L’ultima sconfitta di Paragone: bocciato il ricorso sul Green Pass per entrare al Parlamento

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-12-15

La Consulta ha dichiarato inammissibili le mozioni presentate dal senatore e da altri parlamentari del Gruppo Misto

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Non c’è nulla di incostituzionale e non sono state giudicate illegittime le delibere di Camera e Senato entrate in vigore per imporre la verifica del Green Pass per accedere alle Aule del Parlamento. È questa, in sintesi, la decisione della Corte Costituzionale, che si è riunita questa mattina in camera i consiglio, in merito al ricorso presentato dal senatore di ItalExit Gianluigi Paragone e da altri otto deputati che fanno parte de “L’Alternativa” all’interno del Gruppo Misto a Montecitorio. Una nuova sconfitta per quei rappresentanti delle istituzioni che hanno avviato, da mesi, una battaglia contro la certificazione verde.

Gianluigi Paragone e il ricorso contro il Green Pass bocciato dalla Consulta

All’indomani dell’ennesimo episodio che ha visto protagonista la deputata Sara Cunial – entrata alla Camera senza certificazione verde – in una nota dell’ufficio stampa della Consulta, pubblicata da AdnKronos, si spiegano i motivi che hanno portato i giudici a respingere l’ennesimo tentativo di Gianluigi Paragone e degli altri otto deputati di bloccare la verifica del Green Pass per accedere a Montecitorio e Palazzo Madama, modalità entrata in vigore dalla fine di settembre:

“La Corte ha ritenuto che dai ricorsi non emerga alcuna manifesta lesione delle attribuzioni proprie dei parlamentari e che spettino all’autonomia delle due Camere l’interpretazione e l’applicazione dei rispettivi regolamenti”.

I ricorrenti avevano chiesto alla Corte Costituzionale di esprimere un parere sulle modalità con cui è stata introdotta questa verifica del certificato verde in Parlamento: secondo loro, infatti, ci sarebbe stato un vulnus rappresentato da una decisione presa dagli organi interne alle due Camere, senza passare dalla votazione (a maggioranza assoluta) in Aula. Perché, sempre secondo Paragone e gli altri otto deputati (che hanno presentato ricorsi singoli e non collettivi) le modifiche dei regolamenti interni sarebbero dovute passare dal voto dei parlamentari.

Secondo la Consulta, però, tutto è avvenuto nella forma corretta. Anche costituzionalmente parlando. Perché decisioni di questo tipo, secondo i giudici, sono state legittimamente prese dagli organi preposti (il consiglio e gli uffici delle due Presidenze, a anche il Collegio dei Questori). Inoltre, non è stata ravvisata alcuna criticità costituzionale dietro la richiesta di esibizione della certificazione per partecipare ai lavori parlamentari.

(foto: da PiazzaPulita, La7)

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