Il governo Lega-M5S e la prossima sfida sull’euro

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-08-08

Alesina e Giavazzi sul Corriere: il governo non può continuare a dire una cosa al mattino e il suo opposto la sera. Il costo delle riforme deve essere quantificato e come finanziarle deve essere spiegato. A meno che non ci sia qualcuno, nelle Lega o nei 5 Stelle, che in realtà pensi che un incidente  sui mercati sia addirittura auspicabile

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Le promesse elettorali senza coperture, i tassi in rialzo, la Legge di Bilancio che si avvicina. Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera oggi mettono in fila un po’ di fatti sulle spine della maggioranza Lega-M5S mentre è in arrivo l’autunno “caldo” delle scelte per il governo gialloverde. I due economisti notano che è ampiamente prevedibile un ampliamento del rischio-paese nei prossimi messi e insinuano che in effetti tutto ciò potrebbe essere parte di una strategia ben delineata:

Non sorprende quindi che da qualche giorno — da quando la Camera ha approvato il decreto Di Maio sul lavoro, da quando i 5 Stelle dicono che la Tav si deve fermare e l’Ilva pure, che il reddito di cittadinanza non si può rimandare, da quando inoltre Salvini auspica un’Alitalia nazionalizzata — i tassi di interesse abbiano cominciato a salire dimostrando la crescente sfiducia degli investitori, cioè di chi dovrebbe prestare soldi al governo per finanziare tutte le politiche di cui sopra.

Così ci stiamo avvicinando all’autunno. Se non si chiarisce presto quale linea prevarrà, se quella di Tria o della coppia Di Maio – Salvini, gli investitori abbandoneranno i Btp prima che una legge di Stabilità venga scritta. Per prevedere quali effetti avrebbe una crisi di fiducia nell’Italia, basta leggere qualche libro di storia sui governi populisti dell’America Latina degli anni Ottanta o, rimanendo più vicini a noi, sulla Turchia e l’Ungheria di questi mesi.

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Un anno di spread e gli acquisti della BCE (Corriere della Sera, 4 agosto 2018)

Il sospetto è che la maggioranza gialloverde sia alla ricerca di qualcuno a cui dare la colpa nel caso le cose vadano male. E quel qualcuno potrebbe essere il capro espiatorio per eccellenza: l’euro.

L’Ungheria ha molti problemi ma, per il suo primo ministro, Viktor Orbán, i suoi guai hanno una sola causa: il finanziere George Soros. Se la nostra situazione dovesse peggiorare è facile prevedere quali saranno i «Soros» di Lega e 5 Stelle: la Commissione europea, la Bce e gli immancabili «speculatori» cioè quelli che dovrebbero finanziare le politiche volute da Lega e 5 Stelle. Il governo non può continuare a dire una cosa al mattino e il suo opposto la sera. Il costo delle riforme deve essere quantificato e come finanziarle deve essere spiegato, con ipotesi verificabili.

È questo che i mercati si aspettano. È questo che è dovuto ai cittadini. A meno che non ci sia qualcuno, nelle Lega o nei 5 Stelle, che in realtà pensi che un incidente  sui mercati sia addirittura auspicabile. Una crisi finanziaria che prosciughi i flussi di credito verso l’Italia potrebbe essere il primo passo verso i controlli sui movimenti di capitale e la nazionalizzazione delle banche per obbligare i cittadini a finanziare il debito pubblico, un passo che renderebbe inevitabile l’uscita dall’euro.

In copertina: vignetta di El GiVa per neXt

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