Come il governo vuole “mettere paura” all’Europa

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-08-29

Il governo è determinato alzare la voce per avere una nuova copertura dopo la fine dello scudo della BCE. Per farlo Conte, Di Maio e Salvini intendono chiedere maggiore deficit e rischiare di scatenare così una crisi dello spread. 

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Il governo vuole mettere paura all’Europa per avere un’assicurazione europea sui BtP. Ed è determinato, spiegano oggi Paolo Baroni e Ilario Lombardo sulla Stampa, ad alzare la voce per avere una nuova copertura dopo la fine dello scudo della BCE. Per farlo Conte, Di Maio e Salvini intendono chiedere maggiore deficit e rischiare di scatenare così una crisi dello spread.

Alzare la posta, mettere in qualche modo paura all’Europa per ottenere un nuovo scudo dalla Bce. A questo puntano Luigi Di Maio e Giancarlo Giorgetti assieme a Matteo Salvini. Che a giorni alterni, nonostante i continui richiami alla cautela del ministro dell’Economia, si danno il cambio minacciando lo sforamento del tetto del 3%. Il governo, dal premier in giù, è infatti terrorizzato da quello che può succedere a settembre e vive come un incubo il giudizio delle agenzie di rating atteso a giorni. «Ci aspettiamo una tempesta» ripetono.

Per questo si vuole alzare la voce in Europa, per avere una nuova copertura. «Se ti copre la Bce – spiega una fonte di governo – i mercati non possono speculare perché non guadagnano. Ed in questo modo le agenzie di rating non possono svalutare il tuo debito». Come? Varando un Quantitative easing bis, un nuovo programma di acquisto dei titoli pubblici, se serve «chiamandolo con un nome diverso».

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Ovviamente l’ipotesi che l’Europa risponda come i due poliziotti di Aldo, Giovanni e Giacomo non è contemplata in questo piano fatto con lo scolapasta in testa.

Al meeting di Rimini, poco più di una settimana fa, era stato il sottosegretario alla Presidenza Giorgetti a porre a sua volta la questione dello sforamento. A suo parere, rispetto a un deficit programmatico dell’0,8%, nel 2019 l’Italia dovrebbe poter arrivare almeno all’1,6-1,7% («è la base di partenza» sostiene), in modo da poter disporre di 10-15 miliardi di euro in più, evitare l’aumento dell’Iva e garantirsi qualche margine di manovra in più.

Come teorizza da tempo il ministro per gli Affari europei Paolo Savona, si tratta di far capire all’Europa che conviene a tutti dare una mano al nostro Paese. Di Maio e Salvini concordano con lui che anche in questo caso siano le maniere forti a pagare di più. Soprattutto se si tratta di superare il veto dei falchi tedeschi convinti che il «Qe» non serva più visto che l’inflazione è scesa sotto la soglia del 2%.

Da una parte, quindi, avremo gente determinata ad andare fino in fondo. Dall’altra, gente determinata a mandare a fondo chiunque. Una comunione d’intenti perfetta per correre velocemente verso il disastro.

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