Giuseppe Casamonica: il ritorno in carcere del capoclan della mafia a Roma

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-07-17

Era uno dei “quattro re” che si erano presi Roma prima dell’inchiesta Mafia Capitale. Nei giorni scorsi si era “celebrata” la sua liberazione dopo aver scontato la pena in una comunità di recupero. Adesso il nuovo arresto

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Giuseppe Casamonica torna in carcere. Dalle primi luce dell’alba, circa 250 militari del Comando Provinciale Carabinieri di Roma, con l’ausilio di unità cinofile, un elicottero dell’Arma e del personale dell’8 Reggimento ”Lazio”, sono impegnati fra Roma e le provincie di Reggio Calabria e Cosenza per eseguire 37 misure cautelari in carcere, emesse dal gip del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di soggetti ai quali viene contestato anche l’art. 416 bis, per avere costituito e preso parte all’associazione mafiosa denominata ”clan Casamonica”.

Giuseppe Casamonica torna in carcere

Di Giuseppe Casamonica si era “celebrata” nei giorni scorsi la liberazione dopo dieci anni di galera per traffico di stupefacenti trascorsi però in una comunità di recupero. Giuseppe Casamonica era uno dei “quattro re” che si erano presi Roma prima dell’inchiesta Mafia Capitale: la sua “zona” di influenza era Tuscolano ed Anagnina, nel quadrante Sud Est della Città Eterna.

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I quattro Re di Roma (infografica da Dagospia)

All’epoca Repubblica raccontò come davanti alla villa del boss ci fossero tre uomini di guardia e la sorella maggiore Liliana  – arrestata per aver segregato l’ex cognata minacciando di sfregiarla con l’acido e di portarle via i piccoli — chiedeva ai giornalisti di non sostare davanti alla casa. Secondo gli inquirenti Giuseppe Casamonica è il promotore dell’associazione a delinquere: i soggetti sono anche ritenuti responsabili, in concorso fra loro e con ruoli diversi, di aver costituito un’organizzazione dedita al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, usura, concessione illecita di finanziamenti ed altro, tutti commessi con l’aggravante del metodo mafioso.

Gli arresti nel clan dei Casamonica

Ci sono i cinque clan che si spartiscono Ostia e che hanno sempre controllato il territorio sul litorale romano gestendo le spiagge, il racket dei negozi, il videopoker e il traffico di sostanze stupefacenti. Ma ci sono anche gli altri, riepilogati Nel rapporto Mafie nel Lazio della Regione Lazio  i Casamonica sono indicati tra i cinque clan che si spartiscono Ostia e che hanno sempre controllato il territorio sul litorale romano. Il numero totale di famiglie è 75: tutti hanno un’influenza più o meno diretta sulle attività illecite o ai limiti del lecito della città e molti, riepilogati oggi nell’infografica che vedete qui sotto, sono personaggi ormai “storici” della mala romana. Come ad esempio i Proietti che vengono localizzati nel quartiere Donna Olimpia – Monteverde e che, secondo i racconti dei “pentiti” della Banda della Magliana, erano storicamente i rivali dei trasteverini, tanto che vennero per tanto tempo da loro accusati dell’omicidio di Franco Giuseppucci, detto Er Fornaretto perché figlio di un fornaio o Franchino er Negro, e che venne ucciso in un agguato a piazza San Cosimato da due uomini che si affiancarono con la moto alla sua automobile e poi cominciarono a sparare in pieno centro di Roma.

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Le mafie a Roma (Fonte: II Rapporto Mafie nel Lazio – Regione Lazio)

L’omicidio di Giuseppucci, che nella trasposizione letteraria e cinematografica venne trasformato nel capo carismatico della Banda con il nomignolo di Libanese, scatenò una faida tra la Magliana e i “pesciaroli” (i Proietti gestivano un banco del pesce al mercato di piazza San Giovanni di Dio) che culminò nell’agguato di via di Donna Olimpia, quando Antonio Mancini e Marcello Colafigli intercettarono Maurizio detto il Pescetto e suo fratello Mario soprannominato Palle d’oro mentre rientravano a casa con le famiglie e cominciarono a sparare, uccidendo il primo e ferendo gravemente il secondo, prima di fuggire all’arrivo delle guardie, infilarsi in un’abitazione e da lì chiamare al bar considerato (ma non dalle sentenze) il covo della Banda per chiedere aiuto mentre la polizia era alla porta. Mancini concluse la telefonata dicendo al suo interlocutore “Se vedemo tra trent’anni”. Colafigli invece ottenne la seminfermità mentale perché disse al giudice che l’ordine di uccidere i Proietti glielo aveva dato Giuseppucci comparendo nello schermo della televisione mentre stava guardando un varietà.

La mafia nuova

Il magma mafioso proviene quindi in buona parte da napoletani e siciliani che si erano stabiliti a Roma e ne avevano fatto territorio di conquista. In buona parte invece è autoctono. E se da Testaccio, Trastevere e Magliana provenivano le prime batterie che poi si sono evolute in bande, sul litorale i cinque clan che vengono spesso richiamati nelle cronache giudiziarie e nella fiction come Suburra – sono i Triassi, i Casamonica, i Fasciani, i Guarnera e gli Spada. 

antonio mancini chi l'ha visto banda della magliana
Antonio Mancini a Chi l’ha visto?

In gran parte di etnia sinti, i clan che si sono spartiti il litorale hanno lavorato sullo “strozzo” e sulle estorsioni acquisendo poi le attività imprenditoriali prese di mira, hanno gestito lo spaccio di sostanze stupefacenti e poi hanno tentato di ripulirsi acquisendo gli stabilimenti balneari.

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Le mafie nel Lazio (Fonte: II Rapporto Mafie nel Lazio – Regione Lazio)

Si sono fatti la guerra con morti e feriti, sono stati incriminati per le scommesse clandestine e si sono costruiti ville e villini con tanto di videocamere di sorveglianza per non rischiare nulla. Hanno comandato per anni con una tecnica ben precisa: l’invisibilità. Mai farsi vedere, mai farsi notare, mai attirare l’attenzione.

Leggi sull’argomento: Giuseppe Casamonica: il ritorno in libertà del capoclan 

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