GoFundMe e il business delle donazioni per il Coronavirus

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-16

In Italia, durante l’emergenza Coronavirus , è diventata il veicolo principale per donare soldi alle strutture sanitarie in prima linea. Anche Chiara Ferragni e Fedez l’hanno usata. Ma…

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GoFundMe è una azienda nata nel 2010 in California che permette, con pochi click, di lanciare iniziative di raccolta fondi. Negli Stati Uniti viene usata per gli obiettivi più diversi, non soltanto non profit. C’è chi chiede aiuto per pagarsi le vacanze e chi perché non è in grado di affrontare le spese mediche. In Italia, durante l’emergenza Coronavirus , è diventata il veicolo principale per donare soldi alle strutture sanitarie in prima linea. Anche Chiara Ferragni e Fedez l’hanno usata per una campagna a beneficio del San Raffaele.

GoFundMe e il business delle donazioni per il Coronavirus

Ma, spiega oggi Stefano Feltri sul Fatto Quotidiano, non c’è soltanto questo da segnalare, ma anche che l’azienda è controllata da fondi di venture capital, raccoglie somme in Irlanda dove si pagano meno tasse e trattiene molti dati preziosi dei suoi utenti:

La beneficenza ha sempre avuto costi amministrativi e raccogliere soldi perle cause più nobili comporta spese che assorbono parte delle donazioni. La differenza è che di solito sono enti non-profit a sostenere tali costi (l’Unicef, l’Airc per la ricerca sul cancro…). Anche se questa informazione non la troverete da nessuna parte sul suo sito, GoFundMe è invece un’azienda tradizionale, una start up californiana nata per fare soldi offrendo un servizio utile, perché centralizza le raccolte fondi e riduce i costi per gli utenti. È basata a Redwood City, in California e ha meno di 30 dipendenti. Nata dieci anni fa da un’idea di Andy Ballester e Brad Damphousse, GoFundMe è una start-up matura, controllata da fondi di venture capital. Nel 2017 ha anche acquisito un concorrente, CrowdRise, diventato il ramo Charity dell’azienda, che offre servizi di raccolta fondi agli enti non-profit.

VISTO CHE GOFUNDME è u n’azienda, quindi, è lecito chiedersi dove paghi le tasse. L’unica risposta chiara sembra essere: non in Italia. Tra le condizioni di servizio nel sito in italiano si legge che “Se sei un Utente che si trova al di fuori degli Stati Uniti ma non in Australia, il tuo contratto è con GoFundMe Ireland, Ltd., 70 Sir John Rogersons Quay, Dublin ”, cioè in Irlanda, lo Stato in cui tutte le multinazionali cercano di far confluire i propri ricavi per tenerli al riparo dal fisco più esigente degli altri Paesi Ue.

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Infine, c’è il problema dei dati personali:

Come tutte le piattaforme on line, poi, GoFundMe ha un business collaterale: l’acquisizione di preziosi dati personali. Se donatea GoFundMe, la piattaforma poisaprà praticamente tutto di voi, e se condividete la campagna via Facebook, per esempio, poi Facebook sarà autorizzata a fornire tutte le vostre informazioni (dal nome, alle foto profilo) alla piattaforma. GoFundMe diventa proprietaria anche di tutti dati anche di quei donatori che aderiscono a campagne di enti non-profit lanciate sulla sua piattaforma.

Sono dati preziosi, perché includono informazioni personali, rivelano la disponibilità economica, permettono di risalire a preferenze politiche o di consumo, e GoFundMe potrà usarli per fare praticamente tutto, incluso “rispondere alle richieste delle forze dell’ordine”e “sviluppare nuovi servizi”.E i limiti sono davvero pochi: “Potremmo di tanto in tanto anche inviare promemoria o messaggi correlati a te e, per tuo conto, a terzi, nel caso in cui sia ritenuto lecito dalla legge”.

EDIT ore 14,31: La replica di GoFundMe:

GoFundMe è una piattaforma gratuita: i donatori, come spiegato chiaramente in fase di donazione, possono in maniera facoltativa lasciare una mancia, se lo desiderano, per il nostro servizio. Sta ai donatori decidere quanto vale il nostro lavoro quotidiano e i servizi di assistenza, garanzia e sicurezza che offriamo. Il dato relativo al 2,9% è una tariffa del processore di pagamento per spese tecniche.

Ad esempio, se si donano 10 euro e si sceglie di aggiungere una mancia del 10%, si paga un totale di 11 euro: 9,46 vanno al beneficiario, 0,54 al processore di pagamento, 1 euro a GoFundMe. Ma questo euro può essere eliminato, ridotto ed essere anche rimborsato se versato per errore.

Sulla raccolta dati

Siamo pienamente conformi al GDPR (General Data Protection Regulation). Raccogliamo solo le informazioni necessarie per elaborare le donazioni e tali informazioni sono condivise solo con coloro che ne hanno bisogno. Non vendiamo informazioni sui donatori a terzi. Al fine di proteggere la privacy e i dati degli utenti, seguiamo da vicino tutti i rigorosi standard imposti dalle società di carte di credito, tra cui la conformità PCI-DSS (Payment Card Industry Data Security Standard, un’iniziativa di sicurezza creata per offrire ai fornitori di servizi e ai commercianti un approccio unificato per salvaguardare le informazioni dei titolari di carte di credito impedendo frodi di carte di credito, cracking e varie altre minacce alla sicurezza e vulnerabilità). Siamo inoltre certificati con lo scudo per la privacy Ue-Usa (un meccanismo di autocertificazione per le società stabilite negli Stati Uniti d’America che intendano ricevere dati personali dall’Unione europea). Infine la nostra comunità ha la possibilità di utilizzare la nostra piattaforma con un indirizzo mail, senza collegare i propri account social media.

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