Come il governo rapina Bankitalia e CDP per dare soldi all’Europa

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-06-22

Il governo è alla disperata ricerca dei soldi per l’Europa e utilizza la tecnica del raschiamento del fondo del barile

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Prima Cassa Depositi e Prestiti, poi la Banca d’Italia. Il governo è alla disperata ricerca dei soldi per l’Europa e utilizza la tecnica del raschiamento del fondo del barile.

Come il governo rapina Bankitalia e CDP per dare soldi all’Europa

E la prima mossa riguarda autorità e partecipate: venerdì prossimo l’esecutivo, tramite il ministero dell’Economia, costringerà in assemblea Cdp a distribuire al Tesoro un extra-dividendo di 800 milioni, che andranno ad aggiungersi all’assegno di 1,3 miliardi già staccato a maggio.

Gli azionisti privati, ossia le Fondazioni bancarie, fanno notare che è la prima volta da quanto la Cassa è stata trasformata in società per azioni che viene distribuita la totalità del suo utile disponibile. A questo punto delle due l’una: o l’operazione va considerata eccezionale, ma in questo caso i risparmi trovati saranno una tantum e difficilmente potranno essere accettati da Bruxelles; oppure verrà riproposta in futuro e allora non potrà non depotenziare l’attività stessa di Cdp, che è quella di finanziare progetti a lungo termine, come le grandi infrastrutture, e di promuovere lo sviluppo delle piccole e medie imprese.

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La dinamica della crescita del debito (Il Messaggero, 22 giugno 2019)

In ogni caso, non basterà certo il contributo della Cassa a soddisfare le richieste europee. E così ecco entrare in gioco la Banca d’Italia. Il governo avrebbe l’intenzione di gettare sul tavolo di Bruxelles una parte consistente degli utili di Via Nazionale. È il marzo scorso quando il governatore Ignazio Visco segnala all’assemblea un utile netto di 6,24 miliardi.

Questo comporta (secondo lo statuto) che, distribuiti i dividendi ai soci (che hanno un limite), la parte di quegli utili che va allo Stato, più le imposte dovute, ammonti a quasi 7 miliardi, due in più rispetto all’anno precedente. La speranza governativa è che proprio questi 2 miliardi in più possano essere utilizzati ora in chiave anti-deficit.

I risparmi da reddito e quota 100

Il governo ha comunque l’obbligo di rendicontare su Quota 100 e reddito di cittadinanza ma raccattare i soldi da qualche parte vorrebbe dire rinviare il redde rationem al 2020. Spiega Luca Cifoni sul Messaggero:

Le distanza tra governo italiano e commissione europea dipende essenzialmente da due fattori: da una parte le previsioni economiche e finanziarie formulate da Bruxelles, meno favorevoli, dall’altra il calcolo del cosiddetto output gap, ovvero la differenza tra crescita potenziale ed effettiva, che misura la situazione ciclica di un Paese,riducendo così nei perio di di crisi l’aggiustamento richiesto. L’Italia ritiene di essere ancora in una situazione di difficoltà, e dunque di essere tenuta solo ad un miglioramento non superiore allo 0,3 per cento del Pil.

Secondo Bruxelles invece il nostro Paese si trova ormai in una situazione ciclica normale e dunque dovrebbe garantire uno sforzo maggiore, lo 0,6 per cento del Pil. Il tema dell’output gap è da tempo al centro del confronto tecnico tra Via Venti Settembre e la commissione, ma finora non è stato possibile modificare le regole di calcolo. Che dunque per il momento vanno applicate così.

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