La direttiva del ministero dell’Interno sulla fase 2 dal 4 maggio (non cita il modulo autocertificazione)

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-05-03

La direttiva del ministero dell’Interno sulla fase 2 dal 4 maggio inviata oggi dal Viminale ai prefetti sulle prescrizioni in vigore da domani e fino al 17 maggionon fa nessun riferimento al modulo di autocertificazione per gli spostamenti. Il testo si limita a segnalare che le circostanze giustificative sugli spostamenti, in caso di controlli, “possono essere forniti nelle forme e con le modalità consentite”

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La direttiva del ministero dell’Interno sulla fase 2 dal 4 maggio inviata oggi dal Viminale ai prefetti sulle prescrizioni in vigore da domani e fino al 17 maggio spiega la norma sugli spostamenti e i congiunti ieri ulteriormente precisata nelle risposte alle domande frequenti da Palazzo Chigi ma non fa nessun riferimento al modulo di autocertificazione per gli spostamenti. Il testo si limita a segnalare che le circostanze giustificative sugli spostamenti, in caso di controlli, “possono essere forniti nelle forme e con le modalità consentite”. Tra quest’ultime rientra anche il modulo che ha accompagnato gli italiani in queste settimane di lockdown. Per la giustificazione lavorativa può essere esibita “adeguata documentazione fornita dal datore di lavoro (tesserini e simili)”.

La direttiva del ministero dell’Interno sulla fase 2 dal 4 maggio

Nei giorni scorsi alcuni giornali avevano scritto che il modulo autocertificazione era in arrivo, mentre il Corriere della Sera aveva raccontato che l’orientamento del Viminale era quello di confermare il modulo di marzo indicando come compilarlo per indicare i congiunti. “Ferma restando l’assoluta necessità di far leva sul senso di responsabilità dei singoli cittadini, il quadro complessivo delle misure adottate (in materia di spostamenti delle persone, ndr) impone di trovare un punto di equilibrio tra il primario obiettivo di salvaguardare la salute pubblica, da perseguire essenzialmente con il divieto di assembramento e, più in generale, con il distanziamento interpersonale e ogni altra forma di protezione individuale, e l’esigenza di contenere l’impatto sulla vita quotidiana dei cittadini”.

direttiva ministero dell'interno

La direttiva spiega poi che il rientro nel domicili e nelle residenze non consentirà ulteriori spostamenti. Il Dpcm sulla fase 2 consente il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza ma una volta rientrati, “non saranno più consentiti spostamenti al di fuori dei confini della regione in cui ci si trova”, a meno che non ci siano “comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute”. Ci sono anche le relazioni connotate da “duratura e significativa comunanza di vita e di affetti” tra quelle inserite nella nuova circolare del Viminale indirizzata ai prefetti, oltre che ad altre autorità, relativamente alla fase 2 e rientranti tra quelle che consentono gli spostamenti per incontrare congiunti, purché venga rispettato il divieto di assembramento e il distanziamento interpersonale di almeno un metro. Nella definizione di congiunti anche i coniugi, i rapporti di parentela, affinità e di unione civile. Resta confermato il divieto di spostamenti, con mezzi di trasporto privato o pubblico, da una regione all’altra, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute.

Lo sport consentito dalla fase 2 dal 4 maggio

Con il via libera da domani alla fase 2 e quindi anche allo svolgimento dell’attività sportiva o motoria sia individualmente che con accompagnatore (per minori o persone non completamente autosufficienti), viene a cadere il limite della prossimità alla propria abitazione per svolgere quelle attività: lo precisa il Viminale. Resta la condizione della distanza interpersonale di almeno due metri tra chi fa attività sportiva e di almeno un metro per ogni altra attività. Consentita, anche agli atleti, professionisti e non, anche di discipline non individuali, come ad ogni cittadino, l’attività sportiva individuale, in aree pubbliche o private, nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di due metri e fermo restando il divieto di ogni forma di assembramento. La circolare firmata dal capo di Gabinetto del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, sottolinea “l’assoluta necessità di far leva sul senso di responsabilità dei singoli cittadini”. L’obiettivo del nuovo quadro di regole, spiega il Viminale, “è trovare un punto di equilibrio tra la salvaguardia primaria della salute pubblica e l’esigenza di contenere l’impatto delle restrizioni sulla vita dei cittadini, tra il sostegno al riavvio del sistema economico produttivo e la sicurezza dei lavoratori”. In più, le aziende non dovranno più inviare ai prefetti richieste di autorizzazione o la comunicazione preventiva per la ripresa delle attività produttive industriali e commerciali. Il sistema sulla verifica della sussistenza delle condizioni per la ripresa viene sostituito con un “regime di controlli sull’osservanza delle prescrizioni” contenuti nei protocolli in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. “A fronte dell’esigenza di sostenere il riavvio del tessuto produttivo economico nazionale – indica la direttiva – si pone l’imprescindibile necessità di garantire la sicurezza dei lavoratori e di assicurare idonei livelli di protezione negli ambienti di lavoro”.

La direttiva del ministero dell’Interno sulla fase 2

Per questi obiettivi sarà determinante attivare “un adeguato sistema di controlli, teso a verificare la puntuale osservanza delle prescrizioni poste a presidio delle tutele e ad applicare le eventuali, relative sanzioni”. I prefetti vengono invitati a programmare specifici servizi di controllo. A questo fine potranno essere costituiti nuclei misti con l’apporto di vigili del fuoco, ispettorato del lavoro, comando carabinieri per la tutela del lavoro, Asl. “Per talune ipotesi di violazione delle misure”, indica il provvedimento, è possibile disporre, già all’atto dell’accertamento, la chiusura dell’attività per una durata non superiore a 5 giorni. Riguardo alle attività sospese, l’obbligo della comunicazione al prefetto resta per consentire l’accesso ai locali aziendali per motivi di vigilanza, interventi di manutenzione, pulizia, spedizione e ricezione di beni. Sono intanto quasi 333mila i controlli svolti nella giornata di ieri sul rispetto delle misure di contenimento del coronavirus. Secondo i dati pubblicati sul sito del Viminale sono 243.224 le persone sottoposte a verifica e 89.773 gli esercizi commerciali controllati. Il bilancio è di 5.402 sanzioni a persone, 49 denunciati per false dichiarazioni e 18 positivi denunciati per violazione della quarantena. Sono invece 119 le sanzioni ai titolari di esercizi commerciali, 8 i negozi chiusi e 28 quelli chiusi provvisoriamente.

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