Attualità
Francesco Zampaglione condannato per la rapina in banca a Monteverde
neXtQuotidiano 25/02/2020
Due anni e dieci mesi per l’ex Tiromancino, la procura ne aveva chiesti di meno. Il 29 agosto scorso Zampaglione entrò in una filiale di Monteverde con il volto coperto e minacciò, armato di una pistola giocattolo, i dipendenti al fine di farsi consegnare il denaro. Diede anche un morso a un cassiere, poi si giustificò: «L’ho fatto per mostrare la disperazione di un comune cittadino nei confronti della politica economica di questo Paese»
È stato condannato a 2 anni e 10 mesi, con rito abbreviato, Francesco Zampaglione, 49 anni, ex componente del gruppo dei Tiromancino e fratello del leader Federico, per l’accusa di tentata rapina in una banca a Roma. La Procura aveva sollecitato una condanna a 2 anni e 2 mesi. I fatti risalgono al 29 agosto scorso quando Zampaglione entrò in una filiale di Monteverde con il volto coperto e minacciò, armato di una pistola giocattolo, i dipendenti al fine di farsi consegnare il denaro. Dopo una breve colluttazione con uno dei cassieri, Zampaglione si diede alla fuga ma venne bloccato a poca distanza dall’istituto di credito dai poliziotti del reparto Volanti che erano stati allertati da un cliente dalla banca.
Francesco Zampaglione condannato per la rapina in banca a Monteverde
Giovedì 29 agosto 2019 Zampaglione si era presentato alla filiale di Banca Intesa a Monteverde armato di una pistola poi rivelatasi finta. Aveva preteso da un cassiere di farsi consegnare i soldi nelle casse, che però erano praticamente vuote. Il cassiera aveva provato a bloccarlo e il fratello di Federico lo aveva morso a un braccio. Era poi uscito dalla banca con una borsa piena di soldi e si era cambiato la maglietta in strada. Il cassiere lo ha seguito e ha segnalato i suoi spostamenti alla polizia che lo ha arrestato poco dopo.
Il primo settembre l’udienza di convalida presso il GIP di Roma Clementina Forleo lo aveva lasciato in carcere perché Zampaglione ha mostrato propensione a delinquere e potrebbe farlo di nuovo, ha raccontato La Stampa all’epoca. «Non l’ho fatto per soldi, ho una buona disponibilità economica», tenne all’epoca a specificare: «Era un atto dimostrativo, l’ho fatto per mostrare la disperazione di un comune cittadino nei confronti della politica economica di questo Paese».
La modalità del colpo, anche se portato avanti con una pistola giocattolo ma con l’aggressione al cassiere morso a un braccio dopo che si era rifiutato di consegnare il bottino, non depongono a favore dell’accusato. Nonostante il 49enne avesse ammesso la tentata rapina ma descrivendola come una sorta di bandiera di protesta. E poi smentendo le voci secondo le quali all’origine del gesto ci sarebbero stati motivi di natura economica.
«Non l’ho fatto per soldi» ha sostenuto l’artista. A tentare di sciogliere i dubbi sull’intera vicenda l’accorato appello della compagna, la fotografa Gioia Ragozzino, autrice anche del fortunato testo “La descrizione di un attimo” che tanto successo aveva avuto quando ancora i due fratelli Zampaglione facevano parte della stesa band. Prima che Francesco la abbandonasse nel 2015 («Purtroppo dopo l’ennesima lite furibonda tra me e mio fratello Federico mi trovo a dover rinunciare mio malgrado al proseguimento del Tour» scriveva all’epoca).
In seguito a Zampaglione erano stati concessi gli arresti domiciliari. Oggi il giudice ha anche respinto la richiesta di revoca dei domiciliari avanzata dalla difesa di Zampaglione, poiché a suo parere le esigenze cautelari non sono ancora venute meno.
In copertina: Francesco Zampaglione con Federico Zampaglione