Dove si assume in Italia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-03-29

Al di là della propaganda, i dati sui nuovi posti di lavoro ci dicono che…

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Nuovi assunti, sì, ma come? L’incremento di contratti a tempo indeterminato nel bimestre gennaio-febbraio 2015, celebrato venerdì da Renzi e Poletti, va visto più da vicino per essere compreso: un incremento di 154mila contratti pari a una crescita del 12,6% rispetto al bimestre precedente, di cui 79mila a tempo indeterminato (+35%): ma, bisogna spiegarlo, al netto del Jobs Act, visto che le regole sono entrate in vigore a marzo. La parola magica è decontribuzione: il taglio dei contributi presente nella Legge di Stabilità che permette grossi risparmi alle aziende in termini di tasse sul lavoro. E, spiega il Messaggero di oggi, il flusso delle comunicazioni al ministero ci spiega che tipo di contratti sono stati stipulati da lavoratori e imprese:

Vediamoli: per almeno l’80% si tratta di rapporti di lavoro a tempo determinato trasformati a inizio anno in contratti senza data di scadenza. Ne beneficiano in particolare giovani under 35 impegnati soprattutto nel settore dei servizi. E sarebbe il Veneto (con una crescita dei contratti del 50%) la guida del Paese. Proprio in quella Regione, dove più forte si fa sentire la ripresa nel settore manifatturiero, si sta registrando una forte impennata dei contratti a tempo indeterminato. La Confindustria locale ne conta circa 20 mila nel primo bimestre: più del 20% del bilancio nazionale. In generale è comunque il Nord Est ad assumere più di tutti.

In più, ad assumere sono soprattutto piccole e medie industrie, che non avevano il problema dell’articolo 18 e risparmiano nel triennio fino a 24 mila euro (8.060 euro l’anno) per ogni nuovo assunto a patto di assumere entro il 2015.

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Decontribuzione in Italia, l’infografica del Messaggero (29 marzo 2015)

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