Fatti
Giorgia Meloni è fatta così: si indigna per un video satirico ma fa spallucce su Zaki
Enzo Boldi 15/04/2021
Un viaggio in tutte le incoerenze comunicative (e politiche) della leader di Fratelli d’Italia
Una lotta continua contro il politicamente corretto, ma poi quando viene toccata da una satira innocente (che solo qualche analfabeta funzionale sui social riesce a confondere con la realtà) si indigna e passa al contrattacco. Giorgia Meloni ha montato una sterile polemica per il video mandato in onda venerdì scorso da Propaganda Live, il programma di La7 condotto da Diego Bianchi. Nel filmato – satirico e realizzato proprio con quell’intento, come anche spiegato dal conduttore al rientro in studio – si mostra la leader di Fratelli d’Italia che risponde a una domanda di Maurizio Costanzo sul ddl Zan. E la risposta (non reale, ma quella reale è quasi peggiore) è una continua risata. Ma per tutto ciò, la deputata e segretaria di FdI si è indignata. Peccato che lo stesso atteggiamento non lo abbia avuto per la “non presa di posizione” del suo partito al Senato nei confronti della cittadinanza onoraria italiana a Patrick Zaki (che è molto più di un gesto simbolico). Ma anche in molte altre occasioni.
Giorgia Meloni che s’indigna per un video satirico, ma fa spallucce su Patrick Zaki
Il video contestato è quello realizzato da Alessio Marzilli (non da Simone Alliva, come erroneamente scritto in precedenza, ndr) che, per chi non lo conoscesse, realizza questo tipo di filmati (famosissimi quelli con i “silenzi”) a mo’ di satira trasversale. Insomma, castigat ridendo mores tutti i partiti. È, ormai, un personaggio molto noto sui social e in televisione, portato alla ribalta da Propaganda Live che ogni settimana manda in onda uno dei suoi video. Ma il suo ultimo contribuito non è piaciuto a Giorgia Meloni e a qualche utente in rete che non è riuscito a individuare il confine tra realtà e satira.
“Come manipolano la realtà per accusarti di omofobia”, titola il filmato condiviso su Facebook da Giorgia Meloni. E poi ecco il melenso post che lo accompagna.
La posizione di Fratelli d’Italia sul ddl Zan sull’omofobia è molto chiara. L’ho espressa chiaramente in Parlamento e tutte le volte che, in tv e nelle interviste, mi è stato chiesto di farlo. Ho espresso sempre con rispetto le mie idee e ciò che non condivido di quella proposta, senza mai offendere nessuno, tantomeno scherzarci su. Per questo è surreale che in queste ore ci sia chi stia tentando di utilizzare sul web e sui social un video montaggio satirico – andato in onda su Propaganda Live sulla mia partecipazione al Maurizio Costanzo Show – per accusarmi, ancora una volta, di essere omofoba e addirittura di aver riso dell’aggressione di due ragazzi che si baciavano. Episodio che, ricordo, ho condannato subito e con fermezza. Questo non cambia ciò che penso della proposta dell’Onorevole Zan: un provvedimento che non vuole combattere le discriminazioni ma punire con nuovi reati d’opinione chi non piega la testa al pensiero unico e introdurre l’ideologia gender nelle scuole, a partire dalle elementari. E su questo sono pronta a confrontarmi con chiunque, nel rispetto reciproco.
Insomma, si indigna perché qualcuno non ha capito l’intento satirico del montaggio fatto da Alessio Marzilli. Insomma, dà peso a qualcuno che non è riuscito a distinguere la satira dalla realtà. Questione di priorità. Ma, analizzando a fondo il contenuto del post Facebook, ecco spuntare l’ennesima bufala – ripetuta come un mantra – proprio sul ddl Zan: “La legge punisce i nuovi reati di opinione e introduce l’ideologia gender nelle scuole”. Fake News, come abbiamo già smentito più volte nel corso degli ultimi mesi.
Inoltre, la leader di Fratelli d’Italia sostiene che il video di Marzilli faccia riferimento a un suo artefatto commento sui alcuni fatti di cronaca – come quello accaduto nella stazione Valle Aureli di Roma – con violenze nei confronti di persone omosessuali. In realtà, come conferma anche lo stesso filmato pubblicato da Giorgia Meloni, il montaggio satirico è stato realizzato basandosi sulla presa di posizione di Maurizio Costanzo: “È il momento di fare la legge contro l’omofobia”.
Le spallucce su Patrick Zaki
In tutto questo, si inseriscono le scarne parole della stessa segretaria di Fratelli d’Italia sul Patrick Zaki. Il suo partito, infatti, ieri ha deciso di astenersi al Senato durante il voto sulla cittadinanza italiana allo studente egiziano (che studia all’Università di Bologna) rinchiuso da oltre un anno nel carcere egiziano di Tora con accuse molto vacue e non ben definite e comprovate da prove certe. Ma Giorgia Meloni, a nome del suo partito, ha spiegato così questa posizione fuori dal coro: “Siamo molto solidali con Zaki, ma sono convinta che un’ingerenza tale del Parlamento italiano non lo aiuti”.
Ovviamente non è così e quanto deciso ieri da Palazzo Madama (che, di fatto, ha passato ora la palla in mano al governo sul caso Zaki) non è solamente simbolico. E lo spiega il deputato Filippo Sensi a Il Corriere della Sera: “La cittadinanza non è simbolica e permetterebbe a Zaki e ai suoi familiari di aver diritto al sostegno della nostra ambasciata; e poi potrebbe venire usata come leva di pressione diplomatica con il Cairo: non soltanto la società civile italiana, ma le istituzioni democratiche sono scosse. Nessuno nega l’importanza dell’Egitto su tanti dossier, ma c’è uno studente che dorme per terra da oltre un anno. Speriamo che il governo su peri ogni reticenza. Se una co sa è giusta va fatta”.
Insomma, il tema della mobilitazione in favore della cittadinanza italiana allo studente italiano è un qualcosa che non risponde alla descrizione fatta dalla leader di Fratelli d’Italia e dal suo partito. Eppure Giorgia Meloni, a differenza di quanto dichiarato ieri, corse immediatamente (quando faceva ancora parte della grande coalizione del Popolo della Libertà) corse in soccorso di Silvio Berlusconi dichiarando il falso in aula attraverso il famoso voto che portò il Parlamento italiano a dichiarare Ruby Rubacuori (al secolo Karima El Mahroug) come nipote di Mubarak. L’Egitto, dunque, visto con due occhi diversi.
Tra satira e bufale
Alla fine vogliamo tornare al tema delle bufale condivise da Giorgia Meloni sulla qualunque. Tralasciamo la sua proposta di dare mille euro a tutti all’inizio della pandemia (per poi criticare il sistema dei bonus attuato dal governo Conte per diverse categorie). Ma analizziamo, per esempio, la sua condivisione (contestuale a quella di Matteo Salvini) di quel famoso video del TgR Leonardo sul Coronavirus creato in un laboratorio cinese. Un filmato pubblicato sui social nonostante le smentite del giornalista e del conduttore della trasmissione che, già all’epoca, contestualizzarono quelle immagini realizzate e mandate in onda nel 2015.
Insomma, Giorgia Meloni se la prende con chi realizza, con chi fraintende un video satirico. Poi condivide bufale sui social, vota per dichiarare “nipote di Mubarak” una ragazza (minorenne) che non aveva nulla a che vedere con Mubarak. E, alla fine della fiera, dice fa spallucce su Patrick Zaki raccontando una versione facilmente smentibile. Tutto questo racchiude la propaganda di Fratelli d’Italia.