La farsa di Giuseppe Conte che non è del M5S

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-09-02

Luigi Di Maio vuole farci credere che Giuseppe Conte non sia del MoVimento 5 Stelle ma una figura terza, garante (elevata?). Eppure poco più di un anno fa il Capo Politico del M5S presentava Conte come “la sintesi del M5S” e qualche mese prima lo aveva indicato come ministro di un governo politico del M5S

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La partita di governo e l’accordo tra M5S e PD si giocano in buona parte sulla figura del vicepremier. Il MoVimento 5 Stelle, con Luigi Di Maio in testa, ritiene fondamentale riproporre per il Conte-bis lo schema “a tre” già visto nella precedente edizione dell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte. Un Presidente del Consiglio e due vicepremier, uno per ciascuno dei due partiti della maggioranza.

Quando Conte era candidato ministro per il M5S

Per il M5S è logico: Giuseppe Conte è un premier “terzo”, un elevato, come lo ha definito qualche giorno fa Beppe Grillo. Ma davvero Giuseppe Conte non ha nulla a che fare con il partito di Casaleggio, Grillo e Di Maio al punto da poter essere considerato un “garante” del patto tra due forze politiche diversissime? La risposta è no. Perché anche se Conte ha rivendicato di recente di essere un “indipendente” e di non essere iscritto al M5S il premier incaricato è senza dubbio espressione del MoVimento.

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L’idea è quella di far passare Conte come un “tecnico”, ed è curioso che a farlo sia proprio il partito che di tecnici e professoroni non ne vuole proprio sapere. A marzo del 2018 Luigi Di Maio presentò il Prof. Avv. Giuseppe Conte come futuro Ministro per la Pubblica Amministrazione, la Deburocratizzazione e la Meritocrazia di un governo da lui presieduto. Era la squadra di governo #patrimoniodelPaesecome venne definita sul blog. Sul sito di Di Maio venne anche caricato un documento con un breve resume dei candidati ministri.

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Come è noto poi le cose non andarono così. Il M5S vinse le elezioni ma dovette allearsi  con la Lega per dare vita ad un Governo. Alcuni di quei candidati ministri ottennero altri incarichi (ad esempio è il caso di Pasquale Tridico all’INPS in quota pentastellata), altri uscirono dalla scena politica, altri invece vennero nominati sottosegretari o ministri. Ad esempio il Generale Sergio Costa, che non era candidato alle Politiche ed è tra i cosiddetti indipendenti è Ministro dell’Ambiente per il M5S. Oppure Armando Bartolazzi, che doveva essere ministro della Salute, è diventato sottosegretario di Stato della ministra Giulia Grillo (l’altro sottosegretario era il leghista Luca Coletto).

Quando Conte era la “sintesi del MoVimento 5 Stelle”

Restiamo al 2018 e alle fasi della formazione del Governo gialloverde. Chi fu a proporre al Presidente della Repubblica la figura di Conte come Presidente del Consiglio? Il Capo Politico del M5S Luigi Di Maio che lo annunciò ai giornalisti durante la conferenza stampa del 21 maggio 2018. Di Maio disse «abbiamo indicato il nome di Giuseppe Conte al presidente della Repubblica, sarà il premier di un governo politico» e come per rispondere alle obiezioni sul premier non eletto dal Popolo aggiunse «sono molto orgoglioso di questo nome perché è la sintesi del Movimento 5  Stelle. Non vesserà il popolo italiano. Non è stato eletto? Era nella mia squadra, lo hanno votato 11 milioni di italiani». Insomma all’epoca per Di Maio Conte non solo era “la sintesi del M5S” (quindi non certo una figura terza) ma addirittura era come se fosse stato eletto visto che era nella sua squadra di governo “votata” (ma non fu così naturalmente perché non si vota alcuna squadra) dagli italiani il 4 marzo.

Insomma se all’epoca Conte era addirittura stavo “votato” dagli elettori del M5S come è possibile che oggi non sia nemmeno più la “sintesi” del partito ma anzi una figura terza? Si dirà che è un politico “indipendente”, che non ha tessere di partito in tasca. Ma a smentire l’equidistanza di Conte dal Partito Democratico e dal MoVimento basta questo video qui sopra, pubblicato inizialmente sui canali social del M5S. È il video girato all’interno di quello che era il quartier generale del comitato elettorale del M5S la notte dello spoglio dei voti.

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E chi si vede mentre festeggia assieme ai vari Paragone, Bonafede, Di Battista, Carelli e Di Maio? Proprio lui, il futuro premier “indipendente”, quello che dovrebbe essere una figura super partes e garante.  O che almeno secondo Di Maio (che lo ha designato) dovrebbe esserlo. All’epoca però era tutt’altro che indipendente. Ma è evidente che così non è. Altrimenti che ci faceva uno che non era nemmeno candidato alle elezioni nel quartier generale del M5S quella sera? Conte non sarà iscritto a Rousseau, ma questo non significa che non sia espressione politica del MoVimento 5 Stelle. E visto che è palesemente così non c’è bisogno di due, quattro o otto vicepremier. Ne basta eventualmente uno, ma per ovvie ragioni Di Maio punta i piedi, perché se così fosse allora il vicepremier sarebbe del PD ma soprattutto Conte avrebbe mano libera per assumere il ruolo di leader del M5S.

Leggi sull’argomento: Rousseau, cronaca di un voto annunciato

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