Francesco Lo Coco: la morte del prof e i problemi all’università

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-03-08

“Sembrava che qualcuno gli stesse facendo terra bruciata intorno. E lui non capiva il perché”, racconta Il Fatto

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Il Fatto Quotidiano fornisce oggi qualche elemento in più sulla morte del professor Francesco Lo Coco, che si è tolto la vita a Roma per motivi ancora misteriosi.

La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio. “Un atto dovuto”, chiariscono subito fonti inquirenti, sostenendo che si tratti solo di un modo per fare qualche accertamento in più, sui dispositivi elettronici e sulle (tante) conoscenze dell’uomo. Come riferiscono al Fatto persone che collaboravano con il professore 63enne, ultimamente le cose al Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione dell’Università Tor Vergata le cose non andavano particolarmente bene.

Da un po’di tempo qualcuno era arrivato a mettere in discussione il suo ruolo di responsabile presso il Laboratorio di Diagnostica Integrata Oncoematologica e, nel frattempo, lui aveva fatto richiesta per una cattedra presso il Dipartimento di Ematologia alla Sapienza. Per cambiare aria? Può darsi, è quello che stanno cercando di capire gli inquirenti.

C’è da sottolineare che la terapia messa a punto da Lo Coco riguarda solo una particolare forma di leucemia, ed è attualmente utilizzata. La seconda è che Lo Coco non era uno di quelli che curava o trattava le malattie con rimedi naturali o altre cose basta leggere il titolo del paper pubblicato nel 2013 per accorgersi che non era così:  Retinoic acid and arsenic trioxide for acute promyelocytic leukemia. Era uno scienziato vero.

Fatto sta che alla Sapienza – dove era stato anni fa – non è mai tornato: in graduatoria è finito secondo, superato da un altro professionista del settore proveniente dall’Università di Novara. Ovviamente, i problemi di lavoro possono essere fra gli indicatori di una situazione di fragilità personale. L’unico,al momento,visto che per ora non sono emerse né difficoltà in famiglia, né a livello di salute.

E l’apertura dell’inchiesta da parte della Procura ha reso ancora più diffidenti i compagni di viaggio e i colleghi di una vita del professore, che si sono trincerati nel silenzio. Segno che qualcosa, a livello professionale, deve essere accaduto. Per quanto riguarda i possibili risvolti penali, le indagini fin qui non hanno permesso di individuare una pista precisa. Ammesso che ve ne siano.

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