Giada Giraldi: via da ACEA dopo l’arresto di Lanzalone

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-06-21

La PR ha chiuso il suo rapporto con ACEA lunedì. Ma sulla sua pelle si gioca una guerra per bande interna alla multiutility

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Giada Giraldi ha chiuso lunedì il suo rapporto con ACEA. L’addio al contratto da 55mila euro lordi l’anno arriva dopo la conferenza stampa della procura di Roma sull’operazione Rinascimento alla quale la donna si era presentata venendo subito riconosciuta e finendo per essere trattenuta per parlare con i pubblici ministeri. La vicenda comincia con l’articolo pubblicato su Dagospia in cui si malignava riguardo una sua presunta relazione con Luca Lanzalone. Ma ci sono due versioni sulla figura di Giada Giraldi e le racconta entrambe Repubblica. Qui si racconta che per Lanzalone la Giraldi era un problema ma non poteva fare nulla perché aveva ottenuto un contratto di consulenza:

I guai del presidente iniziano non con l’arresto, ma il 6 aprile scorso quando il sito “Dagospia” pubblica un articolo che allude a una relazione sentimentale tra il numero uno di Acea e la pierre Giada Giraldi. Quell’articolo per Lanzalone è un segnale chiaro: è sotto ricatto da chi occupa poltrone all’interno di Acea. Il presidente ne è certo e lo dice in azienda, ma ha le mani legate perché Giada Giraldi ha ottenuto un contratto di consulenza.

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Giada Giraldi: foto da Dagospia

Nell’articolo di Mauro Favale invece si dipinge la donna come voluta da Lanzalone:

Eppure, raccontano, l’ex presidente Acea, non si separava mai da Giada Giraldi, bionda pierre romana, conosciuta al suo arrivo nella capitale e messa sotto contratto nella multiutility capitolina dell’acqua e dell’energia. Una consulenza da 55 mila euro l’anno legata alla presidenza che qualche giorno fa è stata rescissa consensualmente.

Per due motivi: il primo è rappresentato dalle dimissioni di Lanzalone, finito ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sullo Stadio della Roma. Venendo meno il presidente che aveva sottoscritto quell’incarico, Acea ha ritenuto conclusa quella consulenza. Il secondo «per questioni di opportunità», spiegano dall’azienda. Già, perché la Giraldi è stata protagonista di un episodio poco chiaro, avvenuto proprio il giorno degli arresti.

Sulla pelle di Giraldi però a quanto pare si gioca una partita molto più importante che riguarda ACEA e le due anime del M5S Roma: quella che fa capo a Raggi e quella che fa capo a De Vito.

Del resto è da mesi che in Acea i vertici sono in subbuglio, almeno da gennaio quando – come ricostruito da Repubblica – 12 addetti stampa vengono rimossi dal loro ruolo con una prassi così brutale da sensibilizzare la stessa Raggi che invia una lettera a Lanzalone chiedendo conto della faccenda. La missiva è in realtà una sponda della sindaca al suo uomo rispetto agli scontri sempre più violenti con l’ad Stefano Donnarumma, più vicino all’ala dei 5Stelle che fa capo al presidente dell’Assemblea capitolina, Marcello De Vito. Lo scontro si accende sulla divisione dei poteri, dalle sponsorizzazioni alle relazioni esterne fino all’audit.

Un tira e molla sotterraneo sul quale ha avuto la meglio l’ad. Ma il peso reale di Donnarumma emergerà in maniera chiara oggi, in seno al cda. L’organo di governo ha 9 consiglieri: uno (Lanzalone) non può votare, 4 sono di espressione del Comune e gli altri 4 degli azionisti privati (i francesi di Gdf Suez e Caltagirone). I privati per il momento stanno a guardare, mentre la battaglia vera si consuma tra le correnti dei 5S. Quella legata a De Vito vorrebbe il conferimento di un incarico ad interim e pro tempore a Donnarumma. Raggi invece parteggia per la nomina di una persona terza, magari una delle tre donne che siedono in cda.

Leggi sull’argomento: Lanzalone, i messaggi di Virginia Raggi su Whatsapp

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