche l’ipotesi di ritirare la delegazione di Italia Viva dal governo e passare all’appoggio esterno. E smentisce di voler sostituire Conte con Franceschini a capo del governo: «Gossip che vale meno di zero. Peraltro in questa vicenda Franceschini è stato ancora più duro di Conte, nel merito. Forse Dario non aveva letto i testi, stavolta. In ogni caso: a me non interessa cambiare il nome del premier. Mi interessa cambiare il modo di lavorare del premier. C’è la Brexit, la Turchia in Libia, la crisi in Cina. E questi fanno pasticci sulla prescrizione? L’Italia ha bisogno di correre, non di polemiche».

La prescrizione e la caduta del governo Conte

Intanto Nando Pagnoncelli di IPSOS fa sapere sul Corriere della Sera che  il provvedimento risulta conosciuto da meno di un italiano su due: in particolare, solo il 5% dichiara di conoscerlo nel dettaglio e il 40% nelle sue linee generali. Per converso il 36% ne ha solo sentito parlare e il 19% ignora la questione. La riforma però piace al 59% degli italiani, mentre per il 32% una crisi di governo sarebbe negativa: tutti numeri di cui IV e gli altri componenti della maggioranza dovrebbero almeno tenere conto.

sondaggio prescrizione

A Montecitorio i numeri salvano la maggioranza che può contare su 310 voti, a cui si può aggiungere almeno una metà di quelli del gruppo Misto (33), mentre l’opposizione con Italia viva viaggia su 286 (manca un deputato perché Gentiloni non è stato sostituito). Gli stessi numeri valgono per la legge Costa in aula il 24 febbraio. Decisamente a rischio invece l’aula del Senato dove la maggioranza, senza Italia viva che conta 17 senatori, arriverebbe a 158 voti, mentre ne servono 161.

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