Così Di Maio nasconde le crisi aziendali

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-06-08

144 tavoli aperti alla nascita del governo gialloverde, che ora non fornisce più dati. Ma le crisi sono arrivate a 158 e coinvolgono 300mila lavoratori

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A un mese dalla nascita del governo Lega-M5S erano 144 i tavoli di crisi aziendali aperti al Ministero dello Sviluppo Economico. «Riguardano il futuro di quasi 190.000 lavoratori», spiegò Di Maio. Da allora non c’è stato nessun altro consuntivo. Il Messaggero ha contattato il Mise per un aggiornamento ma non lo ha ottenuto. I sindacati però dicono che oggi le crisi sono arrivate a 158 e coinvolgono 300mila lavoratori, compresi i settantamila degli indotti.

Del totale circa il 35% (oltre centomila lavoratori, quindi) rischiano seriamente di perdere il posto di lavoro una volta che è terminato il periodo coperto dagli ammortizzatori sociali. Ma il ministro è piuttosto impegnato (a fare altro) e quindi manda il suo capo di gabinetto:

I tavoli aperti attualmente al Mise – secondo i dati sindacali perché il ministero non li fornisce – sono 158 e coinvolgono circa trecentomila lavoratori compreso l’indotto. Ieri, travolto dalle polemiche, il mise ha pubblicato il calendario delle prossime riunioni: ce ne saranno otto tra il 12 giugno e il 3 luglio. In verità non possiamo dire che le riunioni non si siano tenute fino ad adesso. Solo tra maggio e questa prima settimana di giugno saranno stati una quindicina gli incontri al ministero sulle varie vertenze aperte. Quasi tutti però presieduti dal vice capo di gabinetto Giorgio Sorial che guida la “struttura per le crisi d’impresa”.

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Le crisi aziendali su cui Di Maio ha apposto il suo marchio-competenza-qualità (La Repubblica, 3 giugno 2019)

DiMaio, che dovrebbe essere il capotavola, salvo casi eccezionali non si è visto. Prima la campagna elettorale, poi gli scontri durissimi con Salvini della vigilia del 26 maggio, quindi la depressione post elettorale e successivamente la fatica della ricucitura per poter sopravvivere nel tandem con il capo leghista, il ministro pentastellato si è tenuto a debita distanza dall’ impegnare il cervello per tentare di risolvere i fatti che toccano il corpo vivo delle persone: il loro posto di lavoro.

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