Libero, Feltri e “La ragazza stuprata da Genovese che è stata ingenua”

di Maria Teresa Mura

Pubblicato il 2020-11-24

Vittorio Feltri questa mattina è in prima pagina su Libero con un editoriale dal titolo “La ragazza stuprata da Genovese è stata ingenua”. Feltri inizia spiegando di voler fare una precisazione:”Su Alberto Genovese, napoletano trapiantatosi a Milano e qui arricchitosi smodatamente dopo gli studi bocconiani, ha già scritto abbondantemente il nosto ottimo Filippo Facci, pertanto …

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Vittorio Feltri questa mattina è in prima pagina su Libero con un editoriale dal titolo “La ragazza stuprata da Genovese è stata ingenua”. Feltri inizia spiegando di voler fare una precisazione:”Su Alberto Genovese, napoletano trapiantatosi a Milano e qui arricchitosi smodatamente dopo gli studi bocconiani, ha già scritto abbondantemente il nosto ottimo Filippo Facci, pertanto non ho molto da aggiungere. Posso solo fare una chiosa, visto che della vicenda non si smette più di parlare, come fosse una novità che i drogati vanno fuori di testa e ne combinano di ogni colore il signorino di cui trattiamo consumava cocaina a strafottere e spesso la sera, per vincere la noia, organizzava nel proprio lussuoso attico dei festini con amici e soprattutto amiche che si concludevano con grandi perfomance gastrosessuali”.

 


 

Peccato che la sua precisazione sia davvero incommentabile: “Personalmente ho constatato che si fa fatica a sco… una che te la dà volentieri, figuratevi una che non ci sta”. A questo punto poteva risparmiarsi l’eufemismo del titolo e chiamare la diciottenne, che va ricordato è una VITTIMA degli abusi, in un altro modo; del resto, continua il direttore di Libero, la povera Michela “entrando nella camera da letto dell’abbiente ospite cosa pensava di andare a recitare il rosario?” Siamo ancora al se l’è cercata su una prima pagina di un giornale. Chissà se Feltri ha letto come si sente la ragazza dopo essere stata trattata da colpevole:

«Quelle ore di paura non si possono neanche immaginare, io ho avuto paura di morire. Anzi io ho rischiato di morire. Ho avuto paura di non poter più rivedere mia mamma, mio papà, mia sorella, il mio gattino, i miei amici». Con un file audio inviato alla trasmissione di Canale 5 “Non è la D’Urso”, la diciottenne stuprata e sequestrata per oltre venti ore da Alberto Genovese, nel suo super attico con vista sul Duomo di Milano, Vania — come viene chiamata da Barbara D’Urso — racconta come quella notte l’abbia cambiata. «In questi giorni, dopo che è uscita la notizia del suo arresto, ho iniziato a leggere tante cose e i miei ricordi si sono fatti sempre più precisi». Se ce ne fosse bisogno, dopo che l’inchiesta della procura ha recuperato dal sistema di videosorveglianza l’intero video della notte nella camera di Genovese, Vania si ritrova a doversi difendere dai giudizi offensivi sui social e in tv. «La cosa che mi fa più male è sentire i commenti di tante persone che cercano di darmi la colpa o di giustificare quello che mi è stato fatto. Molta gente specula, commenta… Mi sono vista dipinta in tanti modi, cosa che non giustificherebbe comunque quello che mi è stato fatto. Ma mi infastidisce perché io non sono così. Io sono la vittima… Mi sono sentita più volta offesa, attaccata ingiustamente, perché dopo quello che ho vissuto penso che questa violenza mediatica non sia assolutamente giusta».

Proteste dal Pd e Iv per l’editoriale pubblicato da Libero a firma di Vittorio Feltri, in merito allo stupro nei confronti di una 18enne da parte dell’imprenditore Alberto Genovese. Nell’articolo dal titolo, “i cocainomani vanno evitati. Ingenua la ragazza stuprata da Genovese”, Feltri scrive, parlando dell’imprenditore: “gli piacevano le donne e non credo faticasse a procurarsene in quantità. Che necessità aveva di ricorrere allo stupro per impossessarsi di una ragazza bella e giovane, dopo averla intontita con sostanze eccitanti? Ciò è incomprensibile sul piano logico”. E ancora, “quanto alla povera Michela, mi domando: entrando nella camera da letto dell’abbiente ospite cosa pensava di andare a fare, a recitare il rosario?”. “Sarebbe stato meglio rimanere alla larga da costui (…). Concediamole attenuanti generiche, ai suoi genitori tiriamo le orecchie”. Parole definite “vomitevoli e disgustose” dalla senatrice del Pd, Simona Malpezzi. “Questa è violenza di genere, è vittimizzazione secondaria, è sessismo”, aggiunge l’altra senatrice del Pd, Valeria Valente. “Disgustoso giustificare uno stupro. Non è libertà di stampa ma offesa a tutta la società”, fa eco la senatrice Laura Garavini, vicecapogruppo vicaria Italia Viva-Psi

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