Morbillo e chiacchiere da Bar Sport

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2018-08-22

In questa ondata di “rinnovamento” è stato arguito che i discorsi da bar prevalgono sulle opinioni degli esperti. Nei Bar Sport della Penisola i 10 milioni di Commissari Tecnici della Nazionale di Calcio hanno ceduto il passo a 10 milioni di immunologhi e di esperti di flussi migratori. Nell’ultima mutazione genetica si sono prodotti 10 milioni di ingegneri civili specializzati in ponti e viadotti. Come rispondere ai guru-webeti del morbillo in quattro mosse

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In questa ondata di “rinnovamento” è stato arguito che i discorsi da bar prevalgono sulle opinioni degli esperti. Vedendo quello che è successo dopo la tragedia di Genova, non si può dire che dalle parole non si sia passato ai fatti. Non solo i politici di “professione”, ma anche i cittadini comuni si sono immediatamente adeguati al nuovo corso. Nei Bar Sport della Penisola i 10 milioni di Commissari Tecnici della Nazionale di Calcio hanno ceduto il passo a 10 milioni di immunologhi e di esperti di flussi migratori. Nell’ultima mutazione genetica si sono prodotti 10 milioni di ingegneri civili specializzati in ponti e viadotti.

Quindi anch’io non posso che adeguarmi, ma avendo un retaggio di cultura scientifica (orrore!!! che troglodita!) mi son documentato. Purtroppo non riuscendo a tenere il passo con le forme di vita webeti sono rimasto al morbillo, senza ancora poter assurgere a guru di viadotti. Deve essere un effetto del fardello scientifico che mi porto sulle spalle, ma prima di affrontare la scienza delle costruzioni non riesco ad esimermi dal pormi domande mai sentite nei talk show.

morbillo

Prima domanda: ma il morbillo è così innocuo? Mica tanto. Ad esempio, assieme al tifo, vaiolo, varricella e rosolia, il morbillo sterminò le popolazioni inca, maya e atzeca (le ridusse del 70% in meno di un secolo) permettendo ai Conquistadores spagnoli di assoggettare un enorme territorio con un pugno di uomini. Grazie al vaccino le morti sono state drasticamente ridotte. Nel 2013 ci sono stati circa 96.000 decessi nel mondo dovuti al morbillo, un dato in calo rispetto ai 545.000 decessi registrati nel 1990. Si stima che negli anni 1980 (ossia prima dell’introduzione del vaccino contro il morbillo), la malattia causasse 2,6 milioni di morti all’anno. Forse prima di de-vaccinizzare la popolazione, sarebbe da commissionare un minimo di studio affidato a scienziati preferibilmente a digiuno di calcio.

Seconda domanda: E’ importante studiare nuovi vaccini? Dopo tutto è vero che il morbillo miete ancora qualche vittima, ma in genere sono quelli sfigati di immunodepressi. Che ce può frega’ a noi “sani”? Beh è sempre possibile una pandemia.. Ce ne sono stati vari nella storia. La febbre tifoide durante la guerra del Peloponneso, 430 a.C. uccise un quarto della popolazione di Atene, nel giro di quattro anni. Il Morbo di Giustiniano, a partire dal 541, fu la prima pandemia nota di peste bubbonica. Secondo lo storico bizantino Procopio, morì quasi la metà degli abitanti di Bisanzio. La Peste Nera, a partire dal 1300 , in soli sei anni, uccise un terzo della popolazione totale dell’Europa. Il Virus Ebola potrebbe essere l’agente della prossima pandemia. Per il momento si trasmette attraverso il contatto con i fluidi biologici di un infettato, umano o primate, e per il momento, per fortuna, non è trasmissibile per via aerea. Per il momento.

Terza domanda: ma i vaccini potrebbero essere efficaci per contrastrare una pandemia? Considerando che siamo una società interconnessa e che gli aerei permettono di spostarci da un continente all’altro in meno di una giornata, sembrerebbe impossibile poter arginare una pandemia che si diffonderebbe in pochi giorni su tutto il globo terracqueo. Ma anche il modo di preparare un vaccino è migliorato. Si adottano nuovi approcci, integrati, dove si utilizzano modelli matematici avanzati in modo da trovare, velocemente, nuovi adiuvanti e da utilizzare in modo ottimale quelli esistenti, in modo da rendere ciascun vaccino il più possibile adatto alla sua popolazione bersaglio.

Quarta ed ultima domanda: in caso di pandemia saremo costretti a pietire i colossi del Big Pharma per permetterci di comprare, a caro prezzo, il vaccino che saverà la nostra pellaccia e quella dei nostri cari? Probabilmente sarà il contrario. Nessuno lo dice ma l’Italia è il primo produttore farmaceutico dell’Unione Europea. Dopo anni di inseguimento, l’Italia ha superato la Germania con una produzione di 31,2 miliardi di euro contro i 30 dei tedeschi. Abbiamo aziende a capitale nazionale, con imprese che singolarmente arrivano a investire oltre 300 milioni di euro all’anno in ricerca e sono leader in aree mondiali. Ci sono poi quelle a capitale straniero, che hanno in diversi casi origini antiche in Italia con propri stabilimenti e centri di ricerca. E tra le imprese con capitale straniero, la farmaceutica è il primo settore per somma di investimenti ed export. E poi ci sono tante spinoff e start-up. Nel mio mestiere di valutatore mi sono imbattutte in alcune di loro. In genere sono caratterizzate un leader carismatico (generalmente un professore universitario) e tanti giovani pieni di capacità e di entusiasmo. Sono proprio questi giovani a essere la risposta più solida e rassicurante alle farneticazioni da Bar Sport.

*** Vincenzo Vespri è professore di matematica all’Università degli Studi di Firenze

Oltre ad essere un professore universitario  di Matematica che vede con sgomento l’università italiana andare sempre più alla deriva, sono anche un valutatore di progetti scientifici ed industriali (sia a livello italiano che europeo).

Vedere nuove idee, vedere imprese che nascono, vedere giovani imprenditori che per realizzare le proprie idee combattono fatiche di Sisifo contro il sistema paleo-burocratico  e sclerotizzato, è un’ esperienza tipo Blade Runner:

” Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi:
navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,  
e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser”.

Leggi sull’argomento: Il ponte crollato di Genova: un’altra metafora dell’Italia

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