La figuraccia di Bonafede sugli innocenti in carcere

di Mario Neri

Pubblicato il 2020-01-24

Ieri Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia del governo Conte Bis, era a Otto e Mezzo da Lilli Gruber per difendere la sua riforma della prescrizione ed è stato protagonista di questo bel siparietto con Annalisa Cuzzocrea di Repubblica: “Ogni tanto pensa agli innocenti che finiscono in carcere?”, gli ha chiesto Cuzzocrea. “Gli innocenti non finiscono …

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Ieri Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia del governo Conte Bis, era a Otto e Mezzo da Lilli Gruber per difendere la sua riforma della prescrizione ed è stato protagonista di questo bel siparietto con Annalisa Cuzzocrea di Repubblica: “Ogni tanto pensa agli innocenti che finiscono in carcere?”, gli ha chiesto Cuzzocrea. “Gli innocenti non finiscono in carcere”, ha risposto Bonafede. E la giornalista ha citato un dato: “Dal 1992 al 2018 27 mila persone sono state risarcite per essere finite in carcere da innocenti”.

I dati citati da Cuzzocrea risalgono all’anno scorso e sono quelli di Valentino Maimone e Benedetto Lattanzi, fondatori del sito ‘errorigiudiziari.com‘, il primo e più grande archivio online con tutti i casi. “Sulla base degli ultimi dati, che vanno dal ’92 alla fine dell’anno scorso, i casi sono oltre 27mila e 200”. Per i risarcimenti lo “Stato ha speso fino a oggi oltre 700 milioni di euro”, pari a circa “28-30 milioni di euro in media ogni anno”. Quando si parla di innocenti in carcere bisogna distinguere tra ingiuste detenzioni ed errori giudiziari. “L’errore giudiziario è quello di Giuseppe Gulotta, che è stato condannato con sentenza definitiva, ma alla fine con un processo di revisione è stato assolto”. La stragrande maggioranza di casi in Italia è fatta da ingiuste detenzioni. “Si tratta di persone che finiscono in custodia cautelare, in carcere o agli arresti domiciliari, e poi, invece, risultano innocenti perché archiviati o assolti”. Tra le principali cause troviamo lo scambio di persona. “Si accusa uno al posto di un altro sulla base del riconoscimento da parte delle presunte vittime – fanno notare Maimone e Lattanzi -. L’esempio classico è quello della rapina in banca con il testimone oculare che sbaglia a individuare il responsabile nel riconoscimento fotografico”.

EDIT ORE 9,41: Il ministro Bonafede su Facebook prova a precisare il suo pensiero con questo post:

alfonso bonafede innocenti

La “precisazione” di Bonafede non tiene conto di un caso specifico: coloro per i quali viene disposta la custodia cautelare in carcere e vengono successivamente assolti. In questi casi si tratta di un “innocente” (come successivamente provato dalla sentenza) che però ha dovuto comunque subire l’umiliazione del carcere. Ecco perché, al contrario di ciò che sostiene il ministro, la frase poteva in ogni caso suscitare equivoci.

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