Politica
Elena Bonetti propone la cittadinanza agli studenti minorenni
neXtQuotidiano 21/09/2019
«I bambini nati e cresciuti qui e che chiudano un ciclo scolastico come le elementari o le medie, devono avere la cittadinanza. La loro identità è italiana»
Elena Bonetti, docente di Matematica alla Statale di Milano, renziana pre e post-scissione e quindi ministra della Famiglia del governo Conte Bis, propone oggi in un’intervista a La Stampa la cittadinanza agli studenti minorenni e un incentivo per favorire le nascite:
«Sono stata a favore della legge sulle unioni civili del governo Renzi perché coniuga il diritto ad amare e il dovere di responsabilità reciproca. Da quando ho assunto l’incarico di ministro, parlo di famiglie al plurale: ci sono molteplici situazioni nella nostra società e non c’è un modello unico di famiglia. La priorità oggi è fare qualcosa di utile per le famiglie più che dividerci sulla sua definizione».
Perché il decreto Pillon resterà nel cassetto, come ha annunciato nei giorni scorsi?
«Non c’è molto da dire: il decreto esprimeva un punto di vista improprio. Davanti alle situazioni di fragilità servono prudenza, serietà e cura degli interessi del bambino. L’ideologia non è opportuna».
Perché lo Ius Culturae?
«Una premessa: non è nel programma di governo né spetta a me occuparmene. Dico però che fu un errore non approvarlo nella scorsa legislatura e per questo con i Comitati di azione civile promossi da Renzi lo abbiamo rilanciato con una proposta di legge. I bambini nati e cresciuti qui e che chiudano un ciclo scolastico come le elementari o le medie, devono avere la cittadinanza. La loro identità è italiana. Lo Stato investe su di loro con un percorso educativo e poi li ostacola: che senso ha? Si creano solo situazioni di disagio. Poi dovremo affrontare il tema del linguaggio dell’odio, che però non riguarda solo il razzismo».Una scissione di un partito di maggioranza a pochi giorni dall’insediamento di un governo è quasi un inedito. Non pare un segnale di stabilità.
«Io ho scelto una formazione che esce dagli schemi costituiti e pensa a riforme di lungo periodo. Tutto questo era impossibile nel Pd, dove bisognava sempre fare i conti con polemiche interne e punti di vista statici. Ora ciascuno potrà porre i propri temi in modo nitido, senza equilibrismi. Il governo ne esce rafforzato».
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