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Calenda è stato davvero un affarone? Cosa potrebbe succedere se Fratoianni e Bonelli abbandonano Letta

Enzo Boldi 04/08/2022

Dopo l’accordo con Azione, Sinistra Italiana ed Europa Verde minacciano l’addio

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“Ma non so spiegarmi se il nostro amore appena nato è già finito”. Questo verso dell’iconica “Se telefonando” cantata da Mina e scritta (anche) da Maurizio Costanzo sembra riassumere al meglio il clima che si respira in quel famoso campo largo “democratico e progressista” che Enrico Letta sta tentando – a fatica – di mettere in piedi in vista del voto del prossimo 25 settembre. Il rischio più grande è quello dell’effetto “Karate Kid”: metti la cera, toglia la cera. Metti Azione, togli Sinistra Italiana e Verdi. Perché l’accordo sancito tra Enrico Letta e Carlo Calenda ha immediatamente fatto storcere il naso a Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli che hanno chiesto al segretario del PD un nuovo tavolo di confronto (che potrebbe arrivare nella giornata di oggi) per ridiscutere quegli equilibri in bilico di questa coalizione elettorale.

Fratoianni Bonelli addio? Cosa rischia il PD dopo l’accordo con Calenda

Come spiega il quotidiano la Repubblica, gli eventi politici degli ultimi giorni hanno rimesso in discussione quella che sembrava essere ormai una certezza: il duo Fratoianni-Bonelli potrebbe ben presto dire addio a quel patto sancito solo pochi giorni fa. E tutto per “colpa” di Carlo Calenda.

“Essendo cambiate le condizioni su cui abbiamo lavorato in questi giorni, sono in corso riflessioni e valutazioni che necessitano di un tempo ulteriore”.

Questo il principale contenuto della nota congiunta firmata dai rappresentanti di Sinistra Italiana ed Europa Verde. Valutazioni che raccontano di un malcontento, provocato anche dalle recenti dichiarazioni fatte dal deus ex machina di Azione che ha più volte sottolineato e ribadito come Fratoianni (in particolare) non voglia condividere la cosiddetta Agenda Draghi all’interno del patto elettorale (oltre a non aver votato e sostenuto il governo guidato dall’ex Governatore della BCE). Angelo Bonelli, inoltre, spiega chiaramente i motivi di questo malcontento all’interno dell’ormai ribattezzata “coalizione cocomero“:

“Quell’accordo non parla al popolo di centrosinistra e va rinegoziato, sia nei punti programmatici, mettendo al centro giustizia sociale e climatica, sia nella suddivisione dei collegi. Il partito di Calenda non merita il 30%, è sovrastimato: ricordo che la nostra federazione noi alle ultime amministrative abbiamo preso il 4% a livello nazionale, lui l’1,7”.

E a stretto giro di posta – come riporta La Stampa-, nel bel mezzo di una giornata ricca di telefonate tra i vari protagonisti, Nicola Fratoianni è apparso inscalfibile nella sue idea di non scendere a patti (elettorali) con Calenda:

“Non farò campagna parlando bene di un governo a cui ho fatto opposizione. Se c’è l’Agenda Draghi io non ci sono”

Una sintesi che, dunque, sembra impossibile da trovare. E nelle ultime ore, come riportato da Giovanna Vitale su La Repubblica, uno dei fedelissimi di Fratoianni avrebbe addirittura aperto le porte a una possibile alleanza elettorale tra Sinistra Italia ed Europa Verde con quel che resta del MoVimento 5 Stelle di Giuseppe Conte. Quindi, ribaltando la situazione: metti M5S, togli Pd e Azione. Il tutto mentre potrebbe riaccendersi la fiammella – che appariva già spenta, ma la politica insegna a non fidarsi mai troppo – di un possibile nuovo patto elettorale che vedrebbe il PD sempre più spostato verso il centro (e sempre meno a Sinistra): togli il duo Fratoianni-Bonelli, metti Matteo Renzi.

Il capitolo “collegi uninominali”

La rottura, dunque, sembra inevitabile. Ma come potrebbero cambiare gli equilibri, anche in termini di mero risultato elettorale. Come riporta un’elaborazione di YouTrend, l’accordo PD-Azione porterebbe a questa coalizione del campo largo 16 seggi uninominali, di cui 15 sottratti al centrodestra. Insomma, sembrerebbe esserci un bel guadagno e ossigeno puro per dare un equilibrio parlamentare anche in caso di sconfitta. Ma gli stessi numeri si sgonfiano mostrando cosa accadrebbe qualora Sinistra Italiana ed Europa Verde decidessero di scendere da quella barca elettorale (magari alleandosi proprio con il MoVimento 5 Stelle): Senza SI e Verdi, infatti, il Pd perderebbe 14 seggi uninominali, consegnandone 11 al centrodestra. Numeri che dovrebbero aprire un nuovo fronte di riflessione. In attesa di Renzi che, però, al momento continua a dire di voler correre da solo. Non per “colpa” di Calenda, non tanto per la presenza della coppia Fratoianni-Bonelli. Ma per quei posti “riservati” a Di Maio e altri “esodati” dal MoVimento 5 Stelle.

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