I 150 milioni di tagli che la Giunta Raggi non ha fatto

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-04-01

La relazione sul «monitoraggio del piano di rientro per Roma Capitale»: gli ultimi risparmi «certificati», quelli che hanno ottenuto il bollino della Ragioneria, risalgono al mandato del commissario straordinario Francesco Paolo Tronca

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Centocinquanta milioni di tagli non certificati nell’attuazione del piano di rientro concordato tra Palazzo Chigi e l’ex sindaco Ignazio Marino nel 2014. Che ora mettono a rischio i fondi al Comune di Roma per una cifra che si aggira intorno ai 110 milioni di euro. A lanciare l’allarme è la relazione sul «monitoraggio del piano di rientro per Roma Capitale» che sta preparando Paola De Micheli, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. È il dossier finale, elaborato insieme ai tecnici della Ragioneria generale, che il sottosegretario con la delega sui conti di Roma consegnerà a giorni al premier Paolo Gentiloni e che passerà al nuovo governo. Spiega oggi Il Messaggero in un articolo a firma di Lorenzo De Cicco:

Il rapporto mette in luce una sfilza di lacune, formali e sostanziali, nell’attuazione del piano di rientro concordato tra Palazzo Chigi e l’ex sindaco Ignazio Marino nel 2014. Un programma di tagli da quasi mezzo miliardo di euro (440 milioni),che avrebbe dovuto essere spalmato su tre anni, per concludersi al termine del 2016.

Invece, gli ultimi risparmi «certificati», quelli che hanno ottenuto il bollino della Ragioneria, risalgono al mandato del commissario straordinario Francesco Paolo Tronca, il prefetto rimasto a Palazzo Senatorio dal novembre 2015 al giugno 2016, dopo la crisi della giunta Pd.

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I conti del comune di Roma (Il Messaggero, 28 ottobre 2017)

L’amministrazione di Virginia Raggi, finora, ha presentato solo alcuni documenti generici, una sorta di “auto-certificazione” sui risparmi ottenuti. Lettere piuttosto sommarie, che non hanno superato il vaglio degli uffici del Ministero dell’Economia. Il motivo? Non sarebbe stato possibile controllare voce per voce se la sforbiciata alle spese del Comune di Roma sia andata effettivamente a segno oppure no. In questa zona grigia “ballano” circa 150 milioni di euro di tagli promessi. Tagli fantasma, al momento.

Va completato anche il riassetto delle società partecipate, ancora a metà strada, senza considerare che il piano di razionalizzazione approvato dal M5S a settembre ha “salvato” alcune aziende che la giunta Marino avrebbe voluto mettere in liquidazione: le “Assicurazioni di Roma” dovrebbero restare in vita almeno fino al 2020; Farmacap, l’azienda che gestisce le farmacie comunali, sopravvive sotto commissariamento.

Anche la questione del salario accessorio rimane sul tavolo, perché i premi distribuiti a pioggia dal Campidoglio rimangono illegittimi secondo l’Ispettorato generale di Finanza. Per recuperarli il ministero ha chiesto all’amministrazione M5S un piano di tagli che secondo la Giunta Raggi sarebbero quelli già ottenuti con il piano di rientro del 2014. Dovrebbero essere recuperati in più tranche.  Il debito storico del Campidoglio, accumulato prima del 2008, ammonta a 12 miliardi di euro; altre perdite per 1,2 miliardi si sono registrate nell’ultimo decennio, 2,5 miliardi se si prendono in considerazione anche le società partecipate dal Comune. Il nuovo governo prenderà la decisione finale.

 

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