Perché il governo gialloverde è una tigre di carta

di Lucio Di Gaetano

Pubblicato il 2018-08-12

Il populismo è un gigante con i piedi d’argilla destinato a crollare sotto il peso delle folli contraddizioni che deve cavalcare per conservare il consenso acquisito finora. L’apparato ideale che caratterizza l’offerta politica gialloverde è fatta di bugie, chiacchiere, voli pindarici, promesse impossibili da realizzare, buone per riempire le annoiate cronache estive, ma completamente prive …

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Il populismo è un gigante con i piedi d’argilla destinato a crollare sotto il peso delle folli contraddizioni che deve cavalcare per conservare il consenso acquisito finora. L’apparato ideale che caratterizza l’offerta politica gialloverde è fatta di bugie, chiacchiere, voli pindarici, promesse impossibili da realizzare, buone per riempire le annoiate cronache estive, ma completamente prive di nerbo.

Il 2018 non è il 1930: abbiamo alle spalle una crisi economica violentissima, ma il tessuto sociale, economico e istituzionale ha retto, assicurando ai più protezione e reddito ben oltre quei livelli di sussistenza che all’epoca dell’insorgere e consolidarsi del fascismo nel nostro Paese erano solo una chimera. Il nostro Paese ha tanto, troppo da perdere, da una svolta psicotica alla Erdogan o alla Maduro e chi più ha da rimetterci sono proprio le fasce di elettorato che puntellano l’attuale cricca di pagliacci al potere: gli impiegati pubblici per il M5S, i piccoli imprenditori e i professionisti per la Lega, per quanto inconsapevolmente, volontariamente o per celia, innamorati della deriva anti-tutto, sono quelli che più hanno da perdere dall’harakiri suggerito dalle anime nere della galassia propagandistica pentafelpata.

luigi di maio matteo salvini
Vignetta di El Giva

Chi pagherà gli stipendi dei 5 milioni di dipendenti statali/regionali/ospedalieri senza Euro e Bce? Chi provvederà alle pensioni di 18 milioni di elettori comodamente spaparanzati sul divano di casa a ritwittare i selfie marittimi di Salvini senza il supporto di una Ue forte e pronta a sostenere un Paese decotto, mendicante, eppure scioccamente pretenzioso? Chi sosterrà i conti economici delle migliaia di aziende del Nord-Est e del Nord-ovest, fedeli alla chiacchiera leghista, ma, contemporaneamente, legate a doppio filo allo scambio commerciale intra-comunitario, se il nostro grande leader in costume da bagno insisterà nell’insulto quotidiano a Macron e Merkel?

Il Governo Gialloverde è una maledetta e ridicola tigre di carta. Spaventosa solo se nascosta dall’ombrellone. Pronta a scomparire per auto-combustione non appena gli italiani torneranno in ufficio e si renderanno conto che colazione, pranzo e cena, anche nel 2018, le metteremo assieme alla solita maniera: chiedendo la carità a Francoforte.

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