Cosa vuol dire che dopo l’incendio a Milano i valori di diossina sono alterati

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-10-18

Le centraline dell’Arpa hanno rilevato una parziale alterazione della qualità dell’aria in relazione alla concentrazione totale delle diossine e dei furani. Ma – spiegano dall’Agenzia per la protezione ambientale – si tratta di un fenomeno legato alle condizioni meteorologiche. I livelli di diossina rilevati sarebbero preoccupanti se la concentrazione rimanesse tale per periodi prolungati (almeno un anno). Fortunatamente l’incendio è quasi spento

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Deve ancora essere spento completamente l’incendio in corso dal 14 ottobre nel deposito IPB di via Chiasserini nella periferia Nord di Milano. All’interno della struttura da duemilacinquecento metri quadrati erano stati accatastati sedicimila mila metri cubi di rifiuti di materiale tra cui plastica, gommapiuma, stracci, legno e carta che hanno preso fuoco per cause ancora da accertare. «Difficile pensare che sia stato un fulmine» ha commentato l’assessore lombardo all’Ambiente Raffaele Cattaneo ma per poter avviare le indagini del caso sarà necessario attendere prima il completo spegnimento del rogo.

Perché l’incendio non è ancora stato spento?

L’ipotesi non ufficiale al momento è quella di un incendio doloso, con alcune coincidenze sospette come ad esempio il fatto che tre giorni prima dell’incendio presso il capannone della Ipb Italia srl (società fondata nel 2015) era stato effettuato un sopralluogo da parte dei tecnici della Città metropolitana e dagli agenti della polizia locale. Un accertamento dovuto al fatto che la Ipb Italia non aveva mai ottenuto il via libera per il trattamento dei rifiuti e quindi quel materiale che poi ha preso fuoco lì non avrebbe dovuto esserci (e a luglio il capannone era vuoto). Gli inquirenti stanno valutando un possibile collegamento tra l’ispezione  e le indagini sul traffico di rifiuti e l’incendio.

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In attesa che le indagini facciano chiarezza sull’accaduto i cittadini di Milano sono preoccupati per la grande nube di fumo puzzolente che ha avvolto parte della città. Due giorni fa su Facebook il Comune di Milano invitava la popolazione a tenere chiuse le finestre di abitazioni e luoghi di lavoro, a ridurre al minimo indispensabile le attività svolte all’esterno e a lavare accuratamente frutta e verdua che fosse rimasta esposta ai fumi. Si tratta di semplici misure di precauzione che vengono sempre date in questi casi in attesa che l’Arpa della Lombardia ultimasse gli accertamenti sull’inquinamento ambientale e su eventuali sostanze tossiche sprigionatesi nell’aria a causa dell’incendio.

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Oggi sono entrati in azione ragni e pinze meccaniche che servono a spostare i cumuli di materiale sotto al quale cova ancora il fuoco in modo da poter procedere allo spegnimento. Si tratta di un’operazione lunga vista la quantità di rifiuti incendiati.

 

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Cosa hanno scoperto le analisi dell’ARPA sulla presenza di inquinanti

In  un primo comunicato, l’agenzia per l’ambiente dava notizia che gli strumenti da campo utilizzati non avevano dato segno di contaminazioni e della presenza di inquinanti. Oggi l’Arpa ha diffuso i risultati delle analisi effettuate sul primo filtro prelevato dal campionatore ad alto volume, installato immediatamente dopo lo scoppio dell’incendio.  Durante le prime fasi dell’incendio – scrive Arpa Lombardia –  «il valore della concentrazione totale delle diossine e dei furani (PCDD-DF) è risultato pari a 0.5 picogrammi per metrocubo, in termini di tossicità equivalente, a conferma di una parziale alterazione della qualità dell’aria dovuta all’evento in corso».

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Le operazioni di spegnimento [via Facebook.com]
Si tratta di un valore preoccupante che deve destare un allarme per la salute pubblica? In base ai parametri Organizzazione Mondiale della Sanità la presenza di diossina nell’aria comporterebbe pericolo per la salute qualora si trattasse di esposizioni “cronicamente” prolungate (ovvero per almeno un anno intero) pari a 0,3 picogrammi per metrocubo. Non è questo però il caso visto che la fonte della contaminazione e dell’esposizione è legata ad un evento di breve durata (anche se ad alcuni può sembrare lungo il tempo necessario per spegnere l’incendio) che quindi si andrà a risolvere una volta che saranno completamente domate le fiamme. Arpa fa presente che i valori registrati nelle prime ore rientrano «nella fascia inferiore della casistica riferita agli incendi più importanti avvenuti dal 2017 in Lombardia».

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Non sono state rilevate criticità rispetto a monossido di carbonio, ammoniaca, acido solfidrico. Arpa ha verificato anche le concentrazioni degli IPA, gli idrocarburi policiclici aromatici, in particolare quelle di Benzo(a)pirene, benzo(a)antracene, benzo(b)fluorantene e benzo(j)fluorante che però sono risultate coerenti con i valori che in Milano città vengono misurati nel periodo invernale.

Le mascherine anti-smog non sono tutte efficaci

Rimane la puzza e l’odore di bruciato – dovuti alla combustione dei materiali stoccati nel deposito abusivo – che danno molto fastidio alla gola e destano preoccupazione perché sono il fenomeno più immediatamente percepibile.  Come spiegava ieri Franco Olivieri di Arpa la situazione è dovuta anche «alle condizioni di vento di oggi, la presenza di fumo determina questi fastidi». Fastidi che Arpa definisce “molestie olfattive” che però non rappresentano un pericolo per la salute.

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La mappa della qualità dell’aria il Lombardia il giorno prima dell’incendio [Fonte]
Sul sito di Arpa Lombardia è possibile seguire gli aggiornamenti riguardo le analisi e consultare la mappa interattiva con l’indice della qualità dell’aria e i rilevamenti dei principali inquinanti. Come si può vedere dalle cartine la qualità dell’aria a Milano non è particolarmente peggiorata a causa dell’incendio essendo mediamente molto scarsa.

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La mappa della qualità dell’aria il Lombardia oggi [Fonte]
La situazione potrebbe rimanere problematica almeno fino al 20 ottobre a causa delle condizioni meteorologiche che potranno favorire il ristagno e l’accumulo degli inquinanti. Tradotto: non ci saranno fino a sabato venti in grado di spazzare via le polveri sottili. Comprensibilmente molti milanesi – stando a quanto riferisce il Corriere della Sera – si sono recati a comprare delle mascherine che però non servono fino a che non si sa quali sostanze inquinanti sono disperse nell’aria. Le uniche indicate per proteggere le vie respiratorie dalla diossina sono quelle con con filtro FFP3 (ci sono tre categorie di filtri). Le classiche mascherine di carta, quelle senza filtro, invece sono completamente inutili.

 

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