Filippo Facci e le “tette da vecchia matrona” di Selvaggia Lucarelli

di Mario Neri

Pubblicato il 2020-04-05

Con l’eleganza che gli è propria e che tutti gli riconoscono, ieri su Facebook Filippo Facci è andato all’attacco di Selvaggia Lucarelli gettando un po’ di sessismo all’interno del dibattito sulle responsabilità di Regione Lombardia nella diffusione del Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19: Datemi un altro lavoro. Datemi la pensione anticipata. Qualsiasi cosa, pur di non …

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Con l’eleganza che gli è propria e che tutti gli riconoscono, ieri su Facebook Filippo Facci è andato all’attacco di Selvaggia Lucarelli gettando un po’ di sessismo all’interno del dibattito sulle responsabilità di Regione Lombardia nella diffusione del Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19:

Datemi un altro lavoro. Datemi la pensione anticipata. Qualsiasi cosa, pur di non correre il rischio che qualche demente possa pensare che questa gossipara spargizizzania, che porta male a tutto quel che tocca ed è diventata nota perlopiù per le sue tette da vecchia matrona, possa essere accomunata allo stesso mestiere che faccio io.

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Oggi il Fatto Quotidiano risponde ricordando il giudizio di Vittorio Feltri su Filippo Facci:

Altri, più autorevoli di noi, hanno già denunciato il suo sessismo da trivio. Noi preferiamo lasciar giudicare questa nullità dal suo attuale direttore Vittorio Feltri, che lo conosce bene e infatti, in un raro lampo di lucidità, ebbe a scrivere: “Non pubblicare un articolo di Facci non è censura: è un’opera buona, è fargli un favore”.

Noi preferiamo invece ricordare di cosa si parlava nel pezzo in questione:

AVREBBERO dovuto, Gallera o Fontana, non definire medici e personale ospedaliero “eroi”. Dire “eroi” a medici, infermieri, oss, addetti alle pulizie degli ospedali spettava a noi cittadini, al limite. Gallera e Fontana avrebbero dovuto dire “Chiediamo scusa ai medici per averli resi eroi. Dovevano essere solo persone che facevano il loro mestiere in una situazione di massima emergenza e invece li abbiamo mandati allo sbaraglio, talvolta a morire, senza protezioni, senza linee guida, senza protocolli omogenei ed efficaci fin dalla vigilia di questo orrore”.

Avrebbero dovuto dire, Gallera e Fontana, anziché quei “sono molto preoccupato” o “vedo segnali positivi”a 24 ore di distanza, un qualcosa che somigliasse a una frase così: “I numeri che noi o Borrelli vi leggiamo ogni giorno sono imprecisi e alterati. Quelli dei morti non tengono conto delle persone morte in casa o altrove senza aver fatto il tampone. Quelli dei contagiati non tengono conto degli asintomatici e di chi avrebbe i sintomi, ma non riesce ad avere un tampone e variano perché ci sono giorni in cui facciamo più tamponi. I guariti non sono guariti ma sono i dimessi, positivi o negativi che siano. Quelli della terapia intensiva, in definitiva, sono sempre gli stessi non perché la situazione non vada migliorando, ma perché quando si libera un posto o cento, ci sono cento persone che attendevano di avere una possibilità in più per sopravvivere.

Scusateci, se i nostri numeri non riescono a fotografare la realtà con nitidezza, ma ci sono così tante macchie scure in un’epidemia che per imparare leggerle ci vuole tempo. Scusate se vi abbiamo detto ‘sta te a casa’anche quando sareste dovuti essere in un letto d’ospedale . Non ce l’abbiamo fatta”. E invece, un mucchio di alibi, bugie, rimpalli e manipolazioni. Tutte cose imperdonabili. Perfino più dei morti.

Ovvero, tutte cose vere. Più vere delle tette di chicchesìa.

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