I duecento euro in più in busta paga promessi dal governo Conte Bis

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-10-02

La riforma delle tasse partirà a luglio e farà intascare 230 euro al mese e dal 2021 lo sgravio aumenterà a quota 500 Ma ad averne diritto saranno i lavoratori dipendenti con un reddito non superiore a 26 mila euro lordi all’anno

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Duecentotrenta euro in più in busta paga a partire da luglio. Questa è la promessa di taglio del cuneo fiscale contenuta nella Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza del governo giallorosso, ma soltanto per i lavoratori che hanno 30mila euro di reddito lordo annuo. Come funziona il bonus? Lo spiega oggi Paolo Russo su La Stampa:

Lo studio del tributarista Gianluca Timpone ha fatto per noi i primi calcoli e alcune simulazioni. Prima di tutto sotto i 26mila euro di reddito galleggiano oggi 11,7 milioni di contribuenti. Se come dice Misani la manovra metterà loro in tasca 500 euro all’anno servirebbero 5,85 miliardi, che sono poco meno dei 5,45 stanziati dalla Nota di aggiornamento al Def per la riduzione del cuneo nel 2021. Poiché il prossimo anno la dote si riduce a soli 2,7 miliardi ecco che il bonus fiscale rischia di dimezzarsi, limitandosi ad arricchire di soli 230 euro la retribuzione annua.

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Cuneo fiscale, i 200 euro in più in busta paga promessi dal governo Conte Bis (La Stampa, 2 ottobre 2019)

Per questo tra l’idea di spalmare il vantaggio fiscale di mese in mese sotto forma di detrazione e quello di utilizzare lo strumento del credito d’imposta, il governo sembra voler optare per quest’ultimo, che avrebbe il vantaggio di essere concentrato in una sola mensilità, quella di luglio. In tal modo partendo da metà anno il minor stanziamento sarebbe sufficiente a coprire gli oneri. E i lavoratori si ritroverebbero in un sol colpo 1.190 euro da spendere per le vacanze, visto che in credito d’imposta verrebbe trasformato anche il bonus Renzi, che di euro ne vale 960 su base annua, che si sommerebbero ai 230 di taglio del cuneo, da calcolare solo su metà anno.

L’intera operazione non mette in discussione gli 80 euro, che resteranno in tasca ai lavoratori dipendenti, portando così a regime il beneficio fiscale complessivo a quota 1.500 euro annui. Solo che questa volta potrebbero rientrare in gioco anche i 7,3 milioni di incapienti, coloro che rientrano nella no tax area perché guadagnano meno di 8.174 euro e per questo non hanno fino a oggi beneficiato di alcun bonus fiscale. Che all’Economia stanno questa volta pensando di poter mettere sul piatto sotto forma di credito spendibile ai fini fiscali.

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