Gian Carlo Blangiardo: chi è il nuovo presidente dell’ISTAT

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-11-18

Sull’immigrazione ha offerto una sponda tecnica alle iniziative di Salvini. Ma su aborto e pro life ha dato il meglio di sé…

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Gian Carlo Blangiardo è il nome per la presidenza dell’Istat, al posto di Giorgio Alleva , proposto dalla ministra della Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno. Classe 1948, Blangiardo è un demografo dell’Università di Milano Bicocca responsabile del settore statistica della Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità). La Federazione lavoratori della conoscenza (Flc) della Cgil lo ritiene incompatibile per quel ruolo: la vicinanza con il partito di Matteo Salvini minerebbe l’indipendenza dell’Istituto nazionale di statistica. Il Fatto oggi ha raccolto alcune sue dichiarazioni che dimostrano questa vicinanza:

“Sugli immigrati non ho paura di parlare di espulsioni e porte chiuse. Qui non ci stanno: è un dato di fatto (…) Bisogna togliere a tanti poveri disgraziati l’idea che la soluzione dei loro problemi sia indebitarsi per infilarsi su una barca o attraversare il deserto rischiando la vita”(La Stampa, 24 luglio 2018)

“I flussi consentono da anni stanziamenti pubblici miliardari a favore delle lobby del soccorso e dell’accoglienza di Ong, cooperative ed enti cattolici. Organismi strettamente legati alla politica che costituiscono un bacino di voti di grande rilevanza soprattutto per il Pd” (“Immigrazione, la grande farsa umanitaria”, 2017, di G. Blangiardo, G. Gaiani, G. Valdiara)

“L’integrazione si realizza attraverso altre strade, non con la cittadinanza immediata. Questo provvedimento (lo Ius soli, ndr) mi sembra una gran perdita di tempo da parte della nostra classe politica, che invece dovrebbe dedicarsi a problemi ben più urgenti e importanti peri cittadini”(Il Populista, 17 giugno 2017)

Blangiardo è anche un frequentatore del meeting di Comunione e Liberazione di Rimini. E le sue idee sull’aborto rispecchiano le sue frequentazioni:

“Sarebbe plausibile attribuire alla 194 il merito di averridotto gliaborti, solose con il passare degli anni dalla sua entrata in vigore le si potesse accreditare una qualche azione di prevenzione. Ma chi si sentirebbe oggi di affermare che è proprio grazie alla legge 194 che sisono potute prevenire più di 100mila interruzioni annue? Verosimilmente, a seguito di una contraccezione più diffusa (…)e, in positivo, anche delle crescenti iniziative del volontariato pro-life che si è prodigato nell’aiutare a risolvere i problemi che inducono ad abortire. Smettiamola di credere, e di proclamare, che la legge 194 abbia meriti per gli oltre 100 mila casi che mancano alla conta rispetto a trent’anni fa. Semmai, ricordiamoci delle sue responsabilità per i 140mila che ancora oggi avvengono” (Avvenire, 16 febbraio 2008)

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