«Di Maio vuole lo stop alle sanzioni alla Russia»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-01-07

Franco Frattini, l’ex ministro di Berlusconi, in un’intervista alla Stampa fa sapere di essere un consigliere di Di Maio e rivela che il ministro degli Esteri ha chiesto la revisione delle sanzioni a Putin

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La Stampa racconta oggi che Franco Frattini, magistrato e presidente dell’Associazione italiana per l’Onu-SIOI, due volte ministro degli Esteri nei governi Berlusconi e Commissario europeo, è diventato un consigliere di Luigi Di Maio e sta lavorando insieme al ministro per togliere le sanzioni alla Russia:

Il suo è uno dei nomi più accreditati per l’incarico di inviato speciale dell’Italia in Libia. In questi giorni i suoi consigli sono molti utili al ministro degli Esteri Luigi Di Maio. La chiave per capire come intenda muoversi Roma sta in quello che lo stesso Di Maio ha confidato a Frattini: il responsabile della Farnesina ha chiesto all’Alto rappresentante Ue Borrell di ridiscutere le sanzioni alla Russia. Qual è il senso di questa mano tesa a Putin, sapendo che ci metteremo contro Trump?
«A noi la Russia serve moltissimo per difendere i nostri interessi nazionali. Di Maio ha fatto un passo molto importante con Borrell. Un passo che avremmo dovuto fare tre, quattro anni fa. Noi avremmo dovuto dire basta con le sanzioni».

Pensa che Borrell metterà il tema delle sanzioni all’ordine del giorno a Bruxelles?
«Conoscendolo bene, visto che da commissario europeo ho lavorato con lui, credo proprio di sì».

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A parte Trump, anche Merkel e Macron saranno contrari a mettere in discussione le sanzioni a Mosca.
«Può darsi, ma almeno si saprà da che parte stiamo noi e da che parte loro».

Scusi, da che parte dovremmo stare noi? Ci spieghi perché adesso dobbiamo stare dalla parte della Russia?
«Noi dobbiamo stare dalla parte dei nostri interessi nazionali come fanno gli altri Paesi, ma abbiamo un atout che gli altri non hanno, cioè possiamo parlare in amicizia con tutte le parti in causa sia in Libia sia in Medio Oriente. Noi come Italia possiamo avere un ruolo di mediazione nei conflitti. In ogni caso dobbiamo farci sentire ai tavoli delle potenze che hanno in mano le sorti di un Paese a poche miglia dalle coste italiane. In Libia abbiamo interessi di primaria grandezza, energetici, migratori, ma anche rapporti politici e di amicizia di lunghissima durata».

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