Perché Stefano Bina ha lasciato AMA

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-11-22

Il DG era in bilico da quando aveva denunciato pressioni dei 5 Stelle per l’allontanamento di manager che lavoravano in azienda. Ma è stato salutato soltanto dopo le elezioni di Ostia

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«Non ne sentiremo la mancanza, i risultati della sua gestione sono sotto gli occhi di tutti»: il consigliere comunale del MoVimento 5 Stelle Pietro Calabrese saluta così Stefano Bina, il direttore generale di AMA che ieri ha mollato l’azienda dei rifiuti per misteriose “ragioni personali”. Chissà se Calabrese si rende conto che la “sua” (di Bina) gestione è la gestione del M5S, visto che a nominarlo è stata la sindaca Virginia Raggi.

Perché Stefano Bina ha lasciato AMA

E chissà se si rende conto che imputare a Bina gli scarsi risultati nella gestione stride con gli annunci trionfalistici dell’assessora Pinuccia Montanari sulla clamorosa efficienza di AMA recuperata in questi mesi. A questo punto è evidente che uno dei due mente. Ma le cronache ci permettono di ricordare facilmente quando Bina è diventato “unfit” a gestire AMA.

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Il ciclo dei rifiuti a Roma (Corriere della Sera, 30 gennaio 2017)

C’è infatti il problema del piano “rifiuti zero” che avanza a rallentatore (raccolta differenziata aumentata solo dell’1,6% in un anno, impasse nella gestione dei materiali post-consumo), ma soprattutto le parole pronunciate mesi sa dal manager di Voghera davanti ai pm che indagavano sull’ex assessora ai risiuti Paola Muraro, ricordate oggi da Repubblica Roma:

In quell’occasione, Bina aveva raccontato le pressioni subite in questi mesi dalla sindaca in persona per tenere lontano dalla plancia di comando dell’Ama un pugno di manager invisi ai 5 Stelle (Lopes, Zotti, Casonato e D’Amico). Un “tradimento”, secondo Raggi, che ha deteriorato i rapporti anche con il nuovo presidente e amministratore delegato Bagnacani. «Avevano assunto una posizione ostile nei miei consronti», ha raccontato Bina in queste ore ai più stretti collaboratori.

Le pressioni sui manager da cacciare

Bina è quindi entrato a far parte di quella che oggi il Messaggero felicemente definisce la Spoon River dei 5 Stelle, ovvero il cimitero dei manager e degli assessori che per un motivo o per l’altro hanno lasciato la Giunta Raggi o le partecipate del Campidoglio per dissidi con i 5 Stelle. Intendiamoci: anche le altre giunte, regionali e comunali, hanno un turn over di responsabili di grande livello. Ma il punto è proprio questo: i 5 Stelle dimostrano così di comportarsi esattamente come quelli che schifano e di cui asseriscono di essere diversi.

assessori manager m5s
La Spoon River del Campidoglio (Il Messaggero, 22 novembre 2017)

Il retroscena più gustoso su Bina è però quello che arriva oggi proprio dal Messaggero:

Il caso esplode quando il Messaggero riporta che Bina, interrogato dal magistrato che sta indagando su Paola Muraro, dice di avere avuto segnalazioni dalla Raggi e da esponenti M5S, perché andassero «epurate» alcune persone. Apriti cielo. Il caso deflagra e Bina decide di scrivere una lettera di dimissioni che devono diventare effettive dal primo gennaio.
Lui, per lealtà all’azienda nega l’esistenza di quella lettera e forse spera anche che gli chiedano di ritirarla. Sbaglia. E i segnali di una frattura insanabile non mancano: in una conferenza stampa a Ostia, proprio prima del ballottaggio per il X Municipio, Raggi, Montanari e Bagnacani presentano il nuovo sistema di differenziata che dovrebbe partire a febbraio. Bina non c’è. L’altra sera, in una trattativa sindacale, per ore Bina è quasi rimasto in silenzio. Gli è arrivata la lettera scritta da Bagnacani che lo allontana a partire da subito, anche se visto che ha un contratto dovrà essere pagato fino a gennaio.

Chissà se è vero che l’allontanamento di un manager dimissionario prevede il pagamento del suo stipendio fino a gennaio. Di certo anche l’addio di Bina arriva dopo le elezioni di Ostia, come la pubblicazione dei risultati del bando di Piazza Navona. A pensare male si fa peccato, diceva quello, ma raramente si sbaglia.

Leggi sull’argomento: Cosa non ha detto l’assessore Meloni su Piazza Navona e i Tredicine

 

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