Opinioni
La Via Crucis verso il Golgota della bancarotta giallo-verde
Fabio Scacciavillani 28/08/2018
Nella tipica Via Crucis di un governo fasullo, inetto e arruffone verso il Golgota della bancarotta sovrana, una delle ultime stazioni è la questua internazionale alla ricerca di qualche pollo a cui spillare un ultimo euro ricorrendo a tutta la gamma di trucchi cialtroneschi. Nella fantasia malata dei ministri si fa strada la strampalata convinzione che […]
Nella tipica Via Crucis di un governo fasullo, inetto e arruffone verso il Golgota della bancarotta sovrana, una delle ultime stazioni è la questua internazionale alla ricerca di qualche pollo a cui spillare un ultimo euro ricorrendo a tutta la gamma di trucchi cialtroneschi. Nella fantasia malata dei ministri si fa strada la strampalata convinzione che qualche paese straniero, nonostante l’evidente disastro, potrebbe mettere mano al portafogli per accollarsi una porzione di debito che tra pochi mesi si trasformerà in carta straccia. Ne sanno qualcosa quei due bolscefighetti derelitti di Tsipras & Varoufakis che contavano sull’aiuto russo per evitare il disastro. Quando, dopo aver sfidato baldanzosamente la Trojka, si recarono da Putin per reclamare quanto loro promesso, poterono solo contare i denti in bocca al despota pelato, che, prima di buttarli fuori, rise sguaiatamente insieme a tutta la corte di sicofanti.
Ancor prima di loro era stato Tremonti, fiscalista con ubbie da mâitre a penser – nella sua incarnazione come Ministro dell’Economia del Berlusca nell’indimenticato periodo del bunga-bunga – poco prima della defenestrazione, a presentarsi con il cappello in mano a Pechino per pietire qualche elemosina. Peraltro la faccenda assunse contorni surrealmente ridicoli, visto che il contabile del Caimano era solito lanciare alla Cina offese e attacchi virulenti: “La guerra commerciale tra Cina ed Italia non è solo minacciata. E’ già cominciata” scriveva nei suoi libelli.
In tempi più recenti Matteo Renzi cercò di rifilare subdolamente ai suoi supposti amici del Qatar quella gigantesca bomba biologica chiamata Montepaschi (dopo averne caldamente consigliato il titolo agli investitori), rendendosi lo zimbello della finanza nei 5 continenti, Zimbabwe incluso. Ora, narrano le cronache che il governo Trota-Spelacchio, immemore delle pedate stampate sui glutei dei predecessori, è impegnato addirittura su tre fronti. Salvini ha annunciato, con la patetica sicumera da leoncavallino rampante, fantastilioni in arrivo da non meglio specificati fondi arabi per comprare Bot e Btp. Sicuramente i gestori di cotali ricchezze non stanno nella pelle al pensiero di assecondare i desiderata di un mezza calzetta da osteria che ha fatto dell’anti-islamismo la sua cifra politica e i cui sgherri alcolizzati volevano portare dei maiali a pascolare sui terreni destinati alle moschea.
Poi è stata la volta di Conte che ha implorato Trump di far comprare la paccottaglia emessa da Via XX settembre alle banche americane, come aveva visto fare dalla sua amica Mariaele ai tempi gloriosi di Banca Etruria. Fortunatamente Trump, che di comprendonio non brilla, non ha afferrato cosa intendesse Ciuffettone nel suo inglese alle orecchiette con cime di rapa, e non sa chi sia Mariaele. Altrimenti lo avrebbe rispedito a casa sul primo volo in missione per aspergere scie chimiche. Nonostante il fiasco, l’accozzaglia dei giornalisti da lecca italiani ha magnificato successo della missione. Invece il Financial Times non ha perso l’occasione per sbeffeggiare ancora una volta la ciurma di governo con un articolo al vetriolo sulla bufala dell’aiuto dello Zio d’America in nome del comune afflato sovranista.
Constatato il magro bottino della questua è stato dispiegato il calibro da novanta: Savona in persona. Su raccomandazione di Salvini, Savona ha ricalcato le orme dei bolscefighetti greci con un altro pellegrinaggio della disperazione al Cremlino. Chiaramente lui è l’uomo perfetto per una missione di cotale delicatezza. Infatti il suo Piano B, che implica di metterla in quel posto a chiunque detenga Bot e Btp, è utilissimo per convincere un qualsiasi investitore a immolare le terga desnude.
*** Fabio Scacciavillani dopo aver conseguito il Ph.D. in Economia all’Università di Chicago (dove è stato assistente del Premio Nobel Merton Miller), ha lavorato al Fondo Monetario Internazionale, alla Banca Centrale Europea (nel periodo pioneristico dell’unione monetaria), a Goldman Sachs, al Centro Finanziario Internazionale di Dubai e in Confindustria. Attualmente è il Capo della Strategia del fondo sovrano dell’Oman che gestisce i proventi delle esportazioni petrolifere del Sultanato. Nelle pubblicazioni e nell’attività professionale si è concentrato su tassi di cambio, politica monetaria, riforme strutturali e mercati finanziari. E’ ospite fisso su Bloomberg TV ed editorialista del Fatto Quotidiano. Ha scritto “Tremonti: Il Timoniere del Titanic” con Giampiero Castellotti e “The New Economics of Sovereign Wealtyh Funds” con Massimiliano Castelli.