Fase 2: le limitazioni per gli anziani con patologie gravi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-22

L’intenzione del governo è di preservare la fascia di cittadini over 70, ovvero i più vulnerabili per l’epidemia, e l’ipotesi prevalente in questo momento è che chi è avanti con l’età ed è affetto da patologie importanti come il diabete, l’ipertensione o problemi vascolari, venga sottoposto a sorveglianza sanitaria speciale

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Gli anziani con patologie gravi dovranno rimanere in casa anche dopo il 4 maggio, ovvero con l’avvio della fase 2 dell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19. L’intenzione del governo è di preservare la fascia di cittadini over 70, ovvero i più vulnerabili per l’epidemia, e l’ipotesi prevalente in questo momento è che chi è avanti con l’età ed è affetto da patologie importanti come il diabete, l’ipertensione o problemi vascolari, venga sottoposto a sorveglianza sanitaria speciale con un giudizio sull’inidoneità temporanea agli spostamenti.

Fase 2: le limitazioni per gli anziani con patologie gravi

Le limitazioni per gli anziani con patologie gravi nella fase 2, spiega oggi il Messaggero in un articolo a firma di Rosario Dimito, prevede quindi che gli anziani in questa situazione non potranno ancora per qualche mese uscire di casa normalmente:

I criteri base per la valutazione dei rischi restano, dunque,le patologie. L’anziano che verrà monitorato, sarà più vulnerabile se è affetto da almeno due di queste malattie (comorbilità con l’infezione) perchè può aggravare la patologia. Anche perché la sola ipertensione, ad esempio, non potrà costituire una ragione per limitarne i movimenti, considerato che ne soffre buona parte della popolazione over 50.  Sono tante, dunque, le valutazioni che si stanno facendo in queste ore. E la maggior parte sono basate su un rapporto della Società italiana di Gerontologia e geriatria preparato per il Comitato tecnico scientifico e la task force,  presieduta da Vittorio Colao.

Gli esperti partono dall’assunto che «l’età, di per sé, non possa costituire un discrimine normativo, non essendolo sul piano biologico. È, infatti chiariscono -la maggior prevalenza di condizioni morbose che accresce la letalità del Covid-19, non l’età in sé». Il professor Roberto Bernabei, direttore del Dipartimento di Geriatria Neuroscienze dell’università Cattolica, componente del Comitato scientifico, considera che per le persone che hanno superato i 70 anni «l’esercizio fisico è un farmaco salvavita, uno strumento promotore di salute». Ed è proprio su questo che il rapporto insiste quando considera che anche gli esercizi fatti a casa «non sono sufficienti per assolvere un ruolo di completa supplenza dell’attività esterna».

fase 2 maggio cinque punti

Le limitazioni rimarranno però «solo in aree ad alto rischio di contagio. Tali limitazioni – aggiungono- potrebbero consistere nell’obbligo di protezioni o nella proroga del confinamento, anche in rapporto al profilo di rischio. L’obbligo del confinamento potrebbe valere per malati immunodepressi o con polipatologia» Con specifico riferimento, appunto, a  malattie tipo diabete, ipertensione, e cardiovascolari. Gliesperti suggeriscono anche una soluzione già adottata in Francia: «La rimozione, parziale o totale, delle limitazioni si potrebbe prevedere da soli o accompagnati da un familiare, nell’arco di un chilometro, con l’obbligo dell’uso della mascherina in rapporto alla situazione di rischio ambientale e individuale. È comunque precluso qualunque contatto, se non con il familiare, e restano immutate le norme igieniche già in atto, individuali e ambientali».

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