Opinioni

Gli esodati di Quota 100

dipocheparole 30/04/2019

Se ne parla già da qualche tempo: la norma su Quota 100 rischia di creare altri esodati, come la riforma Fornero. Ovvero persone che lasciano il lavoro per andare in pensione ma poi “scoprono” di non avere i requisiti ma a quel punto non possono tornare indietro. Se nel settore pubblico ci sono sei mesi di […]

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Se ne parla già da qualche tempo: la norma su Quota 100 rischia di creare altri esodati, come la riforma Fornero. Ovvero persone che lasciano il lavoro per andare in pensione ma poi “scoprono” di non avere i requisiti ma a quel punto non possono tornare indietro. Se nel settore pubblico ci sono sei mesi di tempo per presentare la domanda di pensionamento mentre si continua a restare in servizio attivo, nel settore privato non può essere così. Ai dipendenti pubblici è anche consentito di fare dietro front qualora scoprano di non essere in riga con i requisiti di legge. Differentemente, nel settore privato, sono tassative le dimissioni per avviare le pratiche pensionistiche. E, una volta date le dimissioni, difficilmente si potrà tornare indietro. Spiega oggi Il Giornale:

Ecco infatti cosa può accadere se il lavoratore pensionando raggiunge Quota 100 con un conteggio pressoché erroneo o semplicemente spurio dai vincoli legislativi precedenti ma ancora in vigore prima dell’approvazione del decreto 4/2019. Se si presume di rientrare nel traguardo utilizzando i propri 62 anni di età assieme ai 38 di contributi magari confermati dai 34 effettivamente lavorati e sommati 4 anni di riscatto della laurea ci si ritrova fuori dal cerchio consentito.

Non ci sono combinazioni alternative che tengano. Quota 100 infatti non è solo il frutto di 62 e 38 mal’inghippo o peggio, l’inganno, sta proprio nel 38. È su questo numero infatti che a partire dal 2016 si fissa il primo paletto per i dipendenti del settore privato: ossia gli anni lavorati non possono essere meno di 35 tondi come ha puntualizzato più volte l’ex numero uno di Inps Tito Boeri ogni qualvolta che sottolineava i vincoli cui sarebbe stato sottoposto il nuovo provvedimento del governo gialloverde.

Insomma è vero che 38 è il requisito minimo come è scritto nel decreto legge 4/2019 ma è 35 il requisito imposto cui bisogna necessariamente fare riferimento anche se si volesse riscattare una laurea. Anche se gli anni di corso sono stati cinque o addirittura sei. E se il decreto pubblicato in Gazzetta ufficiale non pone differenziazioni sul numero 38 lo fa la circolare dell’Istituto nazionale di previdenza emanata a tutti gli sportelli Caf.

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