«Diciotti, il mio governo ha negato le cure. Come medico dovevo dimettermi»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-08-27

Stefano Vella, presidente dell’AIFA, spiega perché ha rinunciato a 60mila euro l’anno dopo il caso dei naufraghi

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Stefano Vella, presidente dimissionario dell’Aifa, l’agenzia del farmaco, è direttore del Centro per la salute globale dell’Istituto superiore di sanità. Specializzato in malattie infettive, tra i massimi esperti di Hiv e Aids, ha diretto l’International Aids society. Ha annunciato il suo addio  ieri dopo il caso Diciotti e a Repubblica oggi spiega perché:

«Da un po’ di tempo mi frullava in testa questa idea. Già durante il caso Aquarius la situazione mi pareva insostenibile. Per lavoro giro parecchio il mondo e mi dava fastidio essere guardato male. Poi c’è stata la vicenda Diciotti, una cosa assurda e intollerabile dal punto di vista medico. Mi sono arrabbiato, non condivido molte delle scelte di questo esecutivo. Visto che lavoro per un’istituzione legata al governo, vigilata da due ministeri, mi dimetto da presidente del cda di Aifa».

Cosa le ha dato fastidio?
«Mi occupo anche di migranti per l’Istituto superiore di sanità, abbiamo fatto le linee guida per la loro salute in Italia. La Diciotti è territorio del nostro Paese, e nella nostra Costituzione c’è scritto che la Repubblica è obbligata a curare tutte le persone che si trovano sul nostro territorio. L’articolo 32 della Carta è straordinario, dice che vanno assicurate cure gratuite agli indigenti. Nel caso della nave siamo rimasti fuori dalla Costituzione, una cosa che mi ha fatto arrabbiare. Non si possono trattare così le persone in Italia, non si possono negare le cure. Come medico lo ritengo intollerabile. A Catania si è messa in dubbio la civiltà di cui siamo portatori».

stefano vella aifa

Quando ha scritto la lettera di dimissioni? A chi l’ha mandata?
«La notte di venerdì ho deciso che era il momento di scrivere. Ho inviato la lettera a chi mi ha nominato, cioè agli assessorati alla Sanità delle Regioni e all’ufficio di gabinetto del ministero».

La ministra Grillo l’ha sentita?
«Per ora no. Mi ha chiamato il capo di gabinetto anche a nome suo e mi ha chiesto se erano dimissioni irrevocabili. Certo. Solo in Italia esiste l’usanza di ritirare le dimissioni».

Quanto guadagnava come presidente di Aifa?
«Circa 60mila euro lordi l’anno. Il mio incarico scadeva a metà del 2019 con il cda dell’Agenzia. Ma i soldi in questa storia non sono importanti».

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