Economia
I settentrionali ricchi vivono dieci anni di più rispetto ai meridionali poveri
neXtQuotidiano 12/01/2020
Il rapporto del CNEL: le fasce ricche della popolazione del Nord hanno una speranza di vita di 10 anni maggiore rispetto alle fasce povere della popolazione del Sud
Il Messaggero oggi riporta alcuni dati sulla sanità che si trovano nella relazione 2019 del Cnel a Governo e Parlamento sui livelli e la qualità dei servizi pubblici offerti dalle amministrazioni centrali e locali a imprese e cittadini:
Negli ultimi anni non a caso si è registrato un calo della mortalità tra i 30 e i 69 anni per tumori maligni, diabete e malattie cardiovascolari. Ma non per tutti e non dappertutto. L’Italia – si evidenzia – è il paese europeo «con le più grandi differenze tra regioni». Forte il «peso delle disparità nell’offerta di servizi, nei tempi di attesa e nelle differenze territoriali». Un esempio su tutti: si sa che l’obesità è uno dei grandi fattori di rischio per la salute. Ebbene: il 40% dei bambini obesi è meridionale con un’alta percentuale tra le famiglie che hanno le maggiori difficoltà economiche. Risultato: le fasce ricche della popolazione del Nord hanno una speranza di vita di 10 anni maggiore rispetto alle fasce povere della popolazione del Sud.
E il divario esiste anche sull’offerta di asili nido, «che – tranne pochi casi virtuosi – sono ancora sottodimensionati rispetto alle reali esigenze delle famiglie e vedono diminuire gli investimenti, rappresentando anche uno dei maggiori ostacoli alla conciliazione dei tempi di vita e lavoro delle donne».
In media solo un bambino su quattro (24%) ha accesso all’asilo nido pubblico, ma mentre in Val d’Aosta il dato sale al 44,7%, in Campania è di appena il 7,6%. Insomma, gli asili nido sono insufficienti sia al Nord che al Sud (solo il 55% dei Comuni offre questo servizio per un costo medio a bambino di 6.467 euro l’anno), ma ovviamente al Sud la situazione è nettamente peggiore. Il report, sarà presentato nella sua interezza mercoledì 15 gennaio a Roma, alla presenza della ministra Fabiana Dadone.
Leggi anche: Perché Liliana Segre ha detto no a Salvini