I numeri e la secessione del prosecco

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-09-13

Dopo il boom delle bollicine a due euro, le cantine delle colline vogliono divorziare da quelle della pianur

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Repubblica racconta oggi una storia curiosa che riguarda il prosecco. Il pianeta Prosecco, dove si spilla il vino da aperitivo che ha cambiato lo stile di vita anche a Londra e a New York, vale 2,5 miliardi all’anno. Fa vivere 16 mila viticoltori, tra Veneto e Friuli Venezia Giulia ospita 500 cantine. All’improvviso è scosso da un terremoto: la secessione dei produttori-simbolo nella culla storica di Conegliano e Valdobbiadene.

Le rare colline ricamate dai filari, appena indicate dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, contro la sconfinata pianura delle nove province del Nordest che in un pugno di anni si sono appropriate di quasi cinque bottiglie su sei. Per gli enologi la guerra è tra Docg e Doc: l’aristocrazia di 90 milioni di bottiglie e 8500 ettari contro il proletariato di 464 milioni di bottiglie e 24500 ettari. Fino a 2 milioni contro 300 mila euro, il valore a ettaro della terra. Oltre 700, contro 150, le ore di lavoro annuo a ettaro per contadino. «Per questo — dice Loris Dall’Acqua, enologo e gran maestro della Confraternita di Valdobbiadene — un nome generico come Prosecco è superato. Non esprime più un territorio, non racconta le differenze storiche della qualità. Impossibile spiegare al cliente perché beve lo stesso vino per 2 euro, oppure per 20 a bottiglia». La sua cantina, il nome Prosecco, l’ha già eliminato. Adesso però è partita la lettera che ha scatenato la bufera.

i numeri del prosecco
I numeri del Prosecco (La Repubblica, 13 settembre 2019)

I 2640 produttori di collina, a vendemmia finita, dovranno dire sì o no all’addio definitivo e di massa al nome diventato sinonimo dell’era dello spritz globale. Come se Tocai, Chianti e Barolo facessero sparire il marchio che ha trasformato la tradizione in capitale. Vincesse la nobiltà separatista del Conegliano-Valdobbiadene Superiore, cui si oppone un paladino dell’autonomia come il governatore leghista Luca Zaia, a vendere Prosecco resterebbero solo le cantine popolari che in pianura hanno cavalcato il boom delle bollicine low-cost. Uno strappo da 16 bottiglie ogni 100. Peccato siano, per l’immagine, quelle che contano.

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